‘MA NON SI SAPEVA SE FOSSE VERO’ - LA MOGLIE CONTINUA A DIFENDERE IL MARITO CHE SI È SUICIDATO DOPO CHE LA FIGLIA 15ENNE LO HA ACCUSATO DI AVERLA VIOLENTATA RIPETUTAMENTE. MA FU LEI A DIRE A PROF E POLIZIA CHE EPISODI SIMILI SI ERANO VERIFICATI IN PASSATO - M.FELTRI: ‘PER COME È STATA DATA LA NOTIZIA, TUTTI A CASSINO AVEVANO INDIVIDUATO LA FAMIGLIA. CHE HA PURE SAPUTO DELLA MORTE DA INTERNET’ - IL PRESIDE: ‘SE VOI DEI MEDIA NON AVESTE SCRITTO. E IL MAGISTRATO AVREBBE DOVUTO PROTEGGERE IL PADRE CON CARCERE O DOMICILIARI’
QUELLO CHE AVEVA SCRITTO LA RAGAZZINA NEL TEMA:
"Cara mamma, ti scrivo quello che non ho avuto il coraggio di dirti di persona. Perché mi sento in colpa. Mi sento come quella che vuole distruggere la famiglia. Sono stata stuprata da papà, la prima volta, in un giorno in cui non mi sentivo molto bene e non sono andata a scuola. Così facendo ogni volta che io e lui restavamo soli anche per cinque minuti, accadeva nuovamente fino ad un totale di sei o sette volte. Tutto ha avuto inizio a maggio. Ero a casa. Non stavo bene e avevo preferito non andare a scuola. Mamma era uscita ed a casa c'era solo lui, mio padre. Si è infilato nel mio letto ed è stato tutto orribile. Poi nei mesi successivi non mi ha dato tregua. Non appena restavamo soli mi prendeva. Senza pietà”.
1. L’ISOLA DEGLI IGNOTI
Mattia Feltri per la Stampa
Sarebbe forse ora che ci ponessimo il problema. Noi dei giornali abbiamo scritto e voi avete letto della ragazzina di Cassino, una ragazzina di quattordici anni che in un tema di scuola ha raccontato delle molestie subite dal padre. Per non rendere la ragazzina riconoscibile, i giornali non ne hanno pubblicato il nome. In compenso ne hanno pubblicato l' età, hanno informato che il padre è un agente di polizia penitenziaria, che la ragazzina ha quattro sorelle, la maggiore delle quali, ventottenne, passò dal suo stesso incubo.
Ora, chiunque abiti a Cassino, che fa trentaseimila abitanti, ha capito perfettamente di chi si sta parlando. Era tutto così squadernato, così lampante che ieri mattina il padre ha preso uno spago e si è impiccato. E siccome niente basta mai, la notizia della morte è arrivata in quella che fu casa sua attraverso i siti Internet: hanno aperto e hanno visto. «Sono cinque donne sotto choc», ha detto l' avvocato, «si stanno adoperando per un funerale dignitoso, è una situazione surreale».
chiesa di san tommaso a roccasecca
Poi ha parlato anche la mamma della ragazzina. «Nemmeno si sapeva se era vero», ha detto. Sei semplici parole che dovrebbero essere il fondamento di una civiltà meno incancrenita della nostra. Non tutto è intrattenimento, non tutto quello che passa dalle nostre strade o dai nostri tribunali ci appartiene, sono le vite degli altri, e in certi casi, in certi momenti, andrebbero custodite con particolare cura. Quella era la storia difficile di una ragazzina e della sua famiglia, non era l' Isola dei famosi.
2. LE SOSPETTE VIOLENZE SULLA SORELLA GRANDE LA MOGLIE: «NON SO SE FOSSE TUTTO VERO»
Fabrizio Caccia per il Corriere della Sera
«Grazieeee ancora a tutti per gli auguri...», è l' ultimo messaggio postato ieri mattina alle 9 su Facebook dalla figlia più grande prima di scoprire, sempre su internet, che suo padre si era appena suicidato.
chiesa di san tommaso a roccasecca
Lei è la primogenita dell' agente di custodia del carcere di Frosinone che si è tolto la vita dopo l' enorme accusa caduta su di lui: aver violentato a più riprese, da maggio scorso, la figlia più piccola, di 14 anni.
«Ma non si sapeva ancora se era vero», piangeva ieri sera disperata sua moglie davanti alla casa del cassinate, dove ha vissuto più di trent' anni con lui. «Sono state dette tante cose non vere - ha soffiato la donna nel microfono dell' inviata del Gr1 Rai, Anna Milan -. Sono molto arrabbiata, perché quello che avete detto e scritto voi giornalisti ha portato mio marito a questo».
Ad impiccarsi davanti alla chiesetta antica di Tommaso d' Aquino.
Ci sono rabbia e dolore, adesso, nella sua voce. Ma affiorano anche le tante paure negate a se stessa, in questi trent' anni, prima che di colpo venissero svelate dal tema in classe, a dicembre, della ragazzina: «Scrivi una lettera a tua madre, confessandole ciò che non hai il coraggio di dirle». Ecco, appunto.
Quando la quattordicenne ha scritto delle violenze imposte da suo padre, la mamma è andata subito a chiederle conferma. Il pensiero, così, è tornato a un episodio di 15 anni fa, quando un' altra sua figlia, allora minorenne, le aveva raccontato di essere stata infastidita dal papà. Lui, quel giorno, ammise subito la colpa, promettendo a tutti che un fatto del genere non si sarebbe mai più ripetuto. Il brutto segreto, perciò, rimase sepolto in famiglia. Quindici anni dopo, però, è risuccesso tutto: con un' altra figlia e nuovi orrendi particolari.
Stavolta, la mamma è corsa dall' avvocato, Emanuele Carbone, e ha detto: «Non ho preso di petto mio marito subito perché prima dovevo pensare a mia figlia, a tutelarla. Temevo reazioni violente, lui fa la guardia carceraria e in casa ha sempre una pistola...».
La pistola, in verità, l' aveva dovuta riconsegnare a dicembre, dopo essere stato messo in aspettativa dalla direzione del penitenziario. Ufficialmente per motivi di salute.
Lui a casa aveva detto solo di stare in convalescenza, però intanto i comportamenti peggioravano, «tornava spesso ubriaco e giocava alle slot machine», hanno raccontato moglie e figlie agli inquirenti.
Il giudice da pochi giorni aveva imposto all' uomo il braccialetto elettronico e l' obbligo di mantenersi almeno a un chilometro di distanza da quella casa: forse, un affronto troppo grave e troppo grande, in un così piccolo paese, da fargli preferire la morte.
Ora sua moglie dice di volergli assicurare «funerali dignitosi», perché trent' anni di vita insieme comunque non si cancellano e l' amore vince quasi sempre sul disprezzo.
La primogenita, intanto, continua a ricevere auguri su Facebook anche all' obitorio.
Mentre sua madre esausta sospira: «Dopo il fatto del tema, avevo già pensato di portare la piccola da uno psicologo, ma adesso non vorrei pure che pensasse che è sua la colpa se il padre è morto» .
3. IL RAMMARICO DEL PRESIDE
Rinaldo Frignani per il Corriere della Sera
Gli occhi arrossati per la stanchezza e la tensione.
Ma anche per lo sconcerto di aver appreso solo da un paio d' ore che il padre di una sua alunna si è tolto la vita. E non uno qualunque, ma un papà accusato di abusi sessuali sulla studentessa e segnalato alla polizia a dicembre proprio dal dirigente scolastico.
Preside, quel tema ha fatto scoprire tutto.
«Non era un compito casuale. L' insegnante di italiano ha deciso che fosse il caso di proporre una traccia del genere perché nella classe della quattordicenne c' era una situazione di disagio. Ma non è stata proposta solo quella, ce n' erano anche altre disponibili. Insomma, quella di confessare alla madre un episodio mai raccontato prima è stata una scelta della ragazza. Evidentemente aveva qualcosa da dire».
Lei ha subito ritenuto veritiero quel racconto?
«Diciamo che quando l' ho letto, visto quello che c' era scritto, non ho esitato un attimo. Ma prima di andare alla polizia ho voluto rendermi conto di quello che aveva da dire la madre per non mettere nei guai qualcuno che non c' entrava. Lei mi ha raccontato che il marito aveva avuto atteggiamenti simili in passato nei confronti di un' altra ragazza, e allora ho creduto che la storia fosse reale, una questione di sensazioni percepite. E sono andato in commissariato».
E in quel modo ha pensato di salvare la giovane?
«Il mio è stato l' atto dovuto di un dirigente della pubblica amministrazione che ha il dovere e l' obbligo di avvisare le autorità davanti a un reato. Nulla di eccezionale. D' altra parte ormai la scuola è diventata una famiglia surrogata. I ragazzi sono sempre più soli, i genitori non hanno tempo per loro. La scuola è chiamata ad ascoltarli, a prestare assistenza psicologica, adesso perfino a vigilare sulle vaccinazioni. Poi esce una notizia come questa e rovina tutto».
In che senso?
«Ma la notizia degli abusi sessuali sulla studentessa doveva proprio uscire sui giornali? E non c' era un modo per proteggere il padre? Forse il magistrato avrebbe fatto bene ad adottare un provvedimento restrittivo, in carcere o ai domiciliari, in attesa dell' incidente probatorio. Non mi spiego perché l' abbiano lasciato fuori».
Vuol dire che nel suicidio c' è stata una responsabilità dei media?
«Quella che è una notizia generica a livello nazionale ha riscontri pesantissimi a livello locale. E anche i dettagli insignificanti contribuiscono a identificare subito i protagonisti di una storia. A Cassino, ad esempio, di scuole come la nostra ce ne sono solo due. La vittima è stata sovraesposta. In casi analoghi il problema si risolve trasferendosi anche di cinquanta chilometri, ma lei dove può andare? E tutto il paese ne parla».
Lei dov' era quando è stato scoperto il corpo del padre?
«A scuola, in classe. Gliel' abbiamo detto noi. È una brava studentessa con un ottimo profitto. Adesso non sappiamo se e quando tornerà. Nell' ultimo mese eravamo riusciti ad assicurarle normalità, anche perché non è uscita una virgola di questa storia. Ora pensiamo a farla assistere dal nostro servizio di appoggio psicologico».