DI CHI SONO LE “NUVOLE”? L’AGGIORNAMENTO DI CROWDSTRIKE CHE HA MANDATO IN TILT MEZZO MONDO HA PORTATO ALLA RIBALTA IL CLOUD COMPUTING, OVVERO L’ECO-SISTEMA IN CUI LE RISORSE INFORMATICHE SONO “ARCHIVIATE” E RESE DISPONIBILE AGLI UTENTI ALL’OCCORRENZA – UN BUSINESS CHE VALE UNA MONTAGNA DI SOLDI E CHE È NELLE MANI DEI SOLITI BIG: AL PRIMO POSTO TROVIAMO AWS (AMAZON WEB SERVICES) CON LA MARKET SHARE DEL 31%. SECONDA IN CLASSIFICA AZURE DI MICROSOFT (25%) – CINA E RUSSIA SI SONO SALVATE DAL “BACO” GRAZIE A…
1. I SIGNORI DEL CLOUD: AD AMAZON E MICROSOFT METÀ DEL BUSINESS
Estratto dell’articolo di Vittorio Carlini per “il Sole 24 Ore”
Il cloud computing. Più volgarmente: la nuvola informatica. È l’habitat tecnologico dove, due giorni fa, l’aggiornamento di un prodotto per la sicurezza cibernetica di CrowdStrike, Falcon Sensor per Microsoft Windows, ha creato problemi a milioni di computer in giro per il mondo. Al di là del “Millenium bug con 24 anni di ritardo” – così è stato sarcasticamente definito l’evento di venerdì -, la debacle informatica globale ha portato alla ribalta lui: il cloud computing.
Cioè, detto in parole molto semplici, l’eco-sistema sempre più diffuso in cui, da una parte, le risorse informatiche (dai data center ai server fino alle reti e i software) non sono all’interno dell’organizzazione dell’utente (ad esempio, l’impresa); e dove, dall’altra, lo stesso utente – riducendo i costi e aumentando in teoria l’efficacia – richiede il servizio quando vuole a chi detiene l’infrastruttura It.
La partita dei big Già, chi detiene l’infrastruttura informatica. In altre parole: i signori del cloud computing. Ma chi sono i sovrani dell’habitat hi tech che avvolge le aziende e le nostre stesse vite? Per rispondere non bisogna sforzarsi troppo. Basta dare un’occhiata ai soliti noti del big tech.
Secondo Statista, alla fine del primo trimestre del 2024 il podio del mercato globale dell’infrastruttura e servizi cloud è così composto: al primo posto troviamo Aws (Amazon web services) con la market share del 31%; seconda in classifica, non troppo distante, c’è Azure che è la nuvola informatica di Microsoft (25%). Infine, più distaccato è situato Google cloud.
La divisione di Alphabet deve accontentarsi dell’11% di quota di mercato. Si tratta di numeri che parlano da soli: la nuvola informatica è dominata dai colossi tecnologici statunitensi. Vero! Le cinesi Alibaba (quarta con il 4% di market share) e Tencent (2%) sono tra le prime otto aziende globali del cloud. Inoltre, anche l’Europa - tramite progetti quali GaiaX - tenta di dire la sua. Infine: considerando i ricavi sulla nuvola delle singole aziende la situazione muta.
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Il rischio sui chip A ben vedere, la vera spada di Damocle che pesa sul settore, come un po’ su tutto l’hi tech - compresa l’Intelligenza artificiale -, è la geopolitica. Sono bastate poche parole del candidato alla Presidenza Usa Donald Trump in merito a Taiwan, che subito sul mondo dei chip - vera linfa vitale delle tecnologie - si è scatenata la buriana. Certo! Non è detto che l’ex ospite/presentatore di “The Apprentice” ed ex inquilino della Casa Bianca mantenga fede a tutto ciò che dice in campagna elettorale. E, tuttavia, il rischio di un escalation sull’isola di Formosa, dov’è presente la più grande fabbrica (Tsmc) per conto terzi di microchip, pone seri interrogativi su tutto l’hi tech. Il tempo dirà se ulteriori guai per il cloud potranno arrivare dall’ennesimo populismo.
2. COSÌ IL «BACO» HA RISPARMIATO CINA E RUSSIA
Estratto dell’articolo di Stefano Guarrera per il “Corriere della Sera”
Paralisi globale, ma non in Cina e Russia. I due Paesi non usano Crowdstrike per gestire la loro cybersecurity né Windows sui loro server. E questo perché Pechino punta da anni sull’autosufficienza tecnologica dagli Stati Uniti e Mosca è stata colpita dalle sanzioni che l’hanno sganciata dai servizi occidentali.
La «schermata blu della morte» venerdì non è comparsa in Cina, dove i principali fornitori di servizi cloud sono aziende locali come Alibaba, Tencent e Huawei. Negli ultimi anni, Pechino ha realizzato un programma di sostituzione dei servizi IT esteri con quelli nazionali, anche per motivi di sicurezza. Una politica non troppo diversa da quella adottata da alcuni Paesi occidentali che hanno imposto il divieto alla tecnologia Huawei. Gli analisti chiamano «splinternet» questi massicci interventi di frammentazione di quella che una volta era la Rete globale, ad opera degli Stati per fini geopolitici. Pechino in questo modo può anche controllare meglio il rapporto dei cittadini con la tecnologia. […]
A Mosca il quadro è diverso, ma con conseguenze simili. Con la guerra in Ucraina, sono arrivate le sanzioni occidentali e così Microsoft e altre aziende IT hanno sospeso le vendite di servizi e ridotto le attività nel Paese. In Russia, Crowdstrike non aveva clienti noti. Il mercato è dominato oggi da aziende di cybersecurity nazionali come Kaspersky Lab e quindi il 19 luglio i server di società e compagnie hanno funzionato. […]
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