“IL PORNO OGGI? PERICOLOSO E TI AVVELENA” – VANESSA PARADIS PARLA DEL RUOLO NEL FILM “UN COLTELLO NEL CUORE” IN CUI INTERPRETA UNA PRODUTTRICE DI FILM HARD GAY DEGLI ANNI '70 – “IL PORNO DI QUEGLI ANNI ERA PIÙ NAÏF, PIÙ GENTILE: PUOI TROVARCI MALINCONIA, AMORE, DOLCEZZA. LA GENTE VERRÀ AL CINEMA PER VEDERE QUALCHE SCENA DI SESSO, MA CI TROVERÀ QUALCOSA DI PIÙ PROFONDO...”
Anna Maria Speroni per "www.iodonna.it"
Il suo monologo finale in La ragazza sul ponte è diventato di culto: pare sia il più scelto tra le giovani aspiranti attrici, che lo usano per mettersi alla prova e lo postano in rete. Era il 1999 quando il film di Patrice Leconte uscì: Vanessa Paradis era fidanzata da un anno con Johnny Depp, la loro prima figlia Lily-Rose stava per nascere e l’amore trionfava, assieme alla leggenda del divo americano attratto dagli eccessi salvato dalla ex lolita francese.
In realtà, Vanessa Paradis-Lolita è un po’ un’invenzione («Quante volte non ho aperto i giornali con me in copertina per non rovinarmi la giornata…» ); anzi, a dispetto del corpo minuto, l’attrice-cantante ha dimostrato di essere bella tosta: ricca, famosa e desiderata a 15 anni appena (cantava Joe le Taxi, ai primi posti nelle classifiche di mezza Europa), non ha perso la testa; ha ben gestito la lunga relazione con il non facile Depp;
lo ha guardato andarsene dopo il loro amore immenso con una finta bionda più giovane (Amber Heard), ha retto alla separazione e alle lacrime, non è caduta nel tranello dei rimpianti per il tempo sprecato («Sono stata fortunata a incontrare Johnny, ho passato anni bellissimi con lui. Siamo stati felici, e questo non lo dimenticherò mai»). Ha persino difeso pubblicamente l’ex compagno dalle accuse di maltrattamenti della neo-moglie diventata ex dopo neppure due anni di matrimonio.
vanessa paradis e samuel benchetrit
E, dopo sei anni, ha voltato pagina: il 30 giugno Vanessa si è sposata per la prima volta con Samuel Benchetrit, scrittore, attore, regista, sceneggiatore, alcuni giorni prima della data annunciata per depistare i paparazzi (l’attenzione dei francesi era concentrata su Francia-Argentina ai mondiali di calcio). Cerimonia semplice a Saint-Siméon, il paese della sua famiglia a pochi chilometri da Parigi.
Energia positiva anche nel lavoro: in autunno uscirà il nuovo album e qualche settimana fa, in Francia, è uscito il suo ultimo film, 'Un coltello nel cuore' del francese Yann Gonzales, thriller (non riuscitissimo) in cui è una produttrice di film porno gay degli anni Settanta. «Più che un thriller, una storia romantica sulla ricerca dell’amore».
Però ci sono alcuni omicidi e un assassino.
Ma anche molta poesia e sentimento: non solo tra me e la mia compagna, che nel film mi ha lasciato; anche per gli amici per esempio, o per quegli affetti che a volte diventano famiglia. Ci saranno persone che andranno a vedere Un coltello nel cuore per cercare del sesso e invece troveranno qualcosa di diverso, di più profondo.
Per esempio la passione che lega ancora lei e la sua fidanzata. Perché una storia finisce, nonostante ci sia ancora amore?
Oddio, chi può dirlo? Io no di sicuro, fose bisognerebbe chiedere a un terapista! Credo ci siano milioni di risposte possibili…
Il ruolo di una produttrice di film porno gay non capita tutti i giorni e può essere rischioso: quanto ci ha pensato prima di accettare?
Poco. Io e Yann ci siamo incontrati in un ristorante, un po’ in imbarazzo e silenzosi all’inizio dato che siamo tutti e due molto timidi.
Lui mi ha dato la sceneggiatura, l’ho letta la sera stessa su un volo per Los Angeles e dodici ore dopo gli ho scritto una mail per dirgli che mi ero innamorata del progetto.
Addirittura. Di cosa, soprattutto?
Mi piace guardare i thriller. Mi piace la suspense che riescono a creare. Ma quello che mi ha attratto di più è stata la tenerezza con cui sono raccontati i personaggi del film.
L’ambiente descritto, comunque, è quello dei porno. Li guarda?
No.
Non li ha guardati neanche per prepararsi?
No! Yann non me l’ha chiesto e io non ho avuto la curiosità.
Qualche imbarazzo per le scene più spinte?
No, ero imbarazzata dall’imbarazzo che creavo agli attori: è piuttosto umiliante essere l’unica persona nuda (per fortuna non ero io) in mezzo a un sacco di gente vestita…
Il suo personaggio prende spunto da una produttrice vera degli anni Settanta. L’ha incontrata?
No, ho solo visto una foto. Non mi interessava, non mi apparteneva. Comunque doveva essere una donna non facile.
Aveva un ruolo importante in un settore molto maschile, e anche molto discusso.
Il porno attuale è pericoloso. È ovunque e ti avvelena. Quello degli anni Settanta era più naïf, più gentile: puoi trovarci malinconia, amore, dolcezza.
A chi si è ispirata per il look biondo platino del film?
A Blondie! Anche per il trucco. Grande musicista e grande attrice, basta guardare certi suoi video. Amo gli anni Settanta. La musica di quel periodo è quella che ascolto di più e che più mi ha influenzato.
L’ha influenzata anche nel nuovo album?
Un po’ sì: certi arrangiamenti, l’uso dei violini, degli ottoni, dei cori…
Ha scritto lei le dieci canzoni?
Sì, e anche Samuel Benchetrit (suo neomarito, ndr) e gli artisti Adrien Gallo e Fabio Viscogliosi.
Perché l’ha registrato in California?
Ci passo gran parte del tempo, dato che i miei figli si trovano bene là. Il produttore è inglese, Paul Butler. Avevamo lavorato insieme tempo fa e ci siamo reincontrati per caso: si era appena trasferito sulla West Coast, dopo tanti anni passati sull’isola di White. Così è cominciata.
Come definirebbe il disco?
Pop, se proprio vuole una definizione.
Anche l’ambiente discografico è molto maschile. Lei ha iniziato a 8 anni: si è mai sentita discriminata, o sfruttata?
No. Sono stata fortunata, abbastanza nella vita e molto nel lavoro. Ho incontrato esseri umani che mi hanno trattato per quel che valevo come persona. I pregiudizi con cui ho avuto a che fare non erano in base al genere ma all’idea che le persone avevano di me: c’è sempre qualcuno che pensa di conoscerti perché ti ha visto una volta in tv.
Ma non importa, è davvero uno svantaggio piccolo quando hai una vita e un lavoro meravigliosi.
Ha la stessa passione sia per la musica che per il cinema?
Non del tutto. La musica per me è ossigeno, del cinema posso fare a meno. Oddio, non voglio vivere senza, ma potrei.
Sua figlia Lily-Rose ha solo 19 anni e una carriera già avviata nel cinema e nella moda. Sembra forte e sicura di sé. È contenta di lei?
Sì, è meravigliosa. Sta imparando in fretta, è brillante e ha un grande cuore: ama la vita, e quando ami la vita ami la gente e sei generosa. Sta vivendo una giovinezza fortunata, anche se un po’ diversa dalla mia.
Ho preferito iscrivere lei e mio figlio John in un istituto privato negli Stati Uniti: in Francia l’impostazione scolastica è piuttosto rigida, là si incoraggiano i ragazzi a sviluppare la personalità e si dà loro fiducia in modo che credano in se stessi. Questo ha aiutato Lily, penso. Sta prendendo il meglio delle due culture.
E lei? Come si trova tra Parigi e Los Angeles?
Be’, è davvero un viaggio lungo per una pendolare! Los Angeles fa parte della vita dei miei figli, e quel che rende felici loro rende felice me. Sono posti bellissimi, e se devo lavorare sono molto concentrata perché non ho distrazioni. Invece a Parigi… I miei amici sono tutti lì.
Mi piace la quotidianità, camminare per le strade, sedermi nei caffè. La Francia è il mio dna, Parigi è il mio dna: il mio cuore.
JOHNNY DEPP E VANESSA PARADISJOHNNY DEPP E VANESSA PARADISJOHNNY DEPP E VANESSA PARADISJOHNNY DEPP E VANESSA PARADISJOHNNY DEPP E VANESSA PARADISJOHNNY DEPP E VANESSA PARADIS