SE N’È ITO – SI È DIMESSO IL CAPO DEL PRESTIGIOSISSIMO MEDIA LAB DEL MIT, JOI ITO, COLPEVOLE DI AVER ACCETTATO DONAZIONI DEL PORCONE JEFFREY EPSTEIN – IN REALTÀ LUI VOLEVA RESISTERE: “L’HO FATTO PER RACCOGLIERE SOLDI PER IL LABORATORIO” (E ANCHE PER IL SUO FONDO DI VENTURE CAPITAL), POI PERÒ NON HA RETTO ALL’ONDATA DI INDIGNAZIONE. ANCHE PERCHÉ SAPEVA BENISSIMO CHI ERA EPSTEIN, AL PUNTO CHE LO CHIAMAVA VOLDEMORT… – VIDEO
Via lo scienziato che prendeva soldi da Epstein
Riccardo Luna per “la Repubblica”
Il grande circo dell' innovazione per un po' chiude i battenti. Bancarotta morale, come l' ha definita subito l' arcinemico Evgeny Morozov. Il maghetto che lo dirigeva - Joi Ito, 53 anni, giapponese, dal 2011 a capo della più visionaria istituzione accademica del mondo, il MediaLab del Mit di Cambridge - è stato sgamato. Erano balle quelle che diceva dai palchi delle conferenze dove era richiestissimo quando c' era da parlare di futuro. Sentiamo Joi, diceva il presentatore.
Gli applausi erano scontati. Era bravo a raccontare storie sulle meraviglie della tecnologia. Cambiare il mondo per renderlo migliore. Dicono sempre così. E di solito è vero, ma stavolta no. Erano balle per intascare i soldi di un pedofilo. Un pedofilo molto ricco e molto connesso con presidenti, magnati e re che oggi fanno a gara per dire che no, mica lo conoscevano questo Jeffrey Epstein, trovato morto in un carcere di Manhattan il 10 agosto scorso. Suicidio, si è detto.
Doveva finire lì questa brutta storia e invece i guai sono iniziati quel giorno.
JEFFREY EPSTEIN E ALAN DERSHOWITZ
Le dimissioni di Joi Ito sono arrivate via email alle 15 e 03 ora di Boston del 7 settembre. Oggetto: I have resigned, mi sono dimesso. Una email inviata a tutti i "medialabbers", una straordinaria comunità di ricercatori che formano una repubblica indipendente dell' istituto di tecnologia del Massachusetts. Ancora l' altro ieri Joi Ito era intenzionato a resistere.
Davanti a circa duecento studenti convocati per la festa di apertura dell' anno accademico, aveva parlato di «restorative justice», un sistema previsto negli Stati Uniti, grazie al quale il colpevole di un crimine si riconcilia con la comunità che rappresenta. Ho tradito la vostra fiducia, aveva detto fino allo sfinimento, ma l' ho fatto per raccogliere soldi per il laboratorio (ma anche un milione e 200 mila dollari per il suo personale fondo di venture capital). Gli studenti lo avevano ascoltato in silenzio, molti sembravano propensi a sostenere il loro direttore.
joi ito 1JEFFREY EPSTEIN ESCE DALLA SUA CASA DI MANHATTAN CON UNA RAGAZZA BIONDA
Chi era Joi Ito prima che il fondatore del MediaLab Nicholas Negroponte lo scegliesse come suo successore nel 2011 spiazzando tutti? Un brillante investitore in startup (Twitter, Flickr e Kickstarter); il responsabile di un prestigioso sistema per gestire il diritto d' autore in rete (creative commons); e soprattutto «uno con una lista di amici potenti così lunga da fare sembrare gli altri degli eremiti», per dirla con il fondatore di LinkedIn Reid Hoffman. Ma anche uno che non si era mai laureato: nel grande circo dell' innovazione, il vero genio non ne ha bisogno. Ito forse non era un genio ma godeva di una stima vastissima.
A farlo cadere è stata la clamorosa inchiesta del New Yorker del 6 settembre (firmata da Ronan Farrow, figlio dell' attrice Mia Farrow, e vincitore del Pulitzer 2018 per l' inchiesta che portò alla defenestrazione del produttore di Hollywood Harvey Weinstein). Il settimanale documenta - con moltissime email - la montagna di bugie di Ito. Intanto: i rapporti con Epstein erano molto più frequenti e intensi di quanto ammesso finora. E sebbene il finanziere fosse stato inserito nella lista dei benefattori sgraditi, "disqualified" dal Mit (per via di una condanna per istigazione alla prostituzione minorile del 2008), Ito ha continuato a ricevere donazioni facendole risultare come anonime. In tutto di 7 milioni e mezzo di dollari.
Il punto è che Ito sapeva chi era Epstein e sapeva che non avrebbe dovuto fare affari con lui: lo sapeva al punto che con i suoi collaboratori lo chiamava Voldemort, «colui che non deve essere nominato». Il cattivo di Harry Potter. Nella sua agenda digitale, che è pubblica, gli appuntamenti con Epstein erano indicati solo con le iniziali del finanziere, JE; e quando faceva visita al MediaLab l' ordine era di scrivere "visita Vip". Eppure già nel 2013 il professor Ethan Zuckerman glielo aveva detto: lascia stare Epstein, è una brutta persona. E Ito gli aveva risposto: lo conosco bene, è affascinante, lo vuoi incontrare?
Ora è uscito tutto. Nella email inviata ai "medialabbers" Ito scrive: «Dopo averci pensato bene ho deciso di dimettermi». Qualcuno in rete ha iniziato a rilanciare un suo vecchio tweet. Risale al 13 marzo 2008. C' è scritto: «Nota per me stesso: non accettare mai soldi dagli stronzi (assholes) ».
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