new orleans italiani

“COSTANO TANTO POCO QUESTI ITALIANI CHE VALE LA PENA DI LINCIARLI TUTTI” – NEL 1891 C’ERANO PIÙ SICILIANI A NEW ORLEANS CHE A PALERMO. ERANO I NUOVI SCHIAVI, FACEVANO I LAVORI CHE I NERI RIFIUTAVANO MA EBBERO IL LORO RISCATTO – DAI LINCIAGGI RAZZISTI ALLE ESIBIZIONI MUSICALI DI DOMENICA NELLE PIAZZE PIÙ ELEGANTI IN CUI NACQUE IL JAZZ DI NICK LA ROCCA

Mimmo Gangemi per “la Stampa”

 

linciaggio new orleans

Poche vele messe al vento e il brigantino si scostava dalla banchina, spezzando il filo steso lento tra il ponte e i punti d' ormeggio sul molo. L' attimo in cui quel filo si tranciava, pendendo in due spezzoni, era il distacco definitivo, le vite che si separavano.

 

Se il tratto fissato alla terraferma era più lungo, significava il ritorno. Teste invece chine alla rassegnazione se succedeva il contrario. A bordo, gli emigranti s' accalcavano alle balaustre per i saluti, per le ultime immagini da imprimere nella mente.

 

Giù, i familiari raccolti a grumi. Sventolavano mani, fazzoletti, mischiavano muco e lacrime, senza staccare lo sguardo dal veliero che, nel prendere distanza e velocità, spartiva di prua l' acqua in due sbuffi uguali.

 

Fino agli ultimi decenni dell' 800, i viaggi oceanici verso l' America li affrontavano quei vascelli di legno, veloci, facili alle manovre, con velatura grande e molto alta e con due alberi, di trinchetto e di maestro, a vele quadre, o tre, il terzo di mezzana a vele auriche.

 

Gli emigranti cominciarono ad andarsene dal 1870, per la povertà rimasta intatta, o peggio, e le speranze già deluse dall' Italia unita. Dal porto di Palermo partivano i brigantini Cinque Sorelle, Catarina, Elisabetta.

linciaggio italiani new orleans

 

Con un carico di disperati, siciliani di Girgenti, di Salaparuta, dei Nebrodi e delle Madonie, di Palermo, ammassati nelle stive da non venire da credere che vi fossero respiri bastevoli a saziare i polmoni di tutti.

 

La destinazione era New Orleans, Louisiana. Toccava affidarsi al vento, ai suoi capricci, senza certezza di quanto sarebbe durata la traversata, non meno di 25 giorni, a volte più di 50.

brigantino nave italia

 

Un carico d' arance e di uomini all' andata. Un carico di cotone e di uomini al ritorno.

A osservare oggi Nave Italia, il brigantino più grande al mondo, lungo 61 metri, non ci si riempie gli occhi, si ricava l' impressione che i suoi antenati non potessero riuscire ad attraversare l' acqua interminabile, non fossero in grado di spuntarla sulla rabbia del mare se avesse deciso d' accanirsi sulle fiancate e non di limitarsi a rimbalzarne sconfitto, in una miriade di spruzzi, e avrebbero lamentato contorti gemiti legnosi fino a sfasciarsi e colare a picco.

nick la rocca band

 

Ma così non era, se ce l' aveva fatta Cristoforo Colombo con le caravelle e i Vichinghi con i drakkar.

 

Già nel 1861, vi si erano stipati militari borbonici presi prigionieri e di cui la patria fresca di conio aveva fretta di disfarsi - un soffio sussurra che molti furono venduti. Li incorporarono nel battaglione Italian Guards del 10° e del 22° reggimento Louisiana dei Confederati.

 

vignetta razzista anti italiana new orleans

Si comportarono da eroi: del 10°, su 976 effettivi, sopravvissero 18. Altri combatterono per l' Unione, inquadrati nel 39° reggimento Garibaldi Guards. Si coprirono di disonore a Harpers Ferry, sul fiume Potomac, e furono sottoposti alla «marcia della vergogna» che toccava ai codardi.

 

Resta che la guerra di casa nostra era proseguita in America. Sul finire del XIX secolo, ai brigantini si sostituirono i piroscafi a vapore, che all' inizio conservarono alberatura e vela, da utilizzare in caso di avaria.

nick la rocca band 1

 

Correvano più veloci e tenevano meglio il mare. Le ciminiere spandevano intorno una nuvola nera che imbrattava di polvere uomini e cose.

 

Da Palermo facevano la spola per New Orleans il California, il Manila, il Mosselia, il Liguria, il Vincenzo Florio, che durarono fino al 1904, e il Montebello, il più famoso, che non smise di discendere i paralleli dal 38°, il maledetto dalla collera sotterranea, che attraversa Reggio e Messina, San Francisco, Smirne, fino al 29° di New Orleans.

 

I nuovi schiavi

nick la rocca

Vi giunsero numerosi dalla Sicilia. All' inizio si concentrarono nel quartiere subito annomato Little Palermo, dentro quattro isolati, malfamati, corrosi dalle malattie, assediati dai topi, con bordanti assiepati fino a dieci per stanza, e nelle baracche e ripari di fortuna sparsi in fondo a Vieux Carré.

 

Erano i nuovi schiavi, svolgevano i lavori che i neri già rifiutavano, nei campi di cotone a raccogliere bambagia, nella prateria a costruire la ferrovia, e nelle piantagioni di canna da zucchero, lì una fatica distruttiva, per i danni ai reni dovuti alla disidratazione.

 

Nel 1891, degli ottantamila abitanti di New Orleans, dodicimila erano siciliani. Fu l' anno del linciaggio di undici di loro accusati d' aver ucciso «the Chief», il capo della polizia, ma risultati innocenti nel processo - ukilladucif fu uno dei nomignoli che i bianchi nativi appiopparono ai nostri, la storpiatura tra italiano e inglese di «they killed the Chief».

nick la rocca 1

 

Non fu l' unico linciaggio. E i colpevoli non fecero mai carcere. Risarcivano, e non sempre, la famiglia di una vittima con 2500 lire. E fece cronaca e rabbia una vignetta con una frase diventata famosa: «Costano tanto poco questi italiani che vale la pena di linciarli tutti».

 

Razzismo, allora. Li tacciavano d' essere negri camuffati da bianchi. Abbattevano l' odio e le rappresaglie legittimandoli con la colpa che fossero sporchi e cenciosi, attaccabrighe lesti a pungere le carni - da qui, il dago che li inquadrava italiani e indesiderati, da dagger , stiletto.

 

In realtà, disturbava che fraternizzassero con gli afroamericani, che impiegassero poco a tirarsi su impiantando negozi, botteghe di artigiani, commercio all' ingrosso con l' importazione dall' Italia di arance, vino, olio, marsala, che presto avessero abbandonato i tuguri e abitato nel lusso del centro.

 

Nick La Rocca

new orleans 2

A New Orleans fiorirono le bande musicali dei siciliani. Si esibivano la domenica nelle piazze più eleganti. E il jazz - «jass» il nome originario - fu l' incontro dei suoni delle opere sinfoniche e degli spiritual dei neri, da cui derivò una musica che conteneva la combinazione armonica e quella melodica, arricchita dall' improvvisazione, da rapidi cambi dei modelli di ritmo.

 

E fu Nick La Rocca, cornettista nativo di New Orleans, ma con il padre di Salaparuta e la madre di Poggioreale, a portare il jazz alla ribalta nazionale, incidendo Livery Stable Blues , un grande successo di vendita e di critica. Ma qui siamo già oltre il disagio, qui è il riscatto di cui è sempre stata capace la nostra gente.

 

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - COSA FRULLAVA NELLA TESTA TIRATA A LUCIDO DI ANDREA ORCEL QUANDO STAMATTINA ALL’ASSEMBLEA GENERALI HA DECISO IL VOTO DI UNICREDIT A FAVORE DELLA LISTA CALTAGIRONE? LE MANGANELLATE ROMANE RICEVUTE PER L’OPS SU BPM, L’HANNO PIEGATO AL POTERE DEI PALAZZI ROMANI? NOOO, PIU' PROBABILE CHE SIA ANDATA COSÌ: UNA VOLTA CHE ERA SICURA ANCHE SENZA UNICREDIT, LA VITTORIA DELLA LISTA MEDIOBANCA, ORCEL HA PENSATO BENE CHE ERA DA IDIOTA SPRECARE IL SUO “PACCHETTO”: MEJO GIRARLO ALLA LISTA DI CALTARICCONE E OTTENERE IN CAMBIO UN PROFICUO BONUS PER UNA FUTURA PARTNERSHIP IN GENERALI - UNA VOLTA ESPUGNATA MEDIOBANCA COL SUO 13% DI GENERALI, GIUNTI A TRIESTE L’82ENNE IMPRENDITORE COL SUO "COMPARE" MILLERI AL GUINZAGLIO, DOVE ANDRANNO SENZA UN PARTNER FINANZIARIO-BANCARIO, BEN STIMATO DAI FONDI INTERNAZIONALI? SU, AL DI FUORI DEL RACCORDO ANULARE, CHI LO CONOSCE ‘STO CALTAGIRONE? – UN VASTO PROGRAMMA QUELLO DI ORCEL CHE DOMANI DOVRA' FARE I CONTI CON I PIANI DELLA PRIMA BANCA D'ITALIA, INTESA-SANPAOLO…

donald trump ursula von der leyen giorgia meloni

DAGOREPORT - UN FACCIA A FACCIA INFORMALE TRA URSULA VON DER LEYEN E DONALD TRUMP, AI FUNERALI DI PAPA FRANCESCO, AFFONDEREBBE IL SUPER SUMMIT SOGNATO DA GIORGIA MELONI - LA PREMIER IMMAGINAVA DI TRONEGGIARE COME MATRONA ROMANA, TRA MAGGIO E GIUGNO, AL TAVOLO DEI NEGOZIATI USA-UE CELEBRATA DAI MEDIA DI TUTTO IL MONDO. SE COSÌ NON FOSSE, IL SUO RUOLO INTERNAZIONALE DI “GRANDE TESSITRICE” FINIREBBE NEL CASSETTO, SVELANDO IL NULLA COSMICO DIETRO AL VIAGGIO ALLA CASA BIANCA DELLA SCORSA SETTIMANA (L'UNICO "RISULTATO" È STATA LA PROMESSA DI TRUMP DI UN VERTICE CON URSULA, SENZA DATA) - MACRON-MERZ-TUSK-SANCHEZ NON VOGLIONO ASSOLUTAMENTE LA MELONI NEL RUOLO DI MEDIATRICE, PERCHÉ NON CONSIDERANO ASSOLUTAMENTE EQUIDISTANTE "LA FANTASTICA LEADER CHE HA ASSALTATO L'EUROPA" (COPY TRUMP)...

pasquale striano dossier top secret

FLASH – COM’È STRANO IL CASO STRIANO: È AVVOLTO DA UNA GRANDE PAURA COLLETTIVA. C’È IL TIMORE, NEI PALAZZI E NELLE PROCURE, CHE IL TENENTE DELLA GUARDIA DI FINANZA, AL CENTRO DEL CASO DOSSIER ALLA DIREZIONE NAZIONALE ANTIMAFIA (MAI SOSPESO E ANCORA IN SERVIZIO), POSSA INIZIARE A “CANTARE” – LA PAURA SERPEGGIA E SEMBRA AVER "CONGELATO" LA PROCURA DI ROMA DIRETTA DA FRANCESCO LO VOI, IL COPASIR E PERSINO LE STESSE FIAMME GIALLE. L’UNICA COSA CERTA È CHE FINCHÉ STRIANO TACE, C’È SPERANZA…

andrea orcel francesco milleri giuseppe castagna gaetano caltagirone giancarlo giorgetti matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - IL RISIKONE È IN ARRIVO: DOMANI MATTINA INIZIERÀ L’ASSALTO DI CALTA-MILLERI-GOVERNO AL FORZIERE DELLE GENERALI. MA I TRE PARTITI DI GOVERNO NON VIAGGIANO SULLO STESSO BINARIO. L’INTENTO DI SALVINI & GIORGETTI È UNO SOLO: SALVARE LA “LORO” BPM DALLE UNGHIE DI UNICREDIT. E LA VOLONTÀ DEL MEF DI MANTENERE L’11% DI MPS, È UNA SPIA DEL RAPPORTO SALDO DELLA LEGA CON IL CEO LUIGI LOVAGLIO - DIFATTI IL VIOLENTISSIMO GOLDEN POWER DEL GOVERNO SULL’OPERAZIONE DI UNICREDIT SU BPM, NON CONVENIVA CERTO AL DUO CALTA-FAZZO, BENSÌ SOLO ALLA LEGA DI GIORGETTI E SALVINI PER LEGNARE ORCEL – I DUE GRANDI VECCHI DELLA FINANZA MENEGHINA, GUZZETTI E BAZOLI, HANNO PRESO MALISSIMO L’INVASIONE DEI CALTAGIRONESI ALLA FIAMMA E HANNO SUBITO IMPARTITO UNA “MORAL SUASION” A COLUI CHE HANNO POSTO AL VERTICE DI INTESA, CARLO MESSINA: "ROMA DELENDA EST"…