TI ROVINANO LA VITA PER UN ERRORE DI TRADUZIONE - L'INCUBO VISSUTO DA UN 26ENNE CINESE, RESIDENTE A ROMA, CHE HA SCONTATO UNA PENA DI UN ANNO E 4 MESI, PER UN'ACCUSA DI VIOLENZA SESSUALE NEI CONFRONTI DELLA SUA FIDANZATA, A CAUSA DI UN ERRORE DI TRADUZIONE - ALL'ORIGINE DEL MALINTESO UNA DICHIARAZIONE DELLA RAGAZZA, ANCHE LEI CINESE, FATTA A UNA SUA AMICA DOPO UN LITIGIO - L'AMICA HA SPIEGATO IN INGLESE QUANTO ACCADUTO AI CARABINIERI, MA I MILITARI…
Estratto dell'articolo di Silvia Pollice per "il Messaggero"
Un errore di traduzione. Tanto è bastato per portare un ragazzo a scontare un anno e quattro mesi di custodia cautelare. Tra carcere e domiciliari. E poi a finire sul banco degli imputati con l'accusa di violenza sessuale e lesioni personali nei confronti della sua fidanzata.
Ieri è stato assolto dal tribunale di Roma perché il fatto non sussiste. L'incubo ha visto protagonista un 26enne cinese, che il 24 maggio dello scorso anno era stato denunciato ai carabinieri dagli amici della sua compagna - una coetanea connazionale, che non parla italiano - dopo l'ennesimo litigio.
LA VICENDA
[…] la ragazza aveva dei lividi e si era chiusa in bagno con un'amica per sfuggire al compagno che, in base alla ricostruzione di quella sera, l'avrebbe costretta ad avere rapporti sessuali senza il suo consenso, prendendola per il collo. Tuttavia, l'origine del malinteso sarebbe una confidenza che la giovane aveva fatto alla stessa amica, riferendosi ad avvenimenti del giorno precedente: i due amanti avevano avuto una discussione piuttosto accesa, al termine della quale, la donna aveva deciso di porre fine alla relazione.
L'imputato, invece, aveva insistito per riappacificarsi, tentando un approccio sessuale. «Prima non volevo perché stavamo litigando, ma poi ho accettato di fare l'amore con lui» le avrebbe detto. In realtà, secondo quanto dichiarato dall'avvocato difensore dell'uomo, «Si tratterebbe di comportamenti codificati nella cultura cinese: la donna non deve cedere subito alle avances, altrimenti verrebbe giudicata "troppo facile"».
LE ACCUSE
[…] I militari, che avevano difficoltà a comprendere cosa stesse accadendo, si erano rivolti a una persona che parlava inglese. Ed era stata l'amica della presunta vittima a fare da interprete dal cinese all'inglese, per consentire ai militari di ricostruire quanto accaduto. L'equivoco riguardava il significato della parola "stupro" e tanto era bastato per dare inizio all'incubo. […]
LA DENUNCIA
Ma meno di due mesi dopo, la ragazza si presenta spontaneamente dai militari per rendere una seconda dichiarazione, raccolta da un interprete (stavolta di lingua cinese) nominato dalla carabinieri, al quale avrebbe fatto capire di voler rimettere la querela. Infine, la donna rende una terza deposizione attraverso un interprete "di fiducia", confermando l'intenzione di ritirare definitivamente le accuse avanzate a fine maggio. Ma il processo va avanti.
LA PERIZIA
Sul banco degli imputati le cose non si mettono meglio il tribunale collegiale convalida il fermo e dispone la custodia cautelare in carcere e poi gli arresti domiciliari (per un totale di un anno e quattro mesi), basandosi sulla dichiarazioni rese in aula dalla presunta vittima tradotte da interprete italiano. Anche in questa occasione, emerge un ritratto del giovane completamente fuorviante.
Rilevando una serie di contraddizioni, il tribunale si rivolge a un perito che, riascoltando l'audio dell'udienza, smentisce la traduzione ufficiale. E, alla fine, è l'intervento di una seconda interprete della città giudiziaria (di madrelingua cinese) a portare alla luce il vero significato culturale del "tira e molla amoroso", che aveva coinvolto i due giovani amanti, evidenziando sì dei precedenti episodi di litigi furibondi, ma escludendo totalmente la violenza sessuale.
«Questa vicenda ha avuto degli sviluppi molto complessi che sembrerebbero fondati sulla barriera linguistica, per cui è stato difficile interpretare le intenzioni della persona offesa che prima ha sporto querela, salvo poi rimetterla» ha esordito il pm Antonio Verdi durante la requisitoria. […]