LA VERSIONE DI MUGHINI - ECCO COSA PENSO DAVVERO DI DÉSIRÉE, DEI BASTARDI CHE L'HANNO UCCISA, E DEL FRACASSO CREATO DA MIE PAROLE ASSOLUTAMENTE OVVIE, TRAVISATE DAI GIORNALI IN UN ''SE L'È CERCATA''. E OGGI IN PRIMA PAGINA DEL ''FATTO'' C'ERA UN MUCCHIETTO DI STERCO CHE VENIVA VERSATO SULLA MIA TESTA, COMPLICE IL TITOLISTA. DICO A LUI E ALLA LUCARELLI…''
Mughini su Desiree: una povera predestinata, inutile fingere non sia cosi
Lettera di Giampiero Mughini a Dagospia
Caro Dago, sto leggendo con piacere il nuovo libro di Alessandro Baricco, “The Game”, lì dove lui ci racconta a qual punto “l’insurrezione digitale” ha trasformato la nostra vita di tutti i giorni, le nostre abitudini mentali, i paradigmi su cui poggiamo il nostro fare e il nostro vivere.
La tirannide dei clic ha creato un modo secondo e ulteriore, che conta immensamente più del mondo reale, del mondo dei fatti come sono. Esiste quel che è dei social, immensamente meno quello che nei social non ci sta. Né potrebbe essere diversamente, dato che un quarto o un quinto dell’umanità sta aggrappato a quelle non-realtà ma ahimè quanto schiamazzanti e pervasive.
Mi è successo in questi giorni di essere invitato a una trasmissione di chiacchiera televisiva che aveva al suo centro la vicenda drammaticissima della sedicenne Désirée Mariottini, straziata e uccisa da un “mucchio selvaggio” di spacciatori in un fabbricato che sta nel bel mezzo di uno dei quartieri romani tra i più peculiari, San Lorenzo.
La chiacchiera cui partecipo viene inaugurata da una scheda che riassume e la vicenda e il personaggio della ragazza. Ascolto la voce femminile che descrive Désirée come “una principessa guerriera” e naturalmente allibisco da quanto questa dizione è remota dalla realtà di quel corpo violato, di quella ragazza la cui tossicità metteva la sua vita a portata dell’uno o dell’altro delinquente che in quel fabbricato ci viveva. Devo aver fatto una smorfia a dire il mio stupore nell’udire tali baggianate, perché subito Mara Venier mi ha interpellato a dire la mia opinione.
Ho detto che purtroppo non ci trovavamo di fronte a una “principessa guerriera”, e bensì a una ragazza di 16 anni che non usufruiva di alcuna protezione sociale o familiare o altro, una ragazza entrata nel reame atroce della tossicodipendenza e dunque pronta a tutto pur di avere e consumare “la roba”.
Ho parlato del reame della tossicodipendenza come qualcosa di molto diverso dalla vita di noi tutti che non ne facciamo parte. Pur non avendo mai consumato neppure uno spinello, penso che chi entri in quel reame sia sottoposto a una tensione spasmodica, che è quella di arrivare alla “roba”, un tipo di merce che non trovi né in farmacia né al supermercato.
Ho detto di me stesso che non so che cosa farei pur di avere il sonnifero che ogni notte mi fa dormire, se quel sonnifero non lo trovassi in farmacia, così come la piccola e fragile Désirée l’eroina non la trovava in farmacia (dico eroina perché così ho letto).
A quel punto il rischio della sua vita diventava totale, o meglio ancora la sua vita diventava a portata di presa e di violenza dei delinquenti di pelle bianca o nera che nel reame della droga la fanno da padroni. (Leggo sul “Corriere della Sera” di oggi che il suo caso, una che mancava da casa per giorni interi, era stato già segnalato ai servizi sociali.)
OMICIDIO DI DESIREE MARIOTTINI - BRIAN MINTEH UNO DEI SENEGALESI ARRESTATI
Lei li ha incontrati quei delinquenti, che non hanno avuto pietà. Li ha incontrati quei “bastardi”, come li ho chiamati, che se li appendessero per i piedi non verserei una sola lacrima. Sì, per quanto era giovane e fragile e priva di corazze, lei era una predestinata in quel mondo di potenziali assassini.
E’ questa la ragazza che dobbiamo piangere e anche se per quel che è il mio gusto, io la mia commozione per la sorte di Désirée me la terrei dentro, in silenzio, non la “principessa guerriera” quale veniva descritta a inizio della trasmissione di cui ho detto.
Tutte cose talmente ovvie, quelle che ho detto. Talmente di buon senso, e anche se oggi il buon senso è divenuto la più ardita delle provocazioni. Tutte cose da terza elementare, nel senso che sono alla portata di uno che abbia fatto la terza elementare. E difatti sono tornato a casa, e non ci ho più pensato a quella chiacchiera televisiva talmente ovvia e di buon senso.
Mi sbagliavo. La marea nel mondo secondo e ulteriore che non ha alcun rapporto con la realtà è montata da subito. Fiamma Satta mi ha mandato il titolo di un giornale di provincia, da cui risultava che io avrei detto che “Désirée se l’era cercata”. Ho alzato le spalle, idiota più idiota meno.
Alla sera mi ha chiamato la figlia di una mia cara amica, e subito mi ha accennato a Désirée e io che non posso fare una lectio magistralis a ogni telefonata, le ho detto che non era vero niente di quello che lei credeva avessi detto. Ieri alla puntata di “Tiki Taka”, il mio caro amico Beppe Cruciani mi ha detto che ha fatto un’intera puntata a difendermi da quelli che mi attaccavano sui social.
Ora i social per me è come se non esistessero, monnezza sono e monnezza restano. Non perderò mai un secondo della mia vita a leggere l’uno o l’altro tweet di qualche ripugnante analfabeta.
fiamma satta premiata da luigi abete
E finché stamattina non ho comprato – come faccio ogni mattina – la copia de “il Fatto Quotidiano”. La monnezza dei social è una cosa, e basta stare attento a dove metti i piedi per scansarne lo sterco di cui sovrabbondano. La prima pagina di un giornale che leggi ogni mattina è tutt’altra cosa.
E su quella prima pagina c’era un mucchietto di sterco che veniva versato sulla mia testa. Un assieme inenarrabile di porcate architettate a metà dal titolista del pezzo e dalla Selvaggia Lucarelli che lo aveva firmato. L’occhiello annunciava il tutto così “Come far sparire lo stupro e condannarla”. Poi c’era il titolo, di quelli che non si dimenticano “Ovvio, tutta colpa di Désirée”.
E poi c’era la puntuale citazione del mio pensiero nell’articolo della Lucarelli, in cui si sosteneva in buona sostanza che ci sono “frasi e insinuazioni” che fanno male ai morti, che in un certo modo li uccidono una seconda volta, e quelle frasi e insinuazioni erano esattamente le mie.
Ero io che avevo ucciso una seconda volta Désirée, ero io che dicevo che la sua morte se l’era cercata e quasi meritata, ero io che “facevo sparire” lo stupro, ero io che la facevo passare per una “predestinata” laddove era una ragazza che aveva incontrato dei delinquenti e stupratori, cosa di cui non mi ero accorto.
Ho letto e riletto un paio di volte questa combinazione di porcate inenarrabili, questa fratellanza ciarlatanesca alla Bonnie and Clyde tra il titolista e l’articolista. Non conosco a puntino il curriculum intellettuale della Lucarelli, ma credevo che l’esame di terza elementare lo avesse passato. Forse mi sbagliavo.
Quanto al titolista, sono a sua completa disposizione. Mi chiami, ci incontreremo. Provi a ripetermi, guardandomi negli occhi, che io ho “abolito” lo stupro e ho detto che era tutta colpa di Désirée. Prova a ripetermelo, indecente cialtrone che non sei altro.
GIAMPIERO MUGHINI