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LOTTA DI CLASSE E SADOMASO A TEATRO: SHOCK E GRANDE SUCCESSO A LONDRA PER ‘THE MAIDS’ - VA IN SCENA LA DENUNCIA DELLA TIRANNIA: UNA PADRONA CRUDELE UMILIA LE DUE SERVE CALPESTANDOLE, E LORO ORGANIZZANO IL SUO OMICIDIO - PER I CRITICI È UN “KINKY DRAMA”, UN DRAMMA PERVERSO

Enrico Franceschini per “la Repubblica”

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La padrona di casa infila ai piedi scarpette di pelle di coccodrillo con tacco a spillo e poi letteralmente cammina sulla testa e sul corpo della sua cameriera, calpestandola. La vittima, insieme a una collega altrettanto maltrattata, aspetta soltanto che la padrona esca di casa per indossarne gli abiti e discutere come assassinarla al suo ritorno.

 

“Upstairs, downstairs” insomma, lotta di classe tra piano di sopra e piano di sotto, un classico sempiterno dello spettacolo inglese, come illustra il successo della serie tivù Downton Abbey. Ma stavolta siamo a teatro.

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Il testo, un dramma di Jean Genet del 1947, Les Bonnes ( Le serve) nella versione originale, è un provocatorio esercizio in sadomasochismo, una denuncia della tirannia, un invito all’indipendenza. Sul palco del Trafalgar Studios di Londra, intitolato The maids, diretto da Jamie Lloyd, aggiunge un elemento in più alla questione del classismo: il razzismo, spostando l’azione a New York, con una bianca, Laura Carmichael (la lady Edith di Downton Abbey – non certo una coincidenza), nei panni della padrona, e due nere, Uzo Aduba (l’attrice della popolarissima serie tv Orange is the new black su Netflix) e Zawe Ashton (madre ugandese, padre inglese, famosa soprattutto per la commedia- dramma televisivo Fresh Meat andata in onda su Channel Four in Inghilterra) nei panni delle serve.

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Recensioni entusiastiche e gran pienone di pubblico, per un tema quanto mai attuale: nella Londra multietnica odierna, in effetti, è tornata di moda la servitù, le scuole di maggiordomi, cameriere e nannies registrano il tutto esaurito, perché la metropoli è piena di nuovi ricchi di mezzo mondo che ne hanno bisogno per le loro case da aristocrazia vecchia maniera. “Kinky drama”, lo definisce la rivista Time Out, bibbia dell’intrattenimento londinese, un dramma perverso.

 

“Shocking”, concordano i critici, e scioccante, del resto, sembra la parola d’ordine in questi giorni nel West End della capitale britannica.

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Dove gli spettatori impazziscono – letteralmente – anche per un altro show sconvolgente: Cleansed (depurato, purificato), una delle sole quattro opere di Sarah Kane, commediografa sperimentale morta a neanche 30 anni e tuttavia considerata una delle figure più importanti del teatro inglese contemporaneo. Il pubblico sviene durante lo spettacolo per il realismo della violenza messa in scena, bisogna accendere le luci in sala per portare fuori le persone che si sono sentite male. In Maids nessuno ha perso i sensi, almeno non ancora, ma certo non ci si addormenta: non per nulla anche Genet era un autore maledetto.

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