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MAL D’AFRICA – QUANTO DOBBIAMO PREOCCUPARCI PER LA MISTERIOSA MALATTIA CHE SI STA DIFFONDENDO NELLA REGIONE DI PANZI, IN CONGO? GLI ESPERTI SONO DIVISI: ALCUNI RIDIMENSIONANO L’ALLARME (IL TASSO DI MORTALITÀ È DELL’8%, LA MAGGIOR PARTE DELLE VITTIME SOFFRIVA DI MALNUTRIZIONE E NON HA AVUTO ACCESSO A FARMACI), ALTRI INTRAVEDONO PIU' RISCHI - IL NUMERO DI PERSONE INFETTE CONTINUA AD AUMENTARE E LA REGIONE IN CUI S'E' DIFFUSA L'EPIDEMIA E' RESTA INSTABILE DAI CONFLITTI ETNICI IN CORSO...

Estratto dell’articolo di Monica Sargentini per il “Corriere della Sera”

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«Muoiono soprattutto i ragazzi tra i 15 e i 18 anni, non si capisce perché. A quell’età il corpo dovrebbe essere più forte. È inspiegabile». […] Claudio Scatola, 47 anni,è appena tornato dalla provincia di Kwango, nel Sud-Est della Repubblica Democratica del Congo, dove si sta diffondendo da oltre 40 giorni una febbre misteriosa.

 

«L’ultima ipotesi è che si tratti di una polmonite da Mycoplasma, però non mi convince perché le persone diventano anemiche», dice. Scatola fa parte degli Operatori sanitari nel mondo, una ong che ha fondato quattro anni fa con altri colleghi e che ha sede a Castel Volturno, in provincia di Napoli. […] «sembra una semplice influenza ma non lo è».

 

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Le aree sanitarie colpite sono sette su 30 nel distretto sanitario di Panzi, a circa 755 km a Sud-Est di Kinshasa, è un’area isolata e scarsamente popolata.

 

A Kenge, il capoluogo della regione interessata, si trova un piccolo aeroporto nazionale, ma l’accesso alla zona è complicato, specialmente durante l’attuale stagione delle piogge. In questo periodo ci possono volere 12-24 ore per raggiungere la regione di Kwango dalla Capitale con un automezzo. Non c’è una strada diretta tra Kenge e Panzi che è molto più a Sud e vicina al confine con l’Angola.

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La zona inoltre è interessata dal conflitto Yaka-Teke con le milizie «Mabondo» attive a Nord di Kenge. Ieri i team del ministero della Sanità congolese non erano ancora giunti in loco, a riprova dell’isolamento dell’area, cosa che, però, dovrebbe rendere facile il contenimento dell’epidemia.

 

L’allarme, infatti, è stato ridimensionato: i morti accertati finora sono una settantina, il tasso di mortalità è intorno all’8%. «Molti malati sono deceduti nelle loro case per mancanza di cure — spiega Remy Saki, volontario congolese di Medici Senza Frontiere —. Qui non ci sono medicinali».

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A questo si aggiunge la malnutrizione: «Dovete considerare — dice Scatola — che la maggior parte delle persone sono talmente debilitate che basta un niente per morire». […]Non ci sta a buttare acqua sul fuoco Cephorien Manzanza, esponente della società civile congolese: «La situazione è estremamente preoccupante poiché il numero di persone infette continua ad aumentare — spiega —, so che siamo un Paese dimenticato e anche per questo la diffusione della malattia è stata sottovalutata».

 

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Pure Antonella Napoli, direttrice di Focus on Africa , assidua frequentatrice del Congo, è convinta che bisognava agire prima: «Già un anno fa c’erano casi di questa febbre misteriosa. Sia i medici che i cooperanti delle ong parlavano della diffusione di una patologia che presentava sintomi come febbre, mal di testa, tosse e anemia. Ma la Monkeypox — meglio conosciuta come “vaiolo delle scimmie” —, che appariva ben più grave e già appesantiva il fragile sistema sanitario locale, aveva attirato su di sé tutta l’attenzione». Per Napoli, […] è necessario «un intervento coordinato a livello globale su entrambi i fronti per prevenire una possibile catastrofe sanitaria». […]

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