fabrizio del noce travaglio

L’IPOTESI DI FABRIZIO DEL NOCE PRESIDENTE DELLA RAI ARMA LA PENNA DI TRAVAGLIO CHE SCARICA UN SILURO SULLA CHIOMA VARIOPITTATA DELL’EX DIRETTORE DI RAI1: “FORSE LA LEGA S'È RESA CONTO DELLO SPUTTANAMENTO DI UNA SCELTA COSÌ RIDICOLA. MA GIÀ IL FATTO CHE IL SUO NOME ABBIA POTUTO AFFACCIARSI NELLE CRONACHE SENZA UN MOTO GENERALE DI SDEGNO, LA DICE LUNGA SUL LIVELLO RAGGIUNTO DAI VIZI ITALICI”

Marco Travaglio per il “Fatto quotidiano”

 

marco travaglio

Forse non sarà lui il "nuovo" presidente della Rai. Forse la Lega s'è resa conto dello sputtanamento di una scelta così ridicola. Ma già il fatto che il nome di Fabrizio Del Noce abbia potuto affacciarsi nelle cronache giornalistiche come la cosa più normale di questo mondo, senza un moto generale di sdegno, la dice lunga sul livello raggiunto dai vizi italici della smemoratezza e dell' assuefazione al peggio. Tant' è che ieri, da Lisbona dove vive per ragioni fiscali, lui dichiarava alle agenzie, riuscendo a restare serio: "Oggettivamente, credo che se andassero a riguardare tutti i curricula, sarebbe difficile trovare qualcuno con un'esperienza in Rai paragonabile alla mia".

bianca guaccero fabrizio del noce ed elisa isoardi

 

E, in un certo senso, è vero. Dopo una decorosa carriera di inviato speciale del Tg1, anche in zone di guerra, Del Noce inizia a rovinarsi la reputazione nel 1994, quando diventa deputato di Forza Italia, il che già non è male per un giornalista. Dopodiché, mentre B. si mette in tasca per la prima volta la Rai, aggiungendola alla sua collezione di tv, l'astuto Fabrizio confida a Minzolini, allora cronista-segugio de La Stampa (prima di seguire le sue orme): "Se le faccio vedere il bigliettino che qualche giorno fa ho scritto per il Big Boss, scoprirà che quattro nomi su cinque siamo riusciti a portarli: Rossella, Mimun, Angelini e Vigorelli".

 

fabrizio del noce ed elisa isoardi

Nel '96 si ricandida, ma viene trombato, allora torna in Rai per condurre Linea verde: le famose braccia rubate all'agricoltura. Nel 2001 B. torna al governo e si riprende Viale Mazzini: Saccà dg, Del Noce direttore di Rai1 (dove resterà per 8 anni, prima di approdare a Raifiction) e così via. Poi, il 18 aprile 2002, il Caimano impartisce da Sofia le nuove disposizioni per il suo privatissimo "servizio pubblico": via Enzo Biagi, Michele Santoro e Daniele Luttazzi, che hanno osato criticarlo nell' ultima campagna elettorale.

 

fabrizio frizzi fabrizio del noce.

È l'editto bulgaro, che trova subito un nugolo di servi obbedienti pronti a eseguirlo. A Del Noce tocca l'onore di cacciare Biagi, il volto più noto della Rai dopo 41 anni di onorato servizio, nonché il protagonista del programma di maggior successo e prestigio della rete ammiraglia e per 111 sere addirittura il più visto dell'intera Rai (Il Fatto, 6 milioni di spettatori, share medio del 21,8%, subito dopo il Tg1).

Fabrizio Del Noce

 

Ma non ha neppure il coraggio di dirglielo. Fa il finto tonto e il pesce in barile. Prepara i nuovi palinsesti senza fargli una telefonata e, a chi gli chiede di Biagi e del Fatto, risponde con involontario umorismo: "Sto studiando". Poi fa trapelare che forse Il Fatto sarà spostato di orario, come se l'approfondimento dell'attualità potesse essere scisso dal tg.

 

enzo biagi

Stufo di aspettare, Biagi sbotta sarcastico: "Che bellezza essere 'studiato' da uno che si occupava di agricoltura, sia pure a sfondo culturale, visto che trovava il modo di presentare fra i pascoli il libro del suo amico Vespa".

 

Intanto i mazzieri berlusconiani manganellano ogni giorno il vecchio Enzo. Gasparri lo paragona al confetto Falqui, un purgante. Ferrara lo chiama "trombone ipocrita e arrogante", "nostro sacro degli affari suoi". Alla fine Del Noce chiude Il Fatto e lo rimpiazza con Max&Tux, un varietà comico con Lopez e Solenghi. Un flop clamoroso di ascolti, per la gioia di Mediaset, che con Striscia la notizia maramaldeggerà in quella fascia oraria.

LUTTAZZI

 

Ma per Del Noce è tutta colpa del sabotaggio dei telespettatori comunisti: "Max e Tux sono vittime della solidarietà a Biagi, che ha provocato un accanimento senza precedenti contro il nuovo programma". Testuale.

 

A Biagi propone 20 seconde serate e 5 prime serate "speciali" di venerdì, purché non si occupi di attualità politica e non faccia ombra a Vespa, padrone assoluto dei primi quattro giorni della settimana. Ma poi pure quel contratto si arena e non parte mai. Si fa avanti Antonio Di Bella, direttore di Rai3, per rifare Il Fatto dopo il Tg3, ma Saccà dice che mancano i soldi.

 

Biagi offre di lavorare gratis, ma Saccà gli fa recapitare una raccomandata con ricevuta di ritorno che disdetta il contratto che lo lega da anni alla Rai, seguita a ruota da una beffarda bozza del famoso contratto firmato da Del Noce.

Fabrizio Del Noce e Pippo Baudo

 

Umiliato, offeso e preso in giro, il grande giornalista rimanda indietro il tutto e si rivolge a un avvocato per portare la Rai in tribunale. Poi, visti i tempi medi della giustizia e la sua età (82 anni), accetta una transazione per farla finita con Viale Mazzini. Del Noce, nel 2006, dirà che l' editto bulgaro e la cacciata di Biagi furono una "coincidenza". Lui intanto, soprannominato Noisette per le nuance "tramonto sul Bosforo" della sua chioma ben pittata, ma anche della sua carnagione impomatata in tinta, ha trovato il modo di spaccare il setto nasale con un microfono a Sergio Staffelli di Striscia.

 

E poi a scontrarsi con quasi tutti i big della Rai, come se per il talento avesse contratto una speciale allergia: da Baudo (che lo definisce "un uomo piccolo che ha bisogno di litigare per arrampicarsi") ad Arbore, da Frizzi alla Venier, dalla Cuccarini a Celentano.

 

michele santoro

Nel 2005, il grande Adriano parte col suo Rockpolitik, cui il dg Flavio Cattaneo gli ha garantito per contratto "totale autonomia editoriale" su argomenti e ospiti, infatti l'artista ha invitato Biagi, Santoro, Luttazzi, Grillo e altri epurati per ribaltare l'editto bulgaro. Ma Noisette annuncia dolente: "Mi autosospenderò dai miei poteri e doveri editoriali per quello che riguarda questa trasmissione": cioè non sarà direttore di Rai1 per la sola durata della puntata.

 

Alla fine partecipa solo Santoro e il programma sfiora il 50% di share, record per Rai1. Ma Del Noce ha tenuto a precisare che, con l'unico trionfo della sua rete in 8 anni di direzione, non c'entra nulla. In compenso, ha scoperto Elisa Isoardi. E - per dirla con Peppino De Filippo - ho detto tutto.

Ultimi Dagoreport

donald trump dazi giorgia meloni

DAGOREPORT! ASPETTANDO IL 2 APRILE, QUANDO CALERÀ SULL’EUROPA LA MANNAIA DEI DAZI USA, OGGI AL SENATO LA TRUMPIANA DE’ NOANTRI, GIORGIA MELONI, HA SPARATO UN’ALTRA DELLE SUE SUBLIMI PARACULATE - DOPO AVER PREMESSO IL SOLITO PIPPONE (‘’TROVARE UN POSSIBILE TERRENO DI INTESA E SCONGIURARE UNA GUERRA COMMERCIALE...BLA-BLA’’), LA SCALTRA UNDERDOG DELLA GARBATELLA HA AGGIUNTO: “CREDO NON SIA SAGGIO CADERE NELLA TENTAZIONE DELLE RAPPRESAGLIE, CHE DIVENTANO UN CIRCOLO VIZIOSO NEL QUALE TUTTI PERDONO" - SI', HA DETTO PROPRIO COSI': “RAPPRESAGLIE’’! - SE IL SUO “AMICO SPECIALE” IMPONE DAZI ALLA UE E BRUXELLES REAGISCE APPLICANDO DAZI ALL’IMPORTAZIONE DI MERCI ‘’MADE IN USA’’, PER LA PREMIER ITALIANA SAREBBERO “RAPPRESAGLIE”! MAGARI LA SORA GIORGIA FAREBBE MEGLIO A USARE UN ALTRO TERMINE, TIPO: “CONTROMISURE”, ALL'ATTO DI TRUMP CHE, SE APPLICATO, METTEREBBE NEL GIRO DI 24 ORE IN GINOCCHIO TUTTA L'ECONOMIA ITALIANA…

donald trump cowboy mondo in fiamme giorgia meloni friedrich merz keir starmer emmanuel macron

DAGOREPORT: IL LATO POSITIVO DEL MALE - LE FOLLIE DEL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA HANNO FINALMENTE COSTRETTO GRAN PARTE DEI 27 PAESI DELL'UNIONE EUROPEA, UNA VOLTA PRIVI DELL'OMBRELLO MILITARE ED ECONOMICO DEGLI STATI UNITI, A FARLA FINITA CON L'AUSTERITY DEI CONTI E DI BUROCRATIZZARSI SU OGNI DECISIONE, RENDENDOSI INDIPENDENTI - GLI EFFETTI BENEFICI: LA GRAN BRETAGNA, ALLEATO STORICO DEGLI USA, HA MESSO DA PARTE LA BREXIT E SI E' RIAVVICINATA ALLA UE - LA GERMANIA DEL PROSSIMO CANCELLIERE MERZ, UNA VOLTA FILO-USA, HA GIA' ANNUNCIATO L'ADDIO ALL’AUSTERITÀ CON UN PIANO DA MILLE MILIARDI PER RISPONDERE AL TRUMPISMO - IN FRANCIA, LA RESURREZIONE DELLA LEADERSHIP DI MACRON, APPLAUDITO ANCHE DA MARINE LE PEN – L’UNICO PAESE CHE NON BENEFICIA DI ALCUN EFFETTO? L'ITALIETTA DI MELONI E SCHLEIN, IN TILT TRA “PACIFISMO” PUTINIANO E SERVILISMO A TRUMP-MUSK...

steve witkoff marco rubio donald trump

DAGOREPORT: QUANTO DURA TRUMP?FORTI TURBOLENZE ALLA CASA BIANCA: MARCO RUBIO È INCAZZATO NERO PER ESSERE STATO DI FATTO ESAUTORATO, COME SEGRETARIO DI STATO, DA "KING DONALD" DALLE TRATTATIVE CON L'UCRAINA (A RYAD) E LA RUSSIA (A MOSCA) - IL REPUBBLICANO DI ORIGINI CUBANE SI È VISTO SCAVALCARE DA STEVE WITKOFF, UN IMMOBILIARISTA AMICO DI "KING DONALD", E GIA' ACCAREZZA L'IDEA DI DIVENTARE, FRA 4 ANNI, IL DOPO-TRUMP PER I REPUBBLICANI – LA RAGIONE DELLA STRANA PRUDENZA DEL TYCOON ALLA VIGILIA DELLA TELEFONATA CON PUTIN: SI VUOLE PARARE IL CULETTO SE "MAD VLAD" RIFIUTASSE IL CESSATE IL FUOCO (PER LUI SAREBBE UNO SMACCO: ALTRO CHE UOMO FORTE, FAREBBE LA FIGURA DEL ''MAGA''-PIRLA…)

giorgia meloni keir starmer donald trump vignetta giannelli

DAGOREPORT - L’ULTIMA, ENNESIMA E LAMPANTE PROVA DI PARACULISMO POLITICO DI GIORGIA MELONI SI È MATERIALIZZATA IERI AL VERTICE PROMOSSO DAL PREMIER BRITANNICO STARMER - AL TERMINE, COSA HA DETTATO ''GIORGIA DEI DUE MONDI'' ALLA STAMPA ITALIANA INGINOCCHIATA AI SUOI PIEDI? “NO ALL’INVIO DEI NOSTRI SOLDATI IN UCRAINA” - MA STARMER NON AVEVA MESSO ALL’ORDINE DEL GIORNO L’INVIO “DI UN "DISPIEGAMENTO DI SOLDATI DELLA COALIZIONE" SUL SUOLO UCRAINO (NON TUTTI I "VOLENTEROSI" SONO D'ACCORDO): NE AVEVA PARLATO SOLO IN UNA PROSPETTIVA FUTURA, NELL'EVENTUALITÀ DI UN ACCORDO CON PUTIN PER IL ‘’CESSATE IL FUOCO", IN MODO DA GARANTIRE "UNA PACE SICURA E DURATURA" - MA I NODI STANNO ARRIVANDO AL PETTINE DI GIORGIA: SULLA POSIZIONE DEL GOVERNO ITALIANO AL PROSSIMO CONSIGLIO EUROPEO DEL 20 E 21 MARZO SULL'UCRAINA, LA PREMIER CERCHIOBOTTISTA STA CONCORDANDO GLI ALLEATI DELLA MAGGIORANZA UNA RISOLUZIONE COMUNE PER IL VOTO CHE L'ATTENDE MARTEDÌ E MERCOLEDÌ IN SENATO E ALLA CAMERA, E TEME CHE AL TRUMPUTINIANO SALVINI SALTI IL GHIRIBIZZO DI NON VOTARE A FAVORE DEL GOVERNO… 

picierno bonaccini nardella decaro gori zingaretti pina stefano dario antonio giorgio nicola elly schlein

DAGOREPORT - A CONVINCERE GLI EUROPARLAMENTARI PD A NON VOTARE IN MASSA A FAVORE DEL PIANO “REARM EUROPE”, METTENDO COSI' IN MINORANZA ELLY SCHLEIN (E COSTRINGERLA ALLE DIMISSIONI) È STATO UN CALCOLO POLITICO: IL 25 MAGGIO SI VOTA IN CINQUE REGIONI CHIAVE (CAMPANIA, MARCHE, PUGLIA, TOSCANA E VENETO) E RIBALTARE IL PARTITO ORA SAREBBE STATO L'ENNESIMO SUICIDIO DEM – LA RESA DEI CONTI TRA “BELLICISTI” E “PACIFINTI”, TRA I SINISTR-ELLY E I RIFORMISTI, È SOLO RINVIATA (D'ALTRONDE CON QUESTA SEGRETERIA, IL PD E' IRRILEVANTE, DESTINATO A RESTARE ALL'OPPOSIZIONE PER MOLTI ANNI)