
L’ESTATE DEL 1997, CON LA MORTE DI LADY DIANA E L’ASSASSINIO DI GIANNI VERSACE, CHIUSE L’EPOCA DELLA LIBERAZIONE E DELLA PROSPERITÀ - DUE MORTI PIENE DI OMBRE, DI SOSPETTI. DAVVERO LA FINE DELLA PRINCIPESSA SI DEVE A UN AUTISTA ALTICCIO E A UNA MERCEDES LOGORA? E COME POTE' CUNANAN, RICERCATO DALLA POLIZIA, RAGGIUNGERE INDISTURBATO MIAMI E SPARARE ALLO STILISTA?
Natalia Aspesi e Vittorio Zucconi per “la Repubblica”
Fu l'estate nella quale la musica finì. Con i due colpi calibro 40 che abbatterono Gianni Versace nel luglio del 1997 davanti alla sua villa di Miami Beach e lo schianto della Mercedes di Lady Diana contro i pilastri del tunnel dell' Alma a Parigi un mese dopo, la sinfonia travolgente del primo Decennio oltre la Guerra Fredda si sarebbe spenta in un singhiozzo.
Gli anni '90 della pace, degli eccessi, della liberazione, della prosperità, dell' Aids, della mondializzazione sarebbero crollati come quel castello di sabbia, seta e porporina che erano. Pochi mesi e pochi anni dopo, l'America sarebbe sprofondata nell' impeachment di Clinton, le torri gemelle della nuova Babilonia si sarebbero disintegrate e la guerra che ancora stiamo combattendo, dalle strade di Londra alle valli del Kandahar, dalle rovine di Mosul ai lager per migranti in Libia, sarebbe cominciata. Un altro millennio, tutta un'altra storia bussava.
CASA CASUARINA DI GIANNI VERSACE
Erano state favole confuse e spesso crudeli, ma favole non di meno, quelle del garzone di sartoria calabrese adottato dall' America e divenuto imperatore del glamour e della principessa infelice troppo donna per fare il mestiere di regina, ma divenute insieme, anche nel semplice ma formidabile parallelismo di un abito indossato, racconti del migliore dei tempi e del peggiore dei tempi, nella cultura popolare, la cultura dominante.
CASA CASUARINA DI GIANNI VERSACE
Le lacrime di Diana consolata da Elton John alla cerimonia funebre in ricordo di Gianni Versace il 22 luglio nel Duomo di Milano avrebbero preceduto di neppure due mesi le lacrime che i due miliardi di telespettatori nel mondo avrebbero sparso per lei, al funerale del 6 settembre.
Come tutti gli avvenimenti e le tragedie che scandiscono il tempo del mondo perché raggiungono qualche cosa di molto più profondo della morte di personaggi famosi, così inevitabilmente anche l'estate del 1997 ha prodotto uno strascico più lungo degli otto metri di taffetà che la principessa si trascinò sull' altare della Cattedrale di San Paolo a Londra. Molti ancora rifiutano la banale, sconfortante verità dell'autista alticcio e della Mercedes troppo usata che provocarono l'incidente mortale nel tunnel dell' Alma.
Doveva essere colpa dei paparazzi, di quegli sciacalli che le celebrità aborrono, non sapendo vivere senza di loro. E neppure vent'anni di tempo e di memorie hanno mai spiegato perché un assassino seriale chiamato Andrew Cunanan, un giovane inseguito dall' Fbi attraverso tutta l'America per l'omicidio di quattro uomini, fosse riuscito ad arrivare indisturbato a Miami Beach. E lì ad attendere che Gianni Versace e il suo compagno Antonio D'Amico tornassero da Parigi per colpire due volte, alla testa e al collo, come in un'esecuzione, la sua vittima alle 8 del mattino, nell'ora dell' ultima frescura prima che il Tropico cominci a mordere.
GIANNI VERSACE DOPO I COLPI DI ANDREW CUNANAN
Neppure alla morte di Cunanan, prostituto già richiestissimo da omosessuali dichiarati o segreti che a sua volta trucidava, trovato dalla polizia di Miami nel letto al secondo piano della casa galleggiante dove si era rifugiato per nove giorni, apparentemente suicida con le stessa arma usata per colpire Versace, tutti credono. Non ci credette mai il documentarista italiano Chico Forti che irritò gli investigatori mostrando le incongruenze delle indagini e ora si trova a scontare un ergastolo negli Usa per un altro delitto scaricato su di lui, mai credibilmente provato in tribunale.
LADY DIANA NEL TUNNEL DELL ALMA
Di credibile, nell'assassinio Versace ci fu l'uragano di sbigottimento e di terrore che investì quella comunità di Miami Beach che lui come mai nessuno prima aveva reso capitale non soltanto della moda, ma del costume. Il popolo di quella striscia di sabbia fra l' Atlantico e le acque interne delle paludi floridane, del quale il mondo aveva potuto sorridere benevolmente e paternalisticamente guardando la riedizione americana del "Vizietto" nel film "Piume di Struzzo" era diventato, grazie a Versace, un "trendsetter" internazionale.
Il mondo delle celebrità, da Oprah Winfrey a Madonna, da Prince a Diana a Sting a Hugh Grant a Elton John che erano stati incantati dallo sguardo della Medusa, griffe dell' universo Versace, guardava nella Casa Casuarina, nella sonnacchiosa mansion degli anni Venti da lui trasformata al costo di 33 milioni di dollari in un' apoteosi molto ironica degli eccessi della più trionfale decadenza, come a una capitale. Come alla "Casa Bianca" degli United State of Style.
LA MERCEDES SU CUI MORI LADY DIANA
Versace aveva inventato Miami, come Diana aveva reinventato la monarchia britannica costringendola a diventare umana nella sua fallibilità e nei suoi ipocriti rituali. I due avevano dato sesso a mondi troppo vecchi per ricordarsene o troppo ipocriti per ammetterlo.
La sfacciataggine della sua creatività, puntata sull' orgoglio dell' eccesso, nella vita, nei colori, nella capacità di sopravvivere anche alla malattia che nel 1993 aveva minacciato di portarlo via con un raro tumore all' orecchio, aveva sciolto la vecchia, stolida Miami dal suo triste destino di terminale ferroviario ed esistenziale per vecchi.
L'aveva liberata dalla condanna a centro di distribuzione della coca colombiana in balia di violenti gangster alla "Scarface" e deposito di esuli cubani per farne un cuore vivo del tempo delle grandi illusioni. E delle grandi paure che l' omosessualità finalmente sciolta dalla propria marginalità aveva esorcizzato anche nella prepotenza di Versace.
LADY DIANA LA SERA DELL INCIDENTE
Si sarebbe offeso, Versace, se avesse potuto vedere lo squallore ripugnante di quella "boathouse", di quella casa galleggiante ancorata lungo la Avenue Collins dove fu trovato il cadavere del suo uccisore, Andrew Cunanan. All' estremo opposto del "versacismo" prepotente e trionfale, quei miserabili vani dove riuscii a entrare pochi giorno dopo il delitto, parlavano di letti fradici, di molle sgangherate e scoperte, di bagni da motel per evasi, di latte di birra vuote, di spazzole per capelli sporche e tende di plastica schizzate di sangue, in un cantico del degrado morale, prima che materiale. Ma l'epilogo era parte necessaria, proprio perché perfettamente contraddittoria, della fiaba.
La sinfonia degli anni '90 era finita nella cacofonia volgare della violenza, ancora incomprensibile di un giovane contro chi rappresentava tutto quello che lui, Andrew Cunanan, non era riuscito a diventare, pur essendo stato un ragazzo intelligentissimo e accolto nei migliori licei, un genio creativo. Era finita nel tonfo delle lamiere contro il cemento armato e non ci sarebbero più stati emigranti calabresi capaci di trasformare la Florida in una succursale della Magna Grecia sull' Atlantico e principesse capaci di fare piangere due milardi di esseri umani, dopo averli fatti sognare. Non ci sarebbero più stati i favolosi e bugiardi anni '90.