IL GENIO DEL MALE - JOSEPH GOEBBELS, CAPO DELLA PROPAGANDA NAZISTA, E’ STATO IL PRIMO ‘SPIN DOCTOR’ MODERNO - SUA L’IDEA DI APPELLARSI ALLA FANTASIA E AL CUORE DEL PUBBLICO PER VEICOLARE OGNI GENERE DI MENZOGNA, SUA L'IDEA DI USARE LA PEDOFILIA COME ARMA
Giulio Meotti per “Il Foglio”
Ai suoi comizi arrivava puntualmente in ritardo: “Aumenta la tensione, così mi ascoltano di più”. E a chi lo rimproverava perché ci andava in taxi, Joseph Goebbels rispondeva: “Lei non ha la minima idea di che cosa sia la propaganda. Avrei dovuto arrivare con due taxi: uno per me, l’altro per la mia borsa”.
Durante una manifestazione, prima di presentare Hitler al pubblico festante, si era accorto che il sole stava per farsi strada fra le nubi. Regolò così la lunghezza del proprio discorso in modo che la “luce di Dio” inondasse Hitler nel momento in cui saliva sul podio. La sera stessa, al Club degli artisti, si vantò con un gruppo di registi di essersi “servito del sole”.
Fu un genio moderno, il “dottor Goebbels”, che di sé diceva di considerarsi “l’uomo meglio e più informato del mondo”. Alasdair MacIntyre, filosofo morale scozzese, già professore di Filosofia a Boston e in altre università americane, lo ha definito “il più abile psicologo di tutti i tempi”. Fu il primo comunicatore moderno. Il più grande pubblicitario mai esistito. E’ di Goebbels la massima secondo cui “una menzogna ripetuta all’infinito diventa la verità”.
biografia goebbels di peter longerich
Sua l’idea di un appello al cuore, nell’interesse della menzogna, per poter manipolare l’opinione pubblica. “L’arte della propaganda”, diceva, “consiste precisamente nella capacità di sollecitare la fantasia del pubblico con un appello ai sentimenti, nel trovare la forma psicologicamente appropriata che attirerà l’attenzione e toccherà il cuore delle masse della nazione”.
Di Goebbels l’idea di far firmare l’armistizio con la Francia, nel 1940, nella foresta di Compiègne, sullo stesso vagone ferroviario su cui nel 1918 i tedeschi avevano firmato la propria resa. Di Goebbels l’idea di pubblicare un articolo sull’invasione della Gran Bretagna, passarlo ai giornalisti stranieri per poi farlo ritirare dalle edicole come se fosse stato sequestrato.
biografia goebbels di peter longerich
Di Goebbels l’idea di distribuire ai giornali tedeschi gli oroscopi firmati Nostradamus, in cui si prevedevano per i nemici sconfitte, lutti e catastrofi. Adesso una biografia del maggiore storico del nazismo, Peter Longerich, mille pagine pubblicate da Random House, racconta come mai prima Goebbels nella sua interezza. Longerich rifiuta il ritratto convenzionale del ministro della Cultura e della Propaganda come di un opportunista cinico.
Colpito a quattro anni dalla polio e sottoposto ancora bambino a un intervento chirurgico che lo lascerà claudicante (“il diavolo zoppo”), Goebbels aveva il fisico del ruolo. Era gracile, esile, con una grossa testa e un volto scavato, una voce bellissima, una vasta cultura e un sarcasmo sempre a portata di mano. La gente accorreva a sentirlo, e lui riusciva a infondere nel pubblico sentimenti diversi tra loro, come la commozione, l’odio, l’entusiasmo.
biografia goebbels di peter longerich
Sul palco trascinava persino i militanti nazisti sanguinanti per via degli scontri di strada con comunisti e socialdemocratici. Era follemente attratto da Hitler, al punto da dare a ciascuno dei sei figli un nome con la lettera “h” iniziale: Helga, Hildegard, Helmut, Holdine, Hedwig e Heidrun.
Quasi tutti i principali funzionari del regime nazista fuggirono dalla capitale mentre le truppe sovietiche avanzavano, e anche i vertici cercarono di salvare le loro vite mentre il Terzo Reich crollava. Heinrich Himmler, sperando di passare inosservato tra i milioni di soldati sconfitti della Wehrmacht, venne catturato e identificato. Hermann Göring e Albert Speer si arresero agli Alleati. Goebbels fu l’unico membro del cerchio più intimo di Hitler a resistere nel bunker e l’unico che trascinò tutta la sua famiglia verso la morte.
biografia goebbels di peter longerich
Estese il proprio dominio anche sulla letteratura, bruciando in piazza i libri proibiti ed espropriando le case editrici. Ma scriveva come un ossesso, Goebbels. Fra il 1924, quando si affacciò alla vita politica, e il 1945, quando volle morire a Berlino ormai spacciata sotto l’incalzare dell’Armata Rossa, tenne un diario furente e sferzante di migliaia di pagine. Di notte, dettava per ore allo stenografo un ritratto di se stesso, destinato ai posteri. E non mancava di annotare, poiché si pesava prima e dopo, di quanto era calato al termine di un discorso importante.
Dopo appena qualche anno di scuola, il piccolo Goebbels passava gran parte del tempo divorando libri confusamente. Nella natia Rheydt, una città della Renania, era il primo della classe. I genitori, cattolicissimi, volevano farne un sacerdote, ed egli non era contrario. In seguito pensò di diventare maestro, infine riuscì a laurearsi in Filosofia. Scriveva romanzi, drammi, articoli. Li mandava agli editori e ai giornali, ma gli venivano restituiti. Senza la politica forse sarebbe diventato uno scrittore.
joseph goebbels con moglie e figli
Fu sempre ingordo di onori, di potenza, di denaro, di donne. Seppe valersi per questo di ogni mezzo: il libro e il cinema, la radio e la musica, la stampa e il turismo. Riuscì a conquistare scrittori, filosofi, scienziati, intellettuali. “E’ bello esercitare il potere con i fucili, ma meraviglioso è conquistare il potere sui cuori e sui cervelli”, diceva.
Il trionfo di Goebbels sul piano dell’organizzazione coincise con l’ascesa prima a ministro della Cultura e Propaganda e poi con la creazione della Camera della cultura del Reich, l’organismo che doveva irreggimentare tutte le attività culturali e connesse, sino agli strilloni dei giornali e ai venditori di cartoline illustrate. Sempre sua l’idea di mettere all’indice illuminati spiriti della cultura moderna, da Adorno a Brecht, da Einstein a Freud, da Hemingway a Kafka, ai fratelli Mann.
Diede molta importanza al cinema. Fece produrre uno spezzone in 3D: era il 1936, molto prima che Hollywood lanciasse quella tecnica. Ma fu geniale soprattutto nel comprendere come i film politici alla Leni Riefenstahl fossero a malapena tollerati dal pubblico, che preferiva la commedia o il dramma storico. E allora iniziò una produzione hollywoodiana, in cui i contenuti fondamentali dell’etica nazista venivano diluiti nei facili luoghi comuni.
Goebbels sostenne fra l’altro una letteratura d’evasione “per le donne sole in casa e per i soldati al fronte”. Longerich lo descrive come “uno scrittore frustrato e un giornalista occasionale, con un dottorato in letteratura, dal carattere lunatico”. Vanitoso, possedeva cento paia di scarpe, decine di apparecchi per il sole artificiale, collezioni preziose in ogni camera dei suoi appartamenti. Scrisse persino un feroce attacco contro le grasse, disadorne mogli dei Gauleiter provinciali, invitandole al lusso per incrementare l’industria tedesca dell’abbigliamento, dei cosmetici, dei profumi.
Frequentava i teatri di prosa, controllava le sceneggiature, consigliava soggetti e suggeriva modi e temi d’espressione. Era ossessionato dalla “questione ebraica”. Fin dall’inizio vide gli ebrei, sia in patria sia all’estero, come una fonte di disgrazie per la Germania. Nel marzo 1942 scriveva: “Non ci deve essere sentimentalismo su questo”.
Sulla distruzione degli ebrei. Fu lui a ispirare, con i discorsi alla radio, le prime campagne e le violenze antisemite culminate nel 1938 nel pogrom della “Notte dei cristalli”. C’è persino chi ha indicato in Goebbels il padre delle moderne campagne salutiste, con la guerra al fumo nei luoghi di lavoro e negli uffici governativi, negli ospedali e sui treni e autobus delle città che fecero del nazismo uno stato all’avanguardia nella prevenzione delle malattie (sebbene il dottore non sia mai riuscito a rinunciare al tabacco).
E’ ancora di Goebbels l’idea di usare la pedofilia come arma, ampliata ad arte per creare “un panico morale”, per screditare la chiesa cattolica. Fu un gesuita tedesco, Walter Mariaux, a pubblicare le istruzioni che Goebbels inviò pochi giorni dopo la pubblicazione dell’enciclica di Pio XI “Mit brennender Sorge” (“Con viva preoccupazione”) con cui il Papa condannava l’ideologia nazista, alla Gestapo e soprattutto ai giornalisti invitati a “riscoprire i casi giudicati nel 1936 e anche episodi più antichi, riproponendoli costantemente all’opinione pubblica”.
Di Goebbels il grande rogo di libri che avrebbe anticipato quelli islamisti decenni più tardi. “Contro la lotta di classe e il materialismo! Per l’unità del popolo e una concezione idealista della vita! Getto alle fiamme gli scritti di Marx e Kautsky”. E poi: “Contro il tradimento letterario nei confronti dei soldati della Grande guerra! Per l’educazione del popolo in uno spirito sano! Getto alle fiamme gli scritti di Erich Maria Remarque”. E ancora: “Contro la sopravvalutazione della vita sessuale, corruttrice degli spiriti! Per la mobilitazione dell’animo umano! Getto alle fiamme gli scritti di Sigmund Freud”.
LIBRO DI ANNA KANAKIS L AMANTE DI GOEBBELS jpeg
Le vittime di Goebbels furono tante e illustri, da Heinrich e Thomas Mann a Stefan Zweig, da Lion Feuchtwanger a Werner Hegemann e Emil Ludwig. Il 10 maggio 1933, sull’Opernplatz di Berlino, oggi Bebelplatz, furono bruciati 18 mila libri. Opere classiche e moderne, frutto di ricerca e di fantasia, furono annientate. I loro autori furono additati alla pubblica esecrazione e le biblioteche, in dieci giorni, furono ripulite di più di tremila titoli.
Mentre Goebbels parlava, giovani gettavano in un enorme falò libri e riviste prelevate dalla vicina Università Humboldt, una culla della cultura tedesca.
Fu di Goebbels la decisione di “vendere” all’opinione pubblica tedesca l’eutanasia di massa di decine di migliaia di malati e disabili tramite un film, “Ich klage an” (“Io accuso”). La storia è tutta avvolta nel privato, non compaiono mai gerarchi o segni nazisti. Hanna è una giovane donna appassionata che scopre di essere affetta da sclerosi multipla. Quello che più la tormenta è il pensiero che Thomas, marito e medico, conserverà di lei. Il film, diretto da Wolfgang Liebeneiner e prodotto in collaborazione con il ministero della Propaganda, è girato completamente in interni e si basa sui rapporti di amore, amicizia, fedeltà, devozione, onore, nella piccola comunità di amici e parenti che ruota intorno alla protagonista.
Hanna prega l’amico Bernhard, anche lui medico, di aiutarla a morire, ma la risposta è negativa. Il marito, invece, dopo aver cercato nel suo laboratorio una cura per guarirla, acconsentirà a somministrarle la morfina, stringendola tra le braccia fino all’arrivo della fine. Quando Bernhard lo saprà, griderà in faccia all’amico: “L’aveva chiesto anche a me, ma non l’ho fatto, perché l’amavo!” e il marito ribatterà: “Io l’ho fatto perché l’amavo di più”.
Hitler cancella dalla foto il non piu fidato Goebbels
Goebbels capì che l’eutanasia andava presentata come un “caso di coscienza” di chi uccide un paziente inguaribile per non farlo soffrire. L’annientamento scientifico inteso come “atto di pietà”. E fu lo stesso Goebbels a presentare nel 1939 il ricorso all’eutanasia nei confronti dei “malati cronici” come “un atto di umanità”. L’ultima parte del film, Joseph Goebbels chiese che si svolgesse in un’aula di giustizia come coronamento di un dibattito perfettamente attuale. Come lo fu sempre il dottore claudicante. Compreso il sestuplice infanticidio finale