COSA LEGA JOVANOTTI A EMANUELA ORLANDI? LA SORELLA DEL CANTANTE, ANNA CHERUBINI, ERA AMICA DELLA RAGAZZA RAPITA A ROMA NEL 1983 E RIVELA: "IN VATICANO CI SONO STATI ATTEGGIAMENTI DI CHIUSURA SULLE IPOTESI DI PEDOFILIA. QUESTO È INQUIETANTE” – "ALLE LEZIONI DI MUSICA (ALLE QUALI PARTECIPAVA ANCHE EMANUELA, NDR) C’ERANO SUORE E SACERDOTI. UN PRETE MI DAVA INQUIETUDINE. PERCEPIVO DI TROVARMI IN UNA SITUAZIONE FASTIDIOSA" - “MIO PADRE DICEVA DI CONOSCERE FATTI GRAVI, MA NON HA MAI SPIEGATO QUALI..."
Estratto dell’articolo di Maria Giuseppina Buonnano per “OGGI”
A dividerle c’era il colonnato del Bernini che abbraccia piazza San Pietro. Per il resto, Anna Cherubini ed Emanuela Orlandi avevano tra loro molte somiglianze: entrambe figlie di dipendenti del Vaticano, una nata nel 1969, l’altra nel 1968, famiglie numerose, la musica nel cuore, sogni di futuro che prendevano forma all’ombra del Cupolone.
Fino a quel 22 giugno 1983, quando Emanuela scomparve all’uscita della scuola di musica di piazza Sant’Apollinare, a Roma. Da allora, in 40 anni, il mistero si è riempito di ombre scure. E di ipotesi sulla sua sparizione: un ricatto al Vaticano, questioni legate al rilascio del terrorista Ali Agca in carcere per l’attentato a Giovanni Paolo II, pedofilia, delinquenza romana, un serial killer, servizi segreti. Di tutto, e due inchieste giudiziarie archiviate, nel 1997 e nel 2015. […]
Da bambine, si incontravano davanti all’ambulatorio medico del Vaticano, accanto alla casa degli Orlandi che vivevano all’interno delle Mura dello Stato della Santa Sede, mentre i Cherubini abitavano all’esterno, in via di Porta Cavalleggeri. Nel libro ci sono anche le malinconie e i timori dell’autrice ragazzina che cresce in una famiglia dove si parla poco del bene che ci si vuole, tra la pacatezza e «l’esaurimento nervoso» di mamma Viola e le gentilezze e le sfuriate di papà Mario (entrambi scomparsi). […]
Anna, come era la sua amicizia con Emanuela?
«Ci siamo incontrate da bambine con la nostra voglia di giocare e di chiacchierare. Abbiamo sfiorato l’avventura di conoscerci davvero. Non ho avuto il tempo di diventare veramente sua amica. Emanuela era una ragazzina semplice, era felice di studiare musica, di suonare il pianoforte e il flauto. Io ho frequentato la sua stessa scuola di musica, ma dopo la sua scomparsa.
Entrai con l’idea di averle rubato il posto. Mi sentivo in colpa e avevo anche un po’ paura che potesse capitare anche a me qualcosa di brutto. Poi, con l’assicurazione che se fosse tornata, ci sarebbe stato posto per entrambe, ho accettato di studiare là pianoforte. Se Emanuela non fosse scomparsa, saremmo davvero diventate amiche. Ora non c’è giorno in cui non mi chieda dove sia. La sua assenza ha accompagnato la mia crescita. Ho sentito il bisogno di scrivere di lei».
Ha incontrato i familiari di Emanuela, la mamma Maria, il fratello Pietro, le sorelle.
«Loro sono molto uniti e sono ammirevoli in questa battaglia alla ricerca della verità. Pietro non si stanca di cercarla. È un esempio di coraggio e di tenacia. È un eroe contemporaneo. E Maria, a 94 anni, ha una pacatezza che fa bene al cuore, una fede che è rimasta integra e che meraviglia. Forse perché io vedo il Vaticano come un luogo di potere, più che di spiritualità.
Certo, anche lei mi ha detto che non ha sentito molto vicino il mondo del Vaticano nel dramma di Emanuela. A volte, quando passeggiava col marito nei giardini vaticani, si è sentita spesso evitata, scansata dai prelati che incontrava. A Pietro chiede sempre: “Allora, hai trovato tua sorella?”. E ripete spesso questa frase: “Lo sa il Signore quello che è accaduto a Emanuela”».
La verità la sapremo mai?
«È difficile essere fiduciosi di trovarla».
Per volere di Papa Francesco nel 2023 è stata aperta un’indagine in Vaticano: ha fiducia in lui?
«Apprezzo molto il suo impegno contro la guerra, la sua ricerca della pace. Non so se l’inchiesta del Vaticano, la prima dopo 40 anni, porterà a una verità, ma dà qualche speranza. Anche la neonata commissione parlamentare è un buon segno».
Che cosa la inquieta di più del mistero-Emanuela?
«In Vaticano ci sono stati atteggiamenti di chiusura anche ambigui, per esempio sulle ipotesi di pedofilia, e questo è inquietante. Nella docuserie Vatican girl, un’amica di Emanuela ha rivelato che un prelato vicino a Giovanni Paolo II l’aveva infastidita. E Pietro mi ha detto che la Gendarmeria vaticana aveva indagato su alcuni cardinali sospettati di avere questo vizietto. Sì, la parola usata è questa. Poi, si è parlato di feste anche nella scuola di Sant’Apollinare».
Nel libro racconta di un prelato che ansimava accanto a lei durante le lezioni di solfeggio.
«Alle lezioni di musica c’erano anche suore e sacerdoti, e quel prete mi dava inquietudine. Percepivo di trovarmi in una situazione fastidiosa. Ero una ragazzina poco esperta di questioni sessuali. Nella nostra famiglia la parola sesso era vietata. Anche Andrea Purgatori, che tanto si è occupato con le sue inchieste di Emanuela Orlandi e che ho incontrato mentre stavo lavorando al libro, mi ha chiesto se in quella scuola avessi visto qualcosa di losco».
sit in in vaticano per emanuela orlandi 3
Suo padre parlava della scomparsa di Emanuela?
«Diceva di conoscere fatti gravi, ma non ha mai spiegato quali. Papà era un po’ fantasioso, amava far passare l’idea che conoscesse molti segreti del Vaticano. Forse pensava che Emanuela fosse stata uccisa: i delinquenti che probabilmente l’avevano rapita, magari avevano chiesto aiuto alla criminalità organizzata, come quella della banda della Magliana. Poi però papà ha lasciato il Vaticano, che aveva sempre venerato, per andare in pensione in anticipo». […]
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