E QUESTA SAREBBE GIUSTIZIA? DUE INCHIESTE, UN CAPANNONE SEQUESTRATO, IL TRIBUNALE CHE SANCISCE IL FALLIMENTO E L'ATTIVITÀ COSTRUITA CON ANNI DI LAVORO CHE VA ALL'ARIA – L’INCREDIBILE STORIA DI GIOVANNI MANERBIO, 43 ANNI, IMPRENDITORE DI BRESCIA, ASSOLTO DUE VOLTE CON FORMULA PIENA DALLE ACCUSE DI PRESUNTO UTILIZZO DI FATTURE FALSE. MA DALLE INDAGINI AL VERDETTO SONO PASSATI 8 ANNI, TROPPI PER RESISTERE SU UN MERCATO COMPETITIVO COME QUELLO DEI METALLI – LUI HA RICOMINCIATO DA CAPO: DA DISOCCUPATO, COME I SUOI TRE DIPENDENTI...
Claudia Guasco per “il Messaggero” - Estratti
Due inchieste, un capannone sequestrato, i conti bloccati, il Tribunale che sancisce il fallimento e l'attività costruita con anni di lavoro che va all'aria.
Per due volte Giovanni Manerbio, 43 anni, imprenditore di Brescia, è finito davanti ai giudici e in entrambi i casi la sentenza è senza ombre: assolto con formula piena. Il fatto non sussiste. Ma dalle indagini al verdetto sono passati otto anni, troppi per resistere su un mercato competitivo come quello dei metalli, che nella provincia bresciana conta 100 mila addetti e vale 8 miliardi di euro. E benché doppiamente innocente, Manerbio ha dovuto ricominciare da capo, ripartire dalle macerie della sua azienda.
Da disoccupato, come i suoi tre dipendenti. Lui si è reinventato consulente. «È dura - ammette - Con il mio racconto però voglio trasmettere non solo il tormento che si prova di fronte ad accuse false, ma anche la speranza in un futuro migliore.
Mercoledì scorso l'imprenditore è stato assolto dall'accusa di presunto utilizzo di fatture false emesse da alcuni fornitori a favore della sua ex azienda PL3. «Sebbene nel procedimento penale in questione fosse contestato a PL3 esclusivamente l'utilizzo di false fatture, nell'ambito dei paralleli procedimenti tributari i finanzieri si sono inventati che PL3 avrebbe emesso false fatture e, di conseguenza, alcune Direzioni provinciali dell'Agenzia delle entrate hanno avviato ulteriori procedimenti nei confronti dei clienti della società che, pur essendo del tutto infondati, sono tutt'ora in corso», spiega l'avvocato Filippo Caruso, che con il collega Giorgio Prandelli ha difeso Manerbio. L'inchiesta in materia fiscale è del 2016 ed è solo l'inizio.
Perché si allarga a un altro filone, con il coinvolgimento della PL3 in un ipotizzato traffico di rifiuti ferrosi. È febbraio 2020, la Procura di Brescia dispone il sequestro preventivo dell'impianto di trattamento della società General Rottami e indaga tredici persone, tra cui Manerbio. Stando alle accuse, attorno allo stabilimento prosperava un «fiorente traffico illecito» nella gestione dei rifiuti speciali e dalle indagini condotte con ispezioni e telecamere che riprendevano le operazioni pareva emergere «un sodalizio criminale tra imprenditori», sostenevano gli inquirenti.
Le immagini avrebbero accertato la «mancanza di qualsiasi attività di trattamento del rottame e la miscelazione dello stesso con rifiuti diversi, costituiti principalmente da terreno contaminato da Pcb o da sostanze polverose». In pratica, anziché trasformare il materiale in un non rifiuto l'azienda l'avrebbe rivenduto tale e quale, traendo un ingiusto risparmio di costi a scapito dei principi di tutela dell'ambiente. Ciò che usciva dall'azienda, affermavano i pm, era identico a quello che era entrato sui camion: cambiava solo la carta d'identità degli scarti miscelati con sostanze estranee pericolose.
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L'assoluzione di una settimana fa, dice, è la prima pagina bianca di una storia personale e professionale da riscrivere. «Con fatica», aggiunge. Del resto, come ricorda il suo legale, «ero in difficoltà io stesso quando i colleghi avvocati che difendevano i clienti di PL3 sulle presunte fatture false mi chiedevano chiarimenti sulla contestazione: dovevo convincerli che le accuse mosse dall'Agenzia delle entrate non si fondavano su alcuna prova, immagino come si senta Manerbio oggi in veste di consulente a spiegarlo ai suoi clienti».