NON C’È DA STUPIRSI SE GLI INFERMIERI SCAPPANO ALL’ESTERO: IN ITALIA LAVORANO TANTO E GUADAGNANO POCO. LO STIPENDIO MEDIO È DI 1600 EURO E I TURNI SONO MASSACRANTI – QUESTO MESTIERE NON ATTRAE PIÙ I GIOVANI, LE DOMANDE DI ISCRIZIONE ALLA FACOLTÀ DI INFERMIERISTICA SONO IN CALO DEL 10% - QUESTO È UN BEL PROBLEMA VISTO CHE NEI PROSSIMI ANNI ANDRANNO IN PENSIONE OLTRE 100 MILA SANITARI E SI RISCHIA IL COLLASSO DEGLI OSPEDALI – IL RACCONTO DI UN INFERMIERE “SCAPPATO” IN SVIZZERA: “MI SENTO UN TRADITORE MA GUADAGNO FINO A 5MILA EURO…”
1-LA CRISI DEGLI INFERMIERI
Estratto dell’articolo di Michele Bocci per “la Repubblica”
Il grido d’allarme parte dai professionisti più numerosi del mondo della sanità, gli infermieri. Ed è così potente che abbraccia la crisi di tutto il sistema, per far capire al governo che un intero settore pubblico rischia di cedere. Ci vogliono soldi e progetti per salvare l’assistenza di milioni di cittadini. E i 4 miliardi in più che ha chiesto per l’anno prossimo il ministro alla Salute, Orazio Schillaci, non basterebbero certo a sostenere la sanità pubblica in modo decisivo. Comunque, non arriveranno nemmeno quelli: probabilmente ci si fermerà intorno alla metà.
La professione dell’infermiere non attrae più i giovani a causa di carichi di lavoro «insostenibili», di stipendi non adeguati e di progressioni di carriera quasi nulle. «Sono solo alcuni aspetti che incidono negativamente in un quadro ormai compromesso». A parlare così non è un sindacato, ma la Federazione degli ordini. Le frasi sono tratte dal testo che la presidente […]
Gli infermieri in Italia sono 456 mila, circa 280 mila lavorano nel sistema pubblico, del quale rappresentano il 60% dei dipendenti. Rispetto alle piante organiche ne mancano ben 65 mila. «La professione che amiamo e onoriamo quotidianamente sta morendo», dice Mangiacavalli. I numeri sono in calo a causa di problemi in entrata e anche in uscita. Intanto, in questi giorni c’è stato «un ulteriore calo del 10 percento delle domande di iscrizione ai corsi di laurea».
infermiere stanco per il covid
I posti erano 21.500 e i candidati un po’ meno di 23.000. Un tempo i dati erano molto diversi, c’erano anche due aspiranti per ogni posto libero. Poi c’è il tema delle uscite. «In base ai nostri dati, nei prossimi anni si assisterà al raddoppio dei pensionamenti ». Si stima che da qui al 2029 andranno via in 100 mila. Ma non si va via solo per raggiunti limiti di età. «I nostri professionisti hanno cominciato a lasciare l’Italia, attratti da migliori prospettive di carriera», è scritto nella lettera.
Sono tra i 3.000 e i 3.500 coloro che si spostano in altri Paesi ogni anno. «Registriamo sconcertati l’ingresso e l’attività di infermieri stranieri sul nostro territorio nazionale senza iscrizione agli Ordini e senza i dovuti controlli», aggiunge Mangiacavalli. […] Un infermiere guadagna circa 1.600 euro al mese.
2-«IO, INFERMIERE FUGGITO IN SVIZZERA, ORA GUADAGNO FINO A 5MILA EURO AL MESE. MI SPIACE, MA HO 3 FIGLI DA MANTENERE»
Estratto dell’articolo di Sara Bettoni per il “Corriere della Sera”
Lorenzo Iannotta fino a luglio dell’anno scorso percorreva 8 chilometri al giorno per raggiungere il posto di lavoro e poi rientrare a casa. Ora ne macina 85. Ma anche il suo stipendio è aumentato, passando da circa 1.700 euro a 4/5 mila franchi al mese. Il 36enne è uno dei 4 mila infermieri che hanno lasciato (o non hanno mai cercato) un impiego in Lombardia per un posto in Svizzera.
«È stato un po’ come “tradire” il mio Paese – dice -. Ma ho tre figli...».
Iannotta, perché ha scelto questa carriera?
«Mia zia faceva l’infermiera, mi ha trasmesso la passione. Mi sono laureato in Cattolica, nella sede in Molise e poi ho frequentato un master in area critica a Novara».
Non sarà stato difficile farsi assumere.
«Ho girato alcuni ospedali pubblici nel Varesotto, ero in servizio al pronto soccorso».
Stipendio?
«Per chi ha la mia specializzazione, si arriva a 1.700 euro mensili».
Poco più di un anno fa, la decisione.
«Era da poco nata la mia terza figlia. Ho notato un bando per un posto in Svizzera e ne ho parlato con mia moglie, anche lei infermiera in Italia. Ho deciso di partecipare. Hanno valutato i miei titoli, poi ho affrontato un colloquio. E sono stato preso».
Pro e contro?
«Tra i vantaggi c’è soprattutto lo stipendio. Da frontaliere, pago le tasse in Svizzera e il sistema tiene conto del mio nucleo familiare. Sono migliorate la qualità del lavoro e il tenore di vita».
E gli svantaggi?
«Per otto ore di lavoro, ne trascorro 11 o 12 fuori casa. Colpa del traffico e delle strade verso il confine, tutte provinciali. E poi il viaggio è costoso, il prezzo della benzina è aumentato».
Cosa le hanno detto colleghi e pazienti italiani quando li ha salutati?
«Mi hanno detto “mancherai”. In particolare, è stato difficile lasciare i colleghi. Negli ospedali di provincia si formano quasi delle famiglie, si condivide tutto. E io ho sempre cercato di dare il massimo, sia dal punto di vista umano sia nei rapporti personali. Anche qualche paziente mi ha chiesto come mai fossi sparito».
L’hanno criticata?
«Io per primo mi sono sentito un “traditore” nei confronti del sistema che mi ha formato e del mio Paese, dove sto cercando di dare un futuro alla mia famiglia. Credo che anche altri lo abbiano pensato, ma nessuno me lo ha rivelato. Qualcuno, invece, mi ha detto che ho fatto bene, perché in Italia non si può più lavorare nel sistema sanitario». […]