baby gang napoli rapina

COME IN “MINORITY REPORT” - A MILANO UNA SQUADRA DELLA QUESTURA INCROCIA I DATI DEI CRIMINI E LI ‘ANTICIPA’: IN DUE ANNI LE RAPINE SONO CROLLATE - IN QUALE CITTÀ DEL MONDO LA POLIZIA SI OCCUPA A TEMPO PIENO DI OGNI RAPINA DA 300 EURO?

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Piero Colaprico per “la Repubblica”

 

I poliziotti lo chiamavano Keep Calm. Dopo le rapine veniva inquadrato su una vecchia bici, a pedalare senza fretta: insospettabile. Edentula deve il soprannome alla vistosa assenza di canini e incisivi quando apriva bocca per gridare «Dammi i soldi»; Arbre Magique all’odore; e Ancora tu s’era affezionato alla stessa farmacia: quando aveva bisogno di soldi, la usava come un bancomat. Un altro era Photo Finish: in ogni filmato proteggeva i lineamenti sotto il casco integrale con la bandiera dello start della Formula uno.

 

Gta, come il videogioco, entrava con un fucile a pompa nei negozi della zona universitaria. Ma tutti questi sono stati catturati. A tutti è stato dato un nome e un cognome, un processo, una condanna. Ed è stato possibile a Milano grazie a un poliziotto elettronico che sa leggere il futuro.

 

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Primo piano della questura di Milano, ufficio non accessibile al pubblico. È qui che è nata, ed è ancora oggi l’unica in Italia e nel mondo, la caccia via computer al rapinatore di strada. Determinante, tanto per cambiare, l’italica arte di arrangiarsi. Persino i nuovi pc che dialogano in linea non arrivano dal ministero dell’Interno, ma li ha procurati il questore, chiedendo e ottenendo una sponsorizzazione.

 

«Parliamoci chiaro. In qualunque grande città del mondo quale detective potrebbe occuparsi a tempo pieno di ogni rapina da 300 euro?», domanda retorico uno dei poliziotti. «E soprattutto, quale genio ha una memoria tale da poter stabilire che tre mesi prima c’era stata una rapina uguale uguale a quella che era appena capitata? Da questi concetti, nel 2007, è partito un assistente di polizia per aggregare i dati di tutte le rapine, per computerizzare facce, vestiti, armi. E non solo».

 

rapinarapina

Il «non solo» è parecchio interessante. Innanzitutto, su una parete di quest’ufficio compare una scritta: «Dalle unghie di un uomo, dalle maniche della sua giacca, dai suoi stivali, dalle ginocchia dei suoi pantaloni, dai calli sull’indice e sul pollice, dalla sua espressione, dai polsini della sua camicia, dai suoi movimenti, da tutte queste cose si capisce l’occupazione di una persona. È pressoché inconcepibile che, tutte insieme, non riescano a illuminare un investigatore esperto».

 

È firmata Holmes 1892, lo Sherlock di Arthur Conan Doyle. Ispirati da Baker Street, in via Fatebenefratelli cercano uomini e donne dell’esercito mascherato, armato, fluttuante dei rapinatori di banche, negozi, poste, uffici. Mentre scorrono i primi filmati delle telecamere di sicurezza, e si leggono le sintesi dei rapporti, si comincia a comprendere come questo esercito di ladri lasci dietro di sé una scia sempre più riconoscibile.

 

chiuso per rapinachiuso per rapina

Di sfumatura in sfumature, di ora in ora, ecco che accanto al bandito capace di terrorizzare le vittime sbraitando (uno dei rapinatori era soprannominato non a caso Il blasfemo), ne spuntano altri che le impietosiscono, ripetendo un lamentoso «Per favore» (era la tecnica di Aerosol, che si avvicinava alle farmaciste lamentando dolori alle vie respiratorie). Nella serialità - ogni rapinatore tende a ripetere ciò che ha funzionato – emergono dunque i particolari utili ad attribuire al gangster un nome e cognome reali.

FABIO CANINO TWITTA SUI RAPINATORI TRAVESTITI DA RENATO ZERO FABIO CANINO TWITTA SUI RAPINATORI TRAVESTITI DA RENATO ZERO

 

Occorre una premessa. Nell’universo contemporaneo delle investigazioni sono ritenuti basilari (da anni e nel mondo) i cosiddetti hot spot . I computer indicano le zone calde, ad alta densità di crimini effettuati, o di presenze ritenute ostili, da far vigilare e temere dagli umani. Questi hot spot non riescono però a interpretare il “calore” del crimine che sta per compiersi, del sospetto probabilmente entrato in azione.

 

A Milano è nata questa terza via “dinamica”. Le citazioni di Minority Report , della polizia predittiva e dei logaritmi sembrano però fuori luogo. Le trappole della questura milanese sembrano ispirarsi più banalmente a due antichissimi proverbi: «Tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino » e «Chi dorme non piglia pesci». Vediamo meglio come funziona questo Key crime inventato dall’agente Mario Venturi.

 

Ventiquattr’ore dopo il colpo, chi ha subito la rapina riceve una visita di un poliziotto, o una telefonata: «Ha detto alla pattuglia che il rapinatore era armato? Si ricorda se l’arma era scura o cromata? Impugnava la pistola puntandola addosso o agitandola in aria? Quale braccio, destro o sinistro?». Il “come”, che diventa indispensabile, si somma subito al “dove”. Ancora esempi concreti: il giovane ribattezzato Ri-Picard, catturato la settimana scorsa, assaltava solo la catena del surgelato. Una banda di quattro uomini è penetrata ben sei volte, armi in pugno, nello stesso super familiare del Lorenteggio.

RAPINA MILANO RAPINA MILANO

 

Esiste un solitario che punta immancabilmente alle agenzie di scommesse. Il computer “immagazzina” le vie e i quartieri dove il rapinatore colpisce e sottolinea gli schemi mentali banditeschi del “quando”: «Qualcuno prende la pistola sempre tra le 19 e le 21, qualcun altro solo al mattino. Chi ama il venerdì lo aspetta. C’è chi lascia passare tra un colpo e l’altro una settimana, o anche più, e chi accelera il ritmo».

 

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E i quattro poliziotti - due delle volanti, l’Upg diretto da Maria Josè Falcicchia, e due della Mobile, l’investigativa di Alessandro Giuliano che cosa fanno? Una delle contromisure, che ormai non adottano più, ci viene svelata: «Abbiamo convinto una catena di supermercati a mettere le guardie giurate in due dei quartieri dove i rapinatori colpivano più spesso. E a lasciare sguarnito il supermercato di un altro quartiere là vicino, nel giorno X. E là, fingendoci clienti, c’eravamo noi, ad aspettarli. Appena sono entrati, li abbiamo presi. Grazie al computer, non abbiamo sbagliato nemmeno di cinque minuti».

 

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Dal 1° gennaio al 5 agosto 2013 a Milano c’erano state 189 rapine in farmacia. Stesso periodo del 2014, 161. In questo 2015? Sessantadue, cento in meno. Questi numeri spiegano come mai il questore Gigi Savina ogni tanto passi in quest’ufficio a osservare i poliziotti. I quali ormai hanno imparato a «tagliare » da soli, senza nemmeno aspettare la Scientifica, i filmati che recuperano da banche, farmacie, uffici postali, e che tramite WhatsApp mandano ai poliziotti che girano per la città con il loro smartphone. A banditi come Thor, o come il Marchese del Grillo, due che ancora sfuggono alla cattura, sembrerà fantascienza: ma lo sbirro-computer a Milano è semplice quotidianità.

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