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SI FA PRESTO A DIRE ABORTO - MELANIA RIZZOLI: “CHIUNQUE DI VOI ASSISTA PERSONALMENTE AD UNA PRATICA ABORTIVA ATTRAVERSO LO SCHERMO DI UN ECOGRAFO SMETTEREBBE DI CRITICARE E DI GIUDICARE I GINECOLOGI OBIETTORI, POICHÉ QUESTI MEDICI SONO DIVENTATI TALI PER UNA LORO PRIVATA CRISI DI COSCIENZA. ECCO COSA SUCCEDE…”
Melania Rizzoli per “Libero quotidiano”
Che fine fa un feto abortito? Come muore e come avviene il feticidio? In una settimana nella quale abbiamo molto parlato di eutanasia e scritto soprattutto di dolce morte, desidero ricordare a tutti coloro che si sono scandalizzati e si sono espressi in modo critico per il trattamento di fine vita che si pratica presso la clinica elvetica Dignitas, ed in molte altre simili in Svizzera e nel mondo, che in Italia esiste dal 1978 la legge 194 sulla interruzione volontaria di gravidanza (IDV) che permette di abortire, cioè di sopprimere la vita nascente, cioè di eliminare un feto vivo di alcuni mesi, ovvero di ucciderlo, sano o malato che sia.
Se è vero infatti che la legge si applica di norma nel caso in cui il feto presenti malattie o malformazioni, anche compatibili con la vita, se la madre lo richiede, è pur vero che la stessa é valida anche nel caso in cui questo sia perfettamente sano, ma percepito dalla donna come causa di una gravidanza che mette a rischio il suo stato psico-fisico, condizione questa che avviene in oltre il 90% di tutti i circa 200mila casi di aborto che vengono eseguiti ogni anno nel nostro Paese.
L' intervento chirurgico praticato sui feti da eliminare viene effettuato su di loro senza alcuna terapia di "dolce morte", senza alcun farmaco per anestetizzarli, senza un antidolorifico e nemmeno una goccia di pentobarbital, poiché essi vengono soppressi da vivi e da svegli, mentre sono inconsapevoli ma reattivi, cioè già capaci di tentare di difendersi e di muoversi e quindi con muscoli, cervello e nervi in maturazione ma già formati, come anche la testa, le braccia, le gambe e il loro cuore che batte a ritmo regolare. Come la chiamate questa procedura? Non è forse una forma di eutanasia legalizzata?
LA LEGGE
È doveroso precisare che la194 è una legge sacrosanta, un diritto fondamentale delle donne che permette loro di decidere cosa fare del loro corpo e della vita che cresce nel loro utero, un libero arbitrio che ha salvato milioni di mancate madri dalle complicanze e dalle morti degli aborti clandestini, e prima che venisse varata molte ragazze erano costrette ad usare canali illegali o a recarsi all' estero per interrompere la gravidanza, a varcare i confini, esattamente come accade oggi a chi decide di porre fine alla propria esistenza e di morire assistito con dignità, anche senza ricorrere all' eutanasia. Secondo la legge italiana l' aborto "volontario" (IDV) può essere praticato entro e non oltre il primo trimestre, cioè entro i primi novanta giorni di gravidanza.
Se però si riscontrano complicazioni o problemi per il feto o la madre, la legge permette di abortire anche dopo il termine consueto, ovvero fino al 180mo giorno, cioè entro il sesto mese di gestazione. In questo caso si parla di aborto "terapeutico" (ITG) che oggi può essere esteso fino alla 22ma settimana, considerata il periodo limite prima che il feto possa vivere autonomamente fuori dall' utero materno.
Le procedure mediche e chirurgiche per l'interruzione di gravidanza sono diverse a secondo delle settimane di gestazione. Attualmente entro la settima settimana si usa somministrare alla gestante la pillola RU486 (mifepristone) da assumere per via orale, un farmaco che "blocca" la gravidanza, che la interrompe con il successivo apporto di progesterone per via locale, producendo entro 48ore un aborto "medico" per cui il feto muore e viene espulso per via vaginale, come avviene in un normale aborto spontaneo.
Pillole per aborto distribuit dai droni in Polonia
Dal 60mo giorno di gravidanza in poi l'aborto può essere solo chirurgico, per le aumentate dimensioni del feto che cresce e dei suoi annessi, ed il convincimento comune è che esso venga eseguito in modo indolore, con una semplice procedura di aspirazione del "contenuto" uterino (metodo Karmal) e con un successivo raschiamento delle pareti interne dell' organo, allo scopo di eliminare i residui fetali e la placenta.
Un feto di 60/90giorni però, per le sue dimensioni, non passa attraverso il calibro ridotto della cannula dell' aspiratore e quindi va necessariamente smembrato (da vivo) usando sul suo fragile corpo la pressione negativa del risucchio del tubo aspirante od utilizzando apposite pinze sul suo corpicino (sempre da vivo) per estrarlo a pezzi, nel caso in cui le sue dimensioni fossero maggiori.
Il successivo curettage della cavità uterina, un grattamento delle pareti interne eseguito con un apposito cucchiaio metallico, serve infatti, oltre che a staccare, frantumare ed aspirare il cordone ombelicale e la placenta ancora adesa alla parete dell' organo, anche ad eliminare i residui fetali che eventualmente fossero caduti sul fondo dell' utero e sfuggiti quindi alla forza dell' isterosuzione.
LA PRATICA
Chiunque di voi assista personalmente ad una pratica abortiva attraverso lo schermo di un semplice ecografo smetterebbe immediatamente di criticare e di giudicare le migliaia di ginecologi obiettori che esistono nel nostro Paese, come avvenuto in questi giorni, poiché questi medici sono diventati tali per una loro privata crisi di coscienza, dopo aver praticato molti aborti ed aver visto con i loro occhi e provocato con il loro operato quella morte che di dolce non ha proprio nulla, con lo smembramento da vivo di un essere indifeso, non ancora venuto alla luce, e che non ha chiesto né di essere concepito, né di nascere, né tantomeno di morire.
Durante l' intervento abortivo infatti si vede chiaramente il feto già formato e vivo, ben riconoscibile nella sua sagoma ridotta di bambino che, pur nella sua immaturità fisica, si difende in maniera esplicita, si allarma, si spaventa, spalanca la bocca in un grido silenzioso, il suo cuore accelera i battiti diventando molto tachicardico, e lui si agita e cerca di opporsi in ogni modo, allontanandosi e cercando di sfuggire a quel corpo estraneo entrato nel suo alveo, a quel tubo intruso che, dopo aver lacerato il sacco amniotico ed aver succhiato tutto il liquido che lo avvolge e lo protegge, ha il solo scopo di frantumarlo, di inghiottirlo e di eliminarlo.
Sul sito di questo giornale, libero.it, abbiamo postato due filmati, girati e montati da due medici abortisti, che illustrano, uno in modo tecnico e l' altro con l' ausilio delle immagini ecografiche registrate in diretta durante la procedura di un comune aborto chirurgico, per rendere noto visivamente quanto su descritto, per sottolineare come l' interruzione di gravidanza non sia così indolore per la madre e per il figlio, ma soprattutto per spazzare via l' ipocrisia di quanti oggi gridano allo scandalo per i noti casi di eutanasia avvenuti la scorsa settimana. Quale è la differenza tra il sopprimere volontariamente un essere non ancora nato,ancora "incosciente" ma vivo, sano ed esente da patologie ed una persona malata e incurabile, paralizzata e cieca, o comunque già condannata a morire e che invece lo chiede con forza e coscientemente?
DIRITTO ALL ABORTO PRO E CONTRO
Senza nulla togliere ai medici non obiettori, che con il loro faticoso operato permettono l' applicazione di una legge dello Stato che va rispettata, e che soprattutto rispettano la libertà di coscienza di migliaia di donne, le quali oggi sono appunto libere di decidere per la propria vita e per quella che nasce dentro di loro, così il nostro Parlamento dovrebbe partorire una normativa sul nostro fine vita, per legalizzare le nostre ultime volontà su come e quando morire, senza sconfinare in quel limbo di illegalità che oggi purtroppo esiste.
Questo non significa invocare una legge sull' eutanasia che nel nostro Paese non riuscirebbe ad essere varata, che non troverebbe mai una maggioranza coesa disposta a votarla, e che non potrebbe nemmeno essere scritta da un collegio di super scienziati, perché indurre la morte volontariamente è un atto contro natura che i medici non sono abilitati e disposti a fare, dal momento che i casi clinici sono molteplici, differenti tra loro,complicati e con diverse eccezioni, e variano nel tempo uno dall' altro, ragione per cui sarebbe impossibile elencarli e normarli in sterili ed inutili emendamenti di un qualunque disegno di legge a scopo eutanasico.
IN AULA
La discussione che inizierà in Aula alla Camera il prossimo 13 marzo è una normativa sulle disposizioni anticipate di trattamento (Dat) e sul fine vita, una legge che oggi è necessaria, anzi si impone per regolare le nostre volontà, per legalizzare e rispettare le nostre dichiarazioni di sospensione delle cure quando non più utili a curare, per evitare l' accanimento terapeutico, per permettere di essere accompagnati dignitosamente, anche con una sedazione se richiesta, nel momento più fragile della nostra esistenza, quello dei nostri ultimi giorni di vita, quando abbiamo paura, quando siamo inermi e sofferenti, quando siamo incoscienti e indifesi, quando chiediamo aiuto e sentiamo avvicinarsi la morte incombente, o addirittura quando la desideriamo per smettere per sempre di soffrire.
RACCOLTA FIRME PER ABORTO - \'70
Come oggi possiamo decidere sul destino di un figlio che cresce dentro di noi e sulla sua vita nascente, anche per la nostra vita terminale dobbiamo e vogliamo essere liberi di scegliere, per morire senza traumi e senza disperazione, senza invocare pietà, ma assistiti ed accompagnati da quella medicina che per fortuna oggi offre metodi meno dolorosi e meno cruenti di quelli dell' aborto.