LUCIO DALLA SACCHEGGIATO: I CUGINI DEL CANTANTE SVENDONO TUTTO - MESSA ALL’ASTA LA CASA DI BOLOGNA E QUELLA DI CATANIA NONOSTANTE L’EREDITA’ PREVEDA 5,5 MILIONI, SOCIETÀ E ROYALTIES - MARCO ALEMANNO IL GRANDE ESCLUSO
Emiliano Liuzzi per il ”Fatto quotidiano”
Se ci fosse qualcuno in grado, sarebbe lui a raccontare in una dialettica dell’immaginario o quattro passi più avanti, che pena, che nostalgia. Possono bastare due versi, messi lì a dirla lunga su tutto quello che il sale della vita muove, non solo per i trigliceridi o il colesterolo. Lui, Lucio Dalla potrebbe farlo. Vedere la grande arruffata degli eredi di esimo grado è quasi surreale.
L’ultima dei cugini del nato il 4 marzo 1943, è quella di mettere all’asta la casa di Bologna di Lucio, in via D’Azeglio e quella di Catania, sull’Etna, dove il cantautore bolognese produceva il suo vino “Lo stronzetto dell’Etna”. Giusto per ricavare qualche milione di euro e viversela in pace. “Ma a un piano della casa faremo un museo”, dicono. Per favore, tenetevi i milioni, senza però prendere in giro tutti quelli a cui il Dalla cantante ha fatto compagnia nei momenti più tristi, lo ha accompagnato nei viaggi e nei primi baci, quando tutto frana sotto ai piedi e solo una canzone ti rimette in sesto.
Questa è l’eredità comune, poi ci sono quelli che con lui, in un modo o in un altro, hanno avuto a che fare, e sono tanti. Generosità ne aveva da buttare. Ha salvato qualche vita, Lucio, ma non è un’esagerazione: fu lui a riprendere Gianni Morandi, lontano dagli occhi di ragazza e riproporlo in tour, accanto a sé, perché anche questa è l’amicizia.
Fu sempre Lucio, nel momento più buio di Francesco De Gregori, a prenderlo sulle spalle e riportarlo sul palcoscenico con Banana Republic, un tour su cui nessuno avrebbe scommesso un centesimo e che ha fatto, per dirla in termini scontati, ma efficaci, la storia della musica italiana.
De Gregori nel 1977 aveva subito un trauma chiamato processo proletario: al Palalido, qualche aspirante rivoluzionario, interruppe il concerto e lo processò davanti al pubblico. Non fosse stato per Dalla, forse, il principe avrebbe fatto come Mina e Lucio Battisti. Se non basta, chiedere a David Zard, il più grande produttore e organizzatore italiano di concerti. Gli diagnosticarono quello che si dice un brutto male, serviva un trapianto, e Dalla lo portò a Bologna da un suo amico.
Poi inventò una scena da grande cinema neorealista: “Vedi David, lui ha fatto l’intervento chirurgico che devi fare tu, aveva lo stesso male, guarda come sta adesso”. Anni dopo, molti anni dopo, Zard che si convinse a farsi operare, ritrovò per caso la comparsa di Lucio: come stai? Bene, perché? Ma anche tu non ti eri operato. Io? No. Lucio mi chiese di dirtelo, obbedii. Capito l’uomo? E ora vedere la fine della sua eredità materiale (il resto rimarrà per sempre) non è un bello spettacolo.
Lucio non aveva fatto testamento. Aveva 69 anni e probabilmente non c’era la minima intenzione. Così, escluso dalla legge italiana ogni debito con Marco Alemanno, che di Lucio era compagno da 8 anni, è finito tutto in mano a cugini di secondo e terzo grado. Che hanno bisogno di quattrini e non guardano in faccia nessuno.
MARCO ALEMANNO PARLA IN CHIESA AI FUNERALI DI LUCIO DALLA
“Siamo orgogliosi che Lucio sia un bene comune, di Bologna e non solo” dice Donatella Grazia, dirigente Lega Coop, presidente della Fondazione, i cui vice sono Andrea Faccani, che Lucio chiamava “il cugino” e per un certo periodo usò come autista, e Simone Baroncini, primo corno del San Carlo di Napoli.
Con i parenti impegnati a creare-custodire-promettere una memoria loro, dopo la rottura con Alemanno, con Bruno Sconocchia, manager di Lucio, con l’avvocato Eugenio D’Andrea, le freddezze con Ron e lo stesso Gianni Morandi, con altri dei vecchi giri, l’addio alla segretaria Paola e alla governante Tina. Hanno fatto piazza pulita.
MA C’ERA bisogno, nonostante le intenzioni di un museo, di mettere all’asta la casa di via D’Azeglio? Da mettere nel conto della ricchezza di Dalla ereditata, c’è la barca “Catarro”, diventata “Brilli e Billy”, dal nome dei suoi cani, cablata come uno studio di registrazione; una “cassaforte” con attivi 5,5 milioni; la Pressing Li-ne, la srl con socio unico che nel 2010 (ultimo dato ufficiale disponibile), registrava un attivo netto in aumento a 5,5 milioni, un fatturato in crescita a 1,6 milioni e un utile più che triplicato 2009 pari a 610mila euro sul 2009.
LUCIO DALLA CON GABRIELLA FERRI
E ancora tre fabbricati e sei terreni in provincia di Catania, di 3 fabbricati (tra cui una villa alle pendici dell’Etna) e altrettanti terreni dalle parti di Foggia (con villa e studio di registrazione alle isole Tremiti), un terreno in Abruzzo. Nonostante siano molti i parenti, sono molti anche i quattrini. Avessero lasciato la casa a Dalla, dunque a un museo, avrebbero fatto una grande figura e sarebbero rimasti milionari comunque.
LUCIO DALLA CON RON LUCIO DALLA ALLO STADIO PER IL BOLOGNA