![padri-separati](/img/patch/03-2015/padri-separati-645474_600_q50.webp)
UOMINI, SEPARATI E MAZZIATI - UN LETTORE A “REPUBBLICA”: “SONO SEPARATO E HO LASCIATO TUTTO ALLA MIA EX E A MIA FIGLIA, CHE DEVO MANTENERE A VITA ANCHE SE, A 26 ANNI, NON VUOLE NÉ STUDIARE NÉ LAVORARE. VIVO CON 600 EURO”
Lettera di un lettore a “la Repubblica”
Sono in attesa di divorzio, i tempi della separazione consensuale (tre anni) sono maturati dall’ottobre del 2014. In fase di separazione, ho ceduto la gran parte del patrimonio a mia moglie con gran perdita economica personale (mia moglie vive in una villa di 300 mq con parco e piscina, io mi sono ritirato in 45 mq). Sono un 65enne architetto che è riuscito a far vivere la propria famiglia al meglio ma ora la situazione è peggiorata: non ho più lavoro, ho dovuto chiudere lo studio e sono andato in pensione.
Vivo con una pensione di 660 euro e 1.400 euro lorde che mi derivano da alcune proprietà. Non mi lamento, potrei vivere benissimo se non fosse che ancora devo pagare a tempo indeterminato un assegno a mia figlia minore, 26enne, universitaria con poca voglia di concludere gli studi e ancor meno di lavorare. Mia moglie è bancaria e percepisce mensilmente più di me, avendo anche lei redditi da affitti.
Adesso la giudice ritiene le condizioni della separazione “un capestro” per mia moglie; ma ora io alla mia età mi trovo a fronteggiare le continue assurde richieste di una moglie che non tollera il naufragio del nostro matrimonio e che trova ampio sostegno nella logica di una legislatura in materia di divorzio totalmente schierata dalla parte della donna.
La mia condizione non è certamente delle più disperate ma quando un giudice mi dice che mia figlia «non può mangiare i mattoni o l’intonaco » mi viene in mente l’aristocratica Maria Antonietta che in mancanza di pane suggerisce al popolo di mangiare brioche.