CHI LI HA TRADITI? L'AMBASCIATORE LUCA ATTANASIO E IL CARABINIERE VITTORIO IACOVACCI SONO STATI "VENDUTI" A UNA DELLE 120 MILIZIE IN ARMI. DA CHI? - DOVEVA ESSERE UN SEQUESTRO A SCOPO DI ESTORSIONE. L' INCROCIO CON UNA PATTUGLIA DI RANGER DEL PARCO DEI VULCANI VIRUNGA LO HA TRASFORMATO IN UN BAGNO DI SANGUE - ERA L'ONU AD AVERLI "IN CARICO" E A RISPONDERE SIA DELLA LORO SICUREZZA CHE DEI LORO MOVIMENTI ALL'INTERNO DEL PAESE…
Carlo Bonini per "la Repubblica"
In un massacro in cui le certezze sono ancora decisamente poche, una prima ipotesi, che è poi quella formulata dalla Procura di Roma, sembra prendere forma. Il convoglio delle Nazioni Unite su cui viaggiavano l'ambasciatore Luca Attanasio e il suo carabiniere di scorta Vittorio Iacovacci e che, lunedì mattina, procedeva sulla strada che da Goma porta a Rutshuru, era stato venduto a una delle 120 milizie in armi che hanno trasformato questo angolo di Congo orientale in uno dei luoghi più pericolosi del continente (duemila vittime civili nel solo 2020). Doveva essere un sequestro a scopo di estorsione. L' incrocio con una pattuglia di ranger del parco dei vulcani Virunga lo ha trasformato in un bagno di sangue.
Lo suggeriscono le circostanze di quanto accaduto prima e dopo il sequestro, sulla cui matrice, terroristica o criminale, è buio fitto. La dinamica con cui si è consumato e concluso. E la cortina sollevata in queste prime ventiquattro ore a protezione di chi ne è stato a sua volta vittima e testimone chiave.
È un italiano. Si chiama Rocco Leone. È vice-direttore del World Food Programme in Congo. Lunedì mattina viaggiava su uno dei due veicoli del convoglio caduto nell' imboscata alle porte di Kibumba. È riuscito a comunicare telefonicamente sia con la moglie che con la sorella che vivono a Firenze, ma ai suoi ricordi non è stato dato sin qui accesso né agli uomini dell' Aise (la nostra intelligence estera), né ai carabinieri del Ros arrivati da Roma, perché "ricoverato in stato di choc in un ospedale di Goma".
Forse, oggi, i nostri investigatori avranno più fortuna. Forse, nelle prossime ore, Leone sarà in grado di dare un senso e una spiegazione alla sequenza di eventi che hanno posto le premesse di quanto è accaduto.
E che, allo stato, trovano una prima ricostruzione in tre fonti: le testimonianze raccolte dalla polizia congolese a Goma; un sintetico quanto generico rapporto che le Nazioni Unite, ieri sera, hanno trasmesso alla Farnesina; le evidenze che i militari del Ros e gli uomini dell' Aise hanno potuto raccogliere dall' esame obiettivo dei corpi di Luca Attanasio e Vittorio Iacovacci prima che venissero imbarcate alla volta di Roma dove, questa mattina, verranno sottoposte ad autopsia. Un esame che darà una prima risposta su quali proiettili, di quale calibro ed esplosi da quali armi e angolazione abbiano ucciso Attanasio, colpito all' addome. E Iacovacci, colpito alla testa. I fatti, dunque. Quelli accertati, almeno.
fdlr foca forze democratiche per la liberazione del ruanda
Luca Attanasio e Vittorio Iacovacci arrivano a Goma venerdì 19 febbraio. Partono da Kinshasa su un volo della MONUSCO, la missione delle Nazioni Unite per la stabilizzazione del Congo. È dunque l' Onu che, come si dice nel gergo degli addetti, li ha da quel momento "in carico".
Risponde della loro sicurezza. Dei loro movimenti all' interno del Paese. Delle comunicazioni con le autorità di polizia e militari locali. Il viaggio deve portare Attanasio lungo il confine orientale con il Ruanda, in una serie di villaggi dove il World food Programme sta portando avanti i suoi progetti di cooperazione e sostegno. E di cui Rocco Leone è tra i responsabili.
A Goma, non è dunque un mistero né la presenza di Attanasio (che, per altro, ha spesso confidato la sua intenzione di farne una sede consolare italiana), né le ragioni e lo scopo della visita. Né, tantomeno, l'itinerario e i tempi che la visita avrà. Le Nazioni Unite, per ragioni che il rapporto inviato ieri alla Farnesina non solo non chiariscono, ma neppure affrontano, ritengono che la strada che il nostro ambasciatore dovrà percorrere lunedì mattina sia "sicura".
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Al punto da non meritare nessuna scorta. E questo a dispetto dei 12 assalti fatti registrare in quell' area nel 2020 e del sequestro di due turisti britannici (rimasti prigionieri nove mesi) nel 2018. Lo stesso Attanasio, per quel che è possibile ricostruire, non sembra coltivare preoccupazioni. In un sms mandato a Gianni Bertino, conosciuto a Casablanca (dove era stato console) e proprietario del ristorante "La buona forchetta", spiega di essere in partenza per una missione e promette di farsi sentire al suo rientro a Kinshasa.
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Partito da Goma alle 9 del mattino di lunedì 22 febbraio, alle 10.15 ora locale (alcune testimonianze parlano delle 9.30) un convoglio di due veicoli delle Nazioni Unite sta per fare ingresso nel villaggio di Kibumba. Su una delle due auto viaggiano l'autista Mustapha Milanbo, Attanasio, Iacovacci. Sulla seconda, Rocco Leone, l'assistente al programma di alimentazione scolastica del WFP Fidele Zabandora, l'addetto alla sicurezza WFP Mansour Rwagaza e l'autista del WFP, Claude Mukata. E quel che accade in quel momento è nelle testimonianze dei sopravvissuti.
CONGO - LA MORTE DI LUCA ATTANASIO E VITTORIO IACOVACCI
Il convoglio viene affiancato da una macchina con almeno sei o sette miliziani che, esplodendo colpi di avvertimento, lo costringe a fermarsi. La banda sa evidentemente chi sta cercando. Chi deve prendere e dove portarlo. Attanasio, Iacovacci e i cinque delle Nazioni Unite vengono fatti scendere dai veicoli. L'autista Mustapha Milanbo viene giustiziato sul posto. Gli altri sei, vengono costretti dai miliziani ad addentrarsi nella boscaglia.
Ed è a questo punto, in un luogo che dista neppure 500 metri dal punto del sequestro, che l' incrocio a quanto pare casuale con una pattuglia di ranger e militari congolesi cambia il corso degli eventi. Un primo conflitto a fuoco lascia a terra l' ambasciatore Attanasio.
Il colpo che lo raggiunge all' addome, provocando l'emorragia cui non sopravviverà, è esploso frontalmente e, dunque, ragionevolmente, dalle armi di chi sta provando a salvarlo. La banda dei sequestratori percorre in fuga almeno un altro chilometro nella foresta. Inseguita dai ranger e qui trova la morte Iacovacci. Il colpo che lo uccide lo raggiunge alla testa.
E solo l' autopsia di questa mattina potrà stabilire se esploso a bruciapelo e dunque, verosimilmente, dai sequestratori. O, anche in questo caso, da chi, i ranger, ha continuato ad inseguire i sequestratori. Fino a provocarne la fuga, lasciando dietro di sé gli ostaggi sopravvissuti. Fidele Zabandora, Mansour Rwagaza, Claude Mukata, e Rocco Leone.