“SIAMO ESAUSTI. ORMAI UNA PERSONA OGNI 30-40 È POSITIVA. DI QUESTI IL 70-75 È ASINTOMATICO.” – L’ALLARME DEI MEDICI DI FAMIGLIA: “ABBIAMO UN AUMENTO DI 500 VOLTE DELLE RICHIESTE DI CONTATTO. MA QUELLO CHE CI RENDE IL LAVORO COMPLICATO È LA BUROCRAZIA. NON C'È UN CALL CENTER PER AVERE INFORMAZIONI E LE PERSONE SI RIVOLGONO A NOI” - LE RISORSE PER FAR FRONTE AL SOVRACCARICO DI LAVORO SONO INSUFFICIENTI E I MEDICI SONO POCHI, NON RIUSCENDO A GESTIRE IL FLUSSO DI POSITIVITÀ NEL PERIODO FESTIVO: “E NON DIMENTICHIAMO CHE LE ALTRE MALATTIE NON SONO ANDATE IN VACANZA…”
Graziella Melina per "il Messaggero"
La signora anziana che ha bisogno di una prescrizione per una radiografia al ginocchio inizia a chiamare di prima mattina. Ma il telefono è già occupato. La mamma quarantenne che vorrebbe fare il solito controllo si affida a whatsapp. Anche lei però, alla fine, dovrà pazientare un bel po', perché i medici sono pochi, mentre invece continuano ad aumentare senza sosta i pazienti positivi che cercano il medico di famiglia anche solo per sapere dove fare un tampone.
«Siamo esausti, siamo sfiniti - ripete quasi sconsolato Claudio Cricelli, presidente della Società italiana di medicina generale e delle cure primarie - abbiamo un aumento di 500 volte delle richieste di contatto. Ci chiamano per lo più per avere informazioni, ci chiedono dove ci si vaccina, come ci si comporta se si è positivi. Ormai - ricorda Cricelli - una persona ogni 30-40 è positiva. Sappiamo bene che di questi il 70-75 è asintomatico, gli altri hanno bisogno delle terapie con antivirali. E poi dobbiamo continuare a seguire le persone con cronicità».
TELEFONI OCCUPATI
Riuscire a rispondere pure al telefono, è spesso impossibile. «È chiaro che il tempo che rimane per occuparsi delle persone è estremamente ridotto - ammette Cricelli - e con grande fatica riusciamo a curarli tutti. L'altro ieri, un mio collega a Brescia ha fatto 31 tamponi e 28 sono risultati positivi. Ha cioè dedicato circa tre ore solo per questi test. Ma quello che poi ci rende il lavoro complicato è la burocrazia. Non c'è un call center per avere informazioni e le persone si rivolgono a noi».
Le risorse per far fronte al sovraccarico di lavoro sono insufficienti, e così nemmeno la segretaria, per chi ce l'ha, riesce a passare tutte le telefonate in attesa. «Il servizio sanitario denuncia Cricelli - ha aumentato le terapie intensive, ha assunto nuovi medici, ma nessuna nuova risorsa è stata data per aiutare la medicina generale». Ovunque, riuscire a parlare col proprio medico, è un terno al lotto.
«Nel mio studio a Roma siamo in due racconta Pina Onotri, segretario generale del sindacato medici italiani - L'altro ieri abbiamo ricevuto 150 chiamate, senza considerare quelle che arrivano sul cellulare. Le linee sono sempre intasate. Cerchiamo di rispondere a tutti. Ma 14 ore di lavoro al giorno, compresi i festivi, non bastano». E così i pazienti cronici faticano ad avere risposte.
«Ci dobbiamo occupare dei positivi, di quelli che sono venuti in contatto con un contagiato, e poi dobbiamo stare dietro a tutta la burocrazia - precisa Onotri Facciamo le segnalazioni ai servizi di igiene e sanità pubblica, poi pensiamo alla prescrizione dei tamponi, dei certificati di fine isolamento. Ma il carico di lavoro dovuto ai pazienti positivi si va ad aggiungere a quello che facciamo nella normalità».
Intanto continuano ad accumularsi i controlli e le visite specialistiche saltate. «Ora è difficile recuperarle - ammette Onotri - Non dimentichiamo che le altre malattie non sono andate in vacanza. I cardiopatici, i diabetici, i malati oncologici gravi hanno bisogno di cura e assistenza».
Anche in Campania la situazione è difficile. «Ricevo circa 200 telefonate al giorno - racconta Silvestro Scotti, segretario nazionale della Fimmg (la Federazione italiana dei medici di medicina generale) - Il numero dei contagiati è enorme. L'impatto in questo momento è soprattutto nei soggetti tra i 10 e i 30 anni con coinvolgimento del nucleo familiare. Se nelle altre ondate qualche famiglia conteneva l'infezione al solo contagiato, adesso nel giro di tre giorni si infettano tutti».
«PROCEDURE COMPLESSE»
E non si tratta solo di asintomatici. «Una mia paziente, vaccinata ma immunodepressa, è stata contagiata dai due figli no vax ed è finita in ospedale. Io intanto rispondo al telefono anche durante i giorni in cui i servizi dei dipartimenti di prevenzione sono chiusi denuncia Scotti Lì non c'è nessuno sabato, domenica e festivi per attivare le prenotazioni previste per i tamponi. E i pazienti si rivolgono sempre a noi. Attiviamo la procedura, quella assistenziale, per le terapie anticovid, per il tampone.
Se un lavoratore chiede un certificato di malattia - osserva Scotti - il meccanismo è complicato da nuove normative su quarantene e isolamenti, e adesso sull'autosorveglianza. Dobbiamo spiegare tutto noi, e questo allunga i tempi della telefonata. L'altro giorno, per controllare la pressione a un paziente che sembrava avere una crisi ipertensiva ho impiegato 20 minuti, perché ero interrotto dalle telefonate. Il carico di lavoro è davvero insostenibile».