LA DUCHESSA DI ALBA ERA RIFATTA COME UN COPERTONE MA NON SCEMA: NON LASCIA NULLA AL SUO ULTIMO SPOSO, 25 ANNI PIÙ GIOVANE E LA FORTUNA DI £ 2.2 MILIARDI SE LA RIPARTISCONO I FIGLI, INSIEME AI PALAZZI E MIGLIAIA DI ETTARI DI TERRE (VIDEO)
VIDEO - LA DUCESSA CELEBRA IL MATRIMONIO NEL 2011
La duchessa di Alba nota come la “Cayetana”, era nobildonna spagnola, discendente diretta di re Giacomo II d’Inghilterra, lontana parente di Churchill, da bambina giocava a bambole con la regina Elisabetta. La sua fortuna è una tra le più grandi di Spagna, con 2.2 miliardi di sterline, tra palazzi, terreni e opere d’arte.
Domenica scorsa è stata ricoverata in ospedale per una forte polmonite ed è morta nel suo palazzo di Duenas, a Siviglia.
Di animo eternamente giovane e ribelle nel 2011 aveva deciso di darsi al suo terzo matrimonio, con Alfonso Diez, un uomo 25 anni più giovane di lei che non fu ben accettato dalla famiglia. In ogni caso, con la sua morte lascia tutto il patrimonio ai sei figli, che ricevono un palazzo ciascuno e migliaia di ettari di terreni. L’attuale marito aveva infatti firmato un documento di rinuncia del patrimonio prima di sposarsi.
2. QUADRI MARITI CHIRURGHI FLAMENCO
Andrea Nicastro per il “Corriere della Sera”
La «Duchessa» se n’è andata al mattino e alla sera ogni singola rete tv spagnola ha mandato in onda lo speciale sui riccioli indomabili, metafora perfetta del carattere ribelle. Oggi i quotidiani le dedicheranno pagine su pagine e i bambini uscendo da scuola ne parleranno con le mamme sinceramente colpite.
Tanta popolarità è rara per un’aristocratica, ma è la magia di Cayetana Fitz-James Stuart, diciottesima duchessa d’Alba, emblema di una Spagna tutta corride, passione e flamenco, che, con lei, non era stereotipo, ma enigma vero impregnato di religiosità teatralizzata da Semana Santa, tradizioni e trasgressione da movida.
La Duchessa è morta a 88 anni a Siviglia nel suo Palacio de las Dueñas che è più bello della maggioranza dei musei del mondo. Disseminata per la Spagna la nobildonna possedeva un’altra ventina di castelli, tenute agricole, palazzi. Un figlio fanfarone si vantò di poter viaggiare tra Siviglia a Madrid senza mai uscire dalle terre di famiglia.
Nei cassetti di quei castelli ci sono lettere di Cristoforo Colombo e Carlo V; alle pareti quadri di Velazquez, Picasso, Beato Angelico, Bellini, Perugino, Rubens; sugli scaffali miniature, codici medievali, ceramiche e 18mila volumi degni del più prestigioso archivio di Stato. Cayetana aveva 46 titoli aristocratici.
Lei ed Elisabetta II erano amiche d’infanzia e 18 volte parenti, ma, secondo alcuni calcoli araldici, tra la Duchessa e la regina d’Inghilterra, sarebbe stata la coronata a dover cedere il passo. La sintesi di Oriana Fallaci fu «ha il sangue più blu dell’inchiostro». Maria del Rosario Cayetana Fitz-James Stewart y de Silva non si fece mai schiacciare dal peso del nome e visse in un modo irripetibile la sua era.
Nata a Madrid alla vigilia della Depressione del ’29, scappò dalla Guerra Civile spagnola a Londra con il papà amico dei Windsor e ambasciatore di Franco. Tornò in Spagna per un matrimonio all’altezza del rango: 2.500 invitati nella cattedrale di Siviglia. Inseguì la figlia femmina e, prima di riuscirci, ebbe 5 maschi.
Anni di ricevimenti e colpi di testa. Era lei a guidare Jackie Kennedy e Grace Kelly alla scoperta della Spagna franchista e lei a choccare il pubblico bacchettone della dittatura entrando a cavallo nella Plaza de toros o rubando il marito a Rita Hayworth. Non era un caso se tra le antenate avesse anche quella Maya Desnuda, ritratta da Francisco Goya alle spalle del marito.
A quasi 50 anni rimase vedova per la prima volta. Sei anni di lutto e una sera all’Opera si innamorò di un filosofo ex gesuita, senza ombre di nobiltà e, per di più, di 8 anni più giovane. «Mi piacciono gli uomini intelligenti, che mi siano superiori in questo campo», si giustificò candida. Il loro matrimonio ruppe ogni convenzione. Passarono 23 anni e pure l’ex prete la lasciò vedova.
Quella volta la Duchessa aspettò 10 anni per risposarsi e scelse un compagno di 25 anni più giovane, un altro plebeo. «Sono molto cattolica — spiegò —. Non posso vivere con un uomo se non lo sposo». Al terzo «sì» gli invitati furono appena 40, ma l’intera Spagna osservava dalla tv. Qualcuno aveva pagato 8 mila euro per un posto su un balcone, altri avevano costruito maschere per ridicolizzarla. Cayetana aveva già 85 anni, era malferma sulle gambe e parlava male per le conseguenza di una idrocefalite, il volto era irriconoscibile per gli innumerevoli interventi estetici.
Le rimaneva il carisma e il casco di capelli. Appesa al braccio del prossimo sposo, Cayetana avanzava lenta verso la chiesa sul tappeto rosso quando uno gridò «guapa», bella. Sembrò più uno sberleffo che un complimento. Lei si fermò, si tolse le scarpe e a piedi nudi accennò dei movimenti di flamenco. Un ballo immobile e straordinario fatto muovendo i polsi. Scattò l’applauso, la gente smise di ridere. In un libro uscito 15 anni fa la Duchessa scrisse il proprio epitaffio: «Qui giace Cayetana che visse come si sentì di vivere».