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UNA REPUBBLICA AF-FONDATA SUL LAVORO - L’ISTAT: “SONO PIÙ DI 6 MILIONI QUELLI CHE CERCANO E DESIDERANO UN LAVORO” - MA SONO DIMINUITI DEL 3,5% IN UN ANNO - BOOM DELLE COSIDETTE MINI FAMIGLIE, GLI EX SINGLE (SOPRATTUTTO AL CENTRO)

Alessandra Arachi per corriere.it

 

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Il conto alla rovescia è cominciato, e mentre tutti speriamo nell’anno che verrà, ci pensa l’Istat a tirare le somme. Nel suo annuario ci racconta un’Italia fatta di ombre ma anche fortunatamente di molte luci, e persino di una lucetta flebile nel disastrato mondo del lavoro.

 

Perché, è vero, in Italia c’è un esercito di 6,4 milioni di persone che vorrebbe tanto poter lavorare (una cifra che è la somma della forza lavoro potenziale e dei disoccupati) , ma questo esercito in un anno è calato del 3,5 per cento, e tra i soldati di questo esercito poi ci sono anche quelli che pur desiderandolo un lavoro non risultano cercarlo.

 

I giovani colti

CERCO LAVORO

Stiamo correndo verso le elezioni, ma agli italiani questa corsa sembra interessare poco, sempre più disaffezionati alla politica, l’Istat ci dice che uno su tre non ne parla proprio mai, un picco che raggiunge il 53 per cento tra i giovanissimi (14-17 anni) che pure dovrebbero accendersi per le passioni. La verità è che per fortuna le passioni non ci mancano, visto che nell’anno passato abbiamo toccato il record del decennio della partecipazione alla cultura. Come dire? Abbiamo disertato le urne (meno di un elettore su due ai ballottaggi di giugno) e riempito cinema, teatri, soprattutto musei, che con oltre 45 milioni e mezzo di presenze hanno registrato un incremento del 5 per cento. Dalle cifre del nostro Istituto di statistica, poi, viene fuori che sono i giovani e i giovanissimi i maggiori fruitori della cultura (tra gli 11 e i 14 anni e fino a 24 anni), con un’unica eccezione: i concerti di musica classica.

 

Le mini famiglie

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Che l’Italia è il paese più vecchio secondo solo al Giappone, lo sappiamo, l’Istat ce lo ripete da un po’. Anche che nel nostro Paese le nascite sono sempre più in calo ce lo siamo sentito ripetere da un po’ con quell’indice dell’ 1,26 figli per donna che ci sbatte in fondo alla classifica, senza sconti. Le mini famiglie, però, sono una novità dell’ultimo annuario. Lo immaginavamo? Una famiglia su tre in Italia è talmente mini da avere un solo componente. Fino ad ora si chiamavano «single», ma la cifre è andata crescendo così tanto via via che l’Istat le chiama famiglie «unipersonali»: sono più numerose nel centro Italia (il 34,4% del totale) mentre il Sud registra la percentuale più bassa (28,2%): Ma sono davvero tante, da qualunque parte le si guardi.

 

Il cuore killer

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Il divario tra Nord e Sud è una costante del nostro Paese. La questione meridionale mai risolta porta l’Italia a viaggiare da sempre a una doppia velocità e anche per quanto riguarda la cura della salute non c’è differenza. L’Istat ci segnala che negli ultimi otto anni i posti letto ordinari negli ospedali ogni mille abitanti sono rimasti superiori al Nord rispetto al Mezzogiorno. E lo stesso vale nel rapporto tra personale medico e popolazione, dove il Centro Italia svetta con 2,3 medici per mille abitanti e 72,6 medici ogni 100 posti lette, mentre una regione come la Calabria langue con il suo 1,6 medici per mille abitanti. L’Istat poi ce lo certifica, ma lo sapevamo già che i tumori e il cuore sono le malattie che ci uccidono di più: insieme sono la causa di due morti su tre.

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