“CI VOGLIONO DIECI OPERAI, UN PO’ DI MOVIMENTO. LI FACCIAMO LAVORARE, SPORCARE, FARE” – LE INTERCETTAZIONI CHE HANNO PORTATO IN CARCERE MARCO SAVIO, IL 59ENNE FRATELLO DEL MAGISTRATO DELLA DIREZIONE NAZIONALE ANTIMAFIA PAOLO SAVIO: L’UOMO, AGENTE MONOMANDATARIO DI BANCA PROGETTO, PER I GIP ERA L’ANELLO DI CONGIUNZIONE TRA “L’ISTITUTO FINANZIARIO E UNA MANICA DI FACCENDIERI PREGIUDICATI” – PER AVERE I SOLDI SI METTEVANO IN PIEDI SOCIETÀ FINTE E SI EMETTEVANO FATTURE FALSE CHE HANNO PERMESSO ALL’ORGANIZZAZIONE DI INCASSARE OLTRE VENTI MILIONI DI FONDI GARANTITI DAL MEDIOCREDITO CENTRALE…
Estratto dell’articolo di Sandro De Riccardis per "la Repubblica"
Truffa milionaria sui finanziamenti statali
Bisognava creare «un po’ di movimento». Portare gli operai, «una decina, così li facciamo lavorare, sporcare, fare, brigare...». C’erano le operazioni di finanza creativa, ma anche la «messinscena per ingannare i verificatori» delle banche che dovevano dare l’ok ai finanziamenti. Società finte, fatture false, scatole vuote che hanno permesso all’organizzazione di professionisti e faccendieri di incassare in pochi anni oltre venti milioni di fondi garantiti dal Mediocredito centrale.
Una truffa che ha impegnato due procure, Monza e Brescia, e che vede tra gli arrestati Marco Savio, 59 anni, fratello del magistrato della Direzione nazionale antimafia Paolo Savio, completamente estraneo all’indagine.
Marco Savio è agente monomandatario di Banca Progetto, l’istituto posto due settimane fa in amministrazione giudiziaria dalla procura di Milano in un’altra inchiesta sui prestiti a società vicine alla ‘ndrangheta. Ed è destinatario di una misura ai domiciliari del gip di Brescia, Mauro Liberti, e di un’altra in carcere del gip di Monza, Marco Formentin. Che definisce Savio «la “faccia pulita” dell’associazione, titolare di una avviata agenzia che colloca prodotti finanziari per conto di Banca Progetto», e «catena di congiunzione (o meglio testa d’ariete) tra la manica di faccendieri pregiudicati che gravita intorno a Ernesto Cipolla», finito in carcere, e la banca «per cui cura parte dell’istruttoria delle pratiche di finanziamento».
Paolo Fiorentino Banca Progetto
L’istituto bancario «è stato indotto in errore sul rating creditizio delle aziende — scrive il gip — e sulla conseguente possibilità di adempimento dei prestiti », e si dichiara «parte lesa».
[…] La Gdf di Como ha così eseguito nell’inchiesta della procura di Monza, guidata dal procuratore Claudio Gittardi, un sequestro di quasi 14 milioni con 19 misure cautelari (7 in carcere, 7 ai domiciliari, 5 obblighi di firma) per truffa ai danni dello Stato. I colleghi della Gdf di Brescia, coordinati dal procuratore Francesco Prete, quasi 7 milioni con tre arresti.
«Le pezze per uscire i soldi ci sono?» chiede un arrestato. «Ci sono — risponde Cipolla — Diciamo che ci inventiamo quattro, cinque fornitori e andiamo…». Anche Marco Savio, che avrebbe avuto interessi economici nelle società a cui faceva arrivare i fondi, «non pare turbato dal procedimento a suo carico — scrive il gip — rivelatogli dalla donna delle pulizie del suo studio, che l’ha appreso dalla Gdf» intervenuta per mettere le cimici.
Per dare agli ispettori una parvenza di attività economica, il gruppo affittava capannoni vuoti, tinteggiava le pareti, appiccicava targhe ai cancelli. E arruolava falsi operai. Un «cinema», dice un indagato. «La pratica la facciamo — dice Marco Savio alla segretaria prima di un’ispezione — L’importante è che tu vada a verificare che sia tutto… dieci operai, un po’ di movimento… Così li facciamo lavorare, sporcare, fare, brigare… Quindi quando esci vai a fare la verifica». «Tu non ci sarai?», chiede la donna. «Cosa vengo a fare? È la pratica più bella del mondo!».
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