adelaide andriani

"PUTTANE, TANTO LO SO COME TORNARE QUI" - LA DOTTORESSA AGGREDITA IN OSPEDALE A UDINE RACCONTA LE MINACCE FISICHE E VERBALI SUBITE DALL’ACCOMPAGNATORE DI UN PAZIENTE: “MI HA MESSO LE MANI AL COLLO E PER QUALCHE ISTANTE NON SONO RIUSCITA A RESPIRARE. HO PENSATO: ADESSO MUOIO SOFFOCATA” – E’ LA TERZA VOLTA CHE VIENE MALMENATA E ANNUNCIA L’INTENZIONE DI CAMBIARE MESTIERE...

Da open.online

 

adelaide andriani

Due ematomi rossi sul collo, divenuti nelle ultime ore il simbolo dell’insostenibile situazione in cui si trova a lavorare quotidianamente il personale sanitario italiano. Le foto che hanno iniziato a fare il giro del web raffigurano i segni sul corpo di Adelaide Andriani, 28 anni, specializzanda in Chirurgia generale. Lo scorso sabato è stata aggredita a dall’accompagnatore di un paziente all’esterno della Guardia Medica dell’ospedale Gervasutta, a Udine.

 

L’episodio avrebbe portato la donna, secondo quanto riporta Il Messaggero, a una drastica decisione: lasciare per sempre la professione. A denunciare l’aggressione, con tanto di foto e video dei segni, è stata la sua collega Giada Aveni.

 

 

«Non è possibile – si legge nel lungo post di Aveni – che un medico nell’esercizio delle proprie funzioni venga aggredito per aver invitato un paziente, dopo avergli prestato le cure ritenute opportune, a recarsi in pronto soccorso nel suo interesse».

ORAZIO SCHILLACI

 

Questo perché, secondo i racconti delle due dottoresse, a far perdere le staffe all’accompagnatore del paziente ferito alla gamba è stato il consiglio di portare l’uomo in Pronto Soccorso. «Mi ha messo le mani al collo e per qualche istante non sono riuscita a respirare, sentivo che l’aria non passava. Ho pensato: adesso muoio soffocata», ha riferito Andriani ai carabinieri. Sarebbe riuscita a liberarsi dalla stretta grazie all’intervento della sua collega, ma l’uomo è scappato prima che sul posto giungessero le forze dell’ordine.

Adelaide Andriani

 

La goccia che ha fatto traboccare il vaso

Andriani racconta che l’episodio è stato già il terzo, nel corso della sua carriera agli esordi. Le era già capitato di essere aggredita, secondo quanto riferisce, nel carcere di Udine, dov’era stata chiamata sempre come medico di continuità assistenziale. Sia lei che Aveni, infatti, prestano infatti servizio come libere professioniste.

 

E se il percorso professionale di Adelaide potrebbe finire qui, Aveni non si rassegna: «Faccio appello a che questo post si diffonda – scrive sui social – perché non posso pensare che un’altra persona ancora, dopo la mia collega, rischi di essere strangolata dall’accompagnatore di un paziente o da chicchessia. Non deve esistere che una persona, un medico venga ingiuriato e minacciato fisicamente e verbalmente come è successo alla sottoscritta!».

 

ORAZIO SCHILLACI

L’allarme risuona nelle parole di Filippo Anelli, presidente della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri, che ha avvertito: «Gli episodi di aggressione ai medici stanno aumentando in maniera esponenziale». Gli episodi violenti nei confronti dei professionisti della sanità che si verificano ogni anno in Italia, secondo un recente rapporto dell’Inail, sarebbero almeno 2500. Ma gli insider ritengono che il dato sia addirittura sottostimato.

 

Le promesse di Schillaci

Il Ministro della Salute Orazio Schillaci ha annunciato provvedimenti in arrivo: «Da subito ho chiesto di efficientare le attività di monitoraggio e prevenzione in capo all’Osservatorio nazionale, previsto dalla legge 113/2020 per la sicurezza degli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie, così come intendo rendere nuovamente operativo il Comitato nazionale per l’indirizzo e la valutazione delle politiche attive, fermo dal luglio scorso».

Adelaide Andriani

 

E ancora: «Il Piano nazionale della Prevenzione, inoltre prevede una specifica azione centrale proprio in tema di tutela della salute e sicurezza dei lavoratori, con l’obiettivo di promuovere e ampliare le tutele in maniera integrata, approccio che rappresenta un punto chiave all’interno dei progetti finanziati nell’ambito del Piano nazionale complementare al Pnrr». L’urgenza con cui si rende necessario un intervento viene espressa chiaramente nelle ultime del post virale di Aveni: «Chiediamo più tutela nello svolgimento del nostro lavoro! Finchè non ti succede, non ti rendi conto che una volta è andata bene ma non è detto che sia così anche la prossima…».

 

Adelaide Andriani

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