milano bruno violenza extracomunitario

DIFESA A DENTIERA ARMATA – A MILANO UN UOMO DI 94 ANNI HA SALVATO LA VICINA DI CASA, UNA DONNA DI 43 ANNI, DALLE VIOLENZE DI UN 23ENNE EXTRACOMUNITARIO CHE L'AVEVA SEGUITA NEL PORTONE E VOLEVA STUPRARLA – IL RACCONTO DELL'ANZIANO: “HO USATO UNA SCACCIACANI INNOCUA CHE PERÒ SEMBRA VERA. LUI NON SAPEVA, È UN CRETINO. GLIEL'HO PUNTATA CONTRO E SI È MESSO PAURA. AVEVO ANCHE UN FUCILE VERO IN CASA MA...”

1 - A 94 ANNI SALVA LA VICINA DI CASA: DOTTORESSA SFUGGE A UNA VIOLENZA

Estratto dell'articolo di Giuseppe Guastella per il “Corriere della Sera”

 

IL 94ENNE BRUNO CON LA PISTOLA SCACCIACANI

La via semicentrale a ovest della città come sempre in pieno giorno brulica di clienti del supermercato e dei tanti negozi. I tavolini all’aperto sono occupati, poco più in là una mamma-medico di 43 anni apre trafelata il portone del suo palazzo parlando al cellulare. Non si accorge di un giovane extracomunitario che la sta seguendo, lo stesso che irromperà in casa sua e per lunghissimi minuti di terrore la massacrerà di botte tentando di violentarla: «Ho pensato di morire», racconta scioccata al Corriere della Sera.

 

Sono passate un paio d’ore da quando mercoledì il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha presieduto il comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, che in Prefettura ha affrontato il preoccupante tema delle violenze sessuali che in pochi giorni si sono verificate in città. La signora rientra a casa, ha appena terminato il turno di medico in ospedale.

 

«Come sempre ero di corsa. Entro — ricorda — senza mettere il chiavistello alla porta, vado in cucina e sento qualcuno entrare. Torno in corridoio e vedo un giovane di colore alto 1,78 circa, capelli ricci e corti».

 

IL PALAZZO DI MILANO DOVE E' AVVENUTA LA VIOLENZA DA PARTE DI UN EXTRACOMUNITARIO

Urla di paura. «Senza dire una parola, ha iniziato a picchiarmi violentemente con calci e pugni spingendomi verso la camera da letto», aggiunge con la voce che ancora le trema. Lo sconosciuto la getta a terra e continua a darle calci sulla testa.

 

[…]

 

La donna resiste all’aggressore che le strappa la camicia.

«Ho pensato “o muoio o mi libero”. Per fortuna sono molto sportiva. Con la forza della disperazione sono riuscita a dargli un pugno ai testicoli, mi sono rialzata e gli ho sferrato un calcio nello stesso posto». Il colpo che lo lascia senza fiato. «Si è rannicchiato per terra, l’ho steso», racconta anche con una certa dose di soddisfazione.

 

CARABINIERI A MILANO

Riesce a fuggire, quando raggiunge il pianerottolo comincia a urlare a squarciagola chiudendosi la porta di casa alle spalle e lasciando dentro il giovane, mentre dalla profonda ferita che le ha provocato un calcio alla testa cola del sangue sul viso. In pochi istanti, i condomini accorrono in suo soccorso trovandola che piange sul pavimento. Arriva anche Bruno, un 94enne in forma straordinaria. «Il coraggioso siciliano è venuto a difendermi. È il mio eroe», sorride la signora commossa.

 

Il pensionato non ha un momento di indecisione, va in casa propria. In un batter d’occhio torna con una pistola in pugno, entra nell’appartamento della vicina e punta l’arma contro il giovane che nel frattempo si è chiuso nella cameretta dei bambini. Lo tiene sotto tiro per i pochi minuti sufficienti perché arrivino i carabinieri con le manette e perché lui non si renda conto che la pistola è solo una scacciacani.

violenza sessuale

 

Si rivelerà un gambiano di 23 anni, irregolare e senza fissa dimora come uno di quei fantasmi mai controllati in Italia dalle forze dell’ordine che bivaccano attorno alla stazione Centrale di Milano, teatro dell’ultimo stupro. Il pm di turno Paolo Filippini lo accusa di tentata violenza sessuale, rapina e lesioni (ferite guaribili in due settimane), ma al fascicolo lavora anche il pool «Soggetti deboli» guidato dall’aggiunto Letizia Mannella. […]

 

2 - «HO USATO UNA SCACCIACANI MA LUI HA CREDUTO FOSSE VERA COSÌ L’HO TENUTO SOTTO SCACCO»

Estratto dell'articolo di G.Guastella per il “Corriere della Sera”

 

VIOLENZA SESSUALE

Guida l’automobile, fa la spesa da solo, Bruno dimostra almeno 20 anni meno dei 94 compiuti l’11 gennaio. Siciliano di Scicli (Ragusa), a Milano dal 1958, ha lavorato come dirigente di un ente privato fino alla pensione. Non gli manca di certo la determinazione, quella che mercoledì mattina lo ha fatto irrompere in casa della vicina per bloccare il giovane extracomunitario che l’aveva aggredita puntandogli contro, fino all’arrivo dei carabinieri, una pistola. Era una scacciacani. Risponde alle domande con disarmante candore.

 

Signor Bruno (omettiamo il cognome per tutelare la vittima), ci si potrebbe chiedere chi glielo abbia fatto fare.

VIOLENZA SESSUALE

«Ho sentito gridare la signora, sono uscito e l’ho vista seduta per terra sul pianerottolo vicino alla porta, disperata, con la faccia insanguinata che ripeteva “È ancora dentro, è ancora dentro”. Mentre arrivavano altri inquilini, la signora diceva che un uomo l’aveva seguita, era entrato in casa dietro di lei e l’aveva malmenata. Stava ancora dentro, ma nessuno aveva il coraggio di fare qualcosa, di entrare».

 

E lei cosa ha fatto?

«Allora io sono andato a prendere la pistola».

CARABINIERI A MILANO

 

La pistola?

«Sì. È una scacciacani innocua che però sembra proprio vera (la mostra, ha il regolare tappo rosso sulla canna, ndr.). È tutta di metallo, pesa un chilo, un chilo e mezzo, se gliela do in testa è peggio di una pallottola vera».

 

Non temeva che l’aggressore si rendesse conto che era una pistola finta?

«Lui non lo sapeva. È un cretino (sorride)».

 

Entra, dove lo ha trovato?

«Era in camera da letto, credo in quella dei bambini».

 

E lei che ha fatto?

VIOLENZA SESSUALE

«Gli ho puntato la pistola contro e si è messo paura. A me sembrava drogato».

 

[…]

 

E poi?

«I carabinieri sono arrivati in pochi minuti».

 

[…] Lei ha mai usato armi?

«Certo, sono un cacciatore».

 

Ha anche armi vere?

«Un fucile da caccia calibro 20».

 

E perché non ha preso quello?

violenza sessuale

«Sarebbe stato troppo, avrei spaventato i vicini e non c’era tempo da perdere, perché lo tengo in un armadietto chiuso, avrei dovuto prendere la chiave, aprire...». […]

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