ISRAELE È DIVENTATO IL NEMICO NUMERO UNO DELLE UNIVERSITA’ ITALIANE – SCOPPIA LA POLEMICA PER LA DECISIONE DELLA NORMALE DI PISA DI BLOCCARE UN BANDO DI RICERCA IN COLLABORAZIONE CON IL GOVERNO DI TEL AVIV. MOTIVO? SECONDO GLI STUDENTI, FINANZIA ATTIVITÀ DI RICERCA E SVILUPPO DI TECNOLOGIE CIVILI CHE POSSONO ESSERE USATE DA ISRAELE CONTRO I PALESTINESI – L'ASSOCIAZIONE DEGLI “AMICI DELLA SCUOLA NORMALE” INSORGE: “SIAMO SCONCERTATI, L'ATENEO DOVREBBE PREOCCUPARSI DI VALORIZZARE SEMPRE LA SCIENZA”
Estratto dell'articolo di Luca Lunedì per www.corriere.it
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La Scuola Normale di Pisa dice no a un bando di ricerca in collaborazione con il governo di Israele e adotta un documento programmatico per mettere all’indice i progetti di collaborazione con aziende che operano nel campo degli armamenti. Pur non avendone mai avuti in passato: infatti il riferimento implicito — e critico — è al resto del mondo accademico.
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Due decisioni in una, con toni decisi, che provengono dalla seduta del senato accademico di due giorni fa con l’approvazione di un documento nato su input della componente studentesca: la Normale «ritiene di essere chiamata, insieme a tutta la comunità scientifica internazionale, non solo ad attestare concretamente la propria solidarietà, ma anche a riflettere criticamente ad ampio raggio sulle ramificazioni del proprio lavoro».
La presa di posizione prende a riferimento l’articolo 11 della Costituzione. Nel documento la Normale «si impegna a esercitare la massima cautela e diligenza nel valutare accordi istituzionali e proposte di collaborazione scientifica che possano attenere allo sviluppo di tecnologie utilizzabili per scopi militari e alla messa in atto di forme di oppressione, discriminazione o aggressione a danno della popolazione civile, come avviene in questo momento nella striscia di Gaza e avvia le procedure per assicurare che tali principi abbiano piena espressione nei regolamenti della Scuola, integrandoli o modificandoli se necessario».
universita chiede stop accordi con israele
Per fare questo «chiede al Ministero degli Affari Esteri e a quello dell’Università di assicurare alla comunità scientifica che tutti i bandi e i progetti da essi promossi per favorire la cooperazione industriale, scientifica e tecnologica con altri stati rispettino rigorosamente i principi costituzionali e di riconsiderare il Bando Scientifico 2024 emesso il 21 novembre 2023 in attuazione dell’Accordo di cooperazione industriale, scientifica e tecnologica Italia-Israele».
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Quel bando infatti finanziava attività di ricerca e sviluppo di tecnologie civili che però, questo è il punto, possono essere usate da Israele a danno della popolazione palestinese e che è stato additato come inopportuno da buona parte del mondo accademico.
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L’associazione degli “Amici” dell’ateneo: «Sconcertati»
Sulla decisione arriva la presa di posizione dell’Associazione degli Amici della Scuola Normale Superiore di Pisa che, con una note, spiega di aver «[…] I numerosi membri dell’Associazione intervenuti hanno tutti espresso il loro “sconcerto” e molti la loro “contrarietà” alla richiesta di riconsiderazione del Bando, ritenendo che “istituzioni universitarie come la Normale debbano piuttosto, nel rispetto delle opinioni dei singoli, preoccuparsi di valorizzare sempre la scienza, la cultura e l’arte come elementi di dialogo e di raccordo universale».
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Gli studenti soddisfatti
Soddisfatti gli studenti che commentano: «Abbiamo scioperato dalla nostra quotidianità, bloccando le lezioni e la mensa il 20 marzo per rompere una normalità basata sul silenzio e per interrompere la complicità tra i saperi che produciamo e le guerre: davanti a un genocidio la neutralità è complicità. Il senato ha prodotto un documento in cui la Normale si impegna a evitare ogni forma di collaborazione con la filiera bellica e la produzione di tecnologie a scopi militari o di oppressione della popolazione civile, con particolare riferimento alla situazione a Gaza».
Il governo
Interpellate sulla richiesta della Normale di Pisa di rivalutare il bando Maeci Italia-Israele, fonti del ministero dell'Università e della Ricerca rispondono che il giudizio sulla decisione ricalca quanto già espresso in occasione di decisioni simili, come quella dell'Università di Torino. In quell'occasione, il ministro aveva giudicato la scelta sbagliata, seppur assunta nell'ambito dell'autonomia propria degli Atenei. Il ministro più volte e pubblicamente ha definito ogni forma di esclusione o boicottaggio «estranea alla tradizione e alla cultura dei nostri Atenei da sempre ispirata all'apertura e all'inclusività». […]
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