furto al supermercato

FAME DI GIUSTIZIA - LA CASSAZIONE ASSOLVE IL BARBONE CHE AVEVA RUBATO CIBO ("PER NECESSITA’, NON COSTITUISCE REATO") E FACCI ATTACCA: "I GIUDICI DOVREBBERO ORIENTARE LA GIURISPRUDENZA, NON INVENTARSELA. MA LA MAGISTRATURA FA SPESSO UN MESTIERE CHE NON È IL SUO, E LO FA DA MOLTO TEMPO"

Goffredo Buccini per il “Corriere della Sera

 

FURTO AL SUPERMERCATO  FURTO AL SUPERMERCATO

Rubare non sempre è reato. Così la Cassazione ha deciso di non punire un clochard che si era infilato in tasca una confezione di würstel e due pezzi di formaggio (per un valore di 4 euro e 7 centesimi).

 

Motivo? Ha rubato per fame. Il clochard era stato denunciato da un cliente del supermercato. I giudici l' avevano condannato a sei mesi e 100 euro di multa. Ma la Cassazione ha accolto il ricorso del pg.

 

FURTO AL SUPERMERCATOFURTO AL SUPERMERCATO

Sembra Dickens o Hugo: squarci d' un Ottocento che macinava i più deboli negli ingranaggi di una società spietata. E invece è la nostra Cassazione, oggi. Sentenza 18248, quinta sezione penale: rubare non è sempre una colpa, dipende dal perché si ruba.

 

La crisi e la miseria, che in Italia negano ormai un pasto quotidiano decente a sedici persone su cento, fanno infine giurisprudenza. Così, se il costume italiano compie grandi balzi all' indietro verso infamie che pensavamo quasi scomparse dalle nostre strade, come la morte per inedia sotto un ponte, i supremi giudici ne tengono, ragionevolmente, conto.

FURTO AL SUPERMERCATOFURTO AL SUPERMERCATO

 

Il giovane clochard Roman Ostriakov non pretendeva certo di ergersi a eroe eponimo di questa stagione triste: gli sarebbe bastato sopravvivere, e mirava a scacciare i morsi della fame quando, avendo pagato alla cassa di un supermarket solo un pacchetto di grissini, s' è infilato in tasca una confezione di würstel e due pezzi di formaggio, per un valore complessivo di quattro euro e sette centesimi (sì, avete letto bene: questa è la materia che in un Paese gravato da 60 miliardi l' anno di corruzioni ha implicato tre gradi di giudizio per acclarare alla fine che «il fatto non costituisce reato»).

 

mensa poveri frati antonianomensa poveri frati antoniano

Roman finirà per essere ricordato in questa battaglia globale tra chi ha e chi non ha, ben oltre le proprie intenzioni, perché è così che va la storia ed è probabile che nemmeno Rosa Parks immaginasse di scrivere una delle più famose pagine della lotta contro il razzismo rifiutando di cedere il proprio posto in bus a un bianco.

 

La sua è in fondo una ballata pop stonata in primo e secondo grado da giudici genovesi ignari del lodo De André («sappiamo che è un delitto il non rubare quando si ha fame»). Il ragazzo, colto sul fatto nel supermercato dopo la segnalazione di un cliente pieno di zelo, ha, come si dice, precedenti specifici. Ovvero: non è la prima volta che rubacchia e che lo beccano. Male, certo.

TACCHINI PER IL RINGRAZIAMENTO ALLA MENSA DEI POVERI TACCHINI PER IL RINGRAZIAMENTO ALLA MENSA DEI POVERI

 

Ma i crampi allo stomaco sono peggio, deve aver pensato lui. Stavolta però i giudici decidono che merita una lezione: il 12 febbraio 2015 gli appioppano sei mesi di reclusione e cento euro di multa (cifra del tutto teorica viste le condizioni economiche del reo). Roman non sarebbe certo in grado di ricorrere e la cosa finirebbe lì, peggio per lui. Ma, davvero come in una trama di Victor Hugo, si muove a pietà la pubblica accusa, ovvero il procuratore generale Antonio Lucisano.

 

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È proprio il pg che si rivolge alla Cassazione perché sia alleviata la pena: non è stato davvero un furto, sostiene Lucisano, ma un tentato furto, visto che il ragazzo è stato bloccato prima che uscisse dalle porte scorrevoli del supermarket. Maurizio Fumo, presidente della quinta penale, e Francesca Morelli, consigliere relatore, vanno ben oltre questa richiesta e annullano senza rinvio la condanna:

 

«La condizione dell' imputato e le circostanze in cui è avvenuto l' impossessamento della merce dimostrano che egli si impossessò di quel poco cibo per far fronte a un' immediata e imprenscindibile esigenza di alimentarsi, agendo quindi in stato di necessità».

 

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Sentenza definitiva, storia chiusa. Dunque non siamo più di fronte ai carabinieri buoni che pagano di tasca loro lo scontrino del ladro affamato, sia esso un pensionato indigente o uno straniero disperato. E siamo anche oltre la sentenza che a Frosinone, due anni fa, mandò assolta una mamma che aveva rubato dieci euro di pollo per i suoi bambini: diverso, qui, è il livello del giudizio.

 

BARBONI FUORI DAL TEATRO SAN CARLO DI NAPOLI DA REPUBBLICA jpegBARBONI FUORI DAL TEATRO SAN CARLO DI NAPOLI DA REPUBBLICA jpeg

Come nel dopoguerra neorealista, come in tutti i periodi bui, si torna ad arraffare ciò che si può, per tirare avanti. Confcommercio segnala il 20 per cento in più di furti per fame, le statistiche ci dicono che ogni giorno contiamo 615 nuovi poveri. Poiché il diritto non è altro che la scatola dove trova forma il nostro vivere assieme, era impensabile che la giurisprudenza non prendesse atto della realtà.

BARBONIBARBONI

 

E si plachi la stupida canea di chi accuserà di buonismo questa sentenza. Ogni anno, ciascuno di noi fortunati spreca 42 chili di cibo: per disattenzione, sazietà, noia. Se a qualcuno, prima di aprire la pattumiera, salterà in testa che esistono anche le vite degli altri, la vita di Roman sarà stata preziosa.

 

2 - LIBERATEMI, HO FAME

Filippo Facci per “Libero Quotidiano”

 

L' onnipotenza della magistratura è nelle piccole cose. La Cassazione, nei giorni scorsi, ha annullato una condanna per furto inflitta a un barbone che aveva rubato al supermercato. Parliamo di wurstel e formaggio, non c' era certo da accanirsi: che può fare un magistrato in casi come questo?

 

filippo facci   filippo facci

Come sempre: chiedere il minimo o derubricare il furto in tentativo di furto (l' ucraino non era ancora uscito dal supermercato) e poi chiedere la condizionale più una multa il più bassa possibile. La Corte d' Appello di Genova aveva fatto così: sei mesi con la condizionale e 160 euro, di meno non poteva perché il tizio aveva dei precedenti per reati identici.

 

Dopodiché la Cassazione (ecco: la nostra Cassazione si occupa di cazzate del genere) è entrata nel merito (e non potrebbe) e ha deciso che «egli si impossessò di quel poco cibo per far fronte ad una immediata e imprescindibile esigenza di alimentarsi, agendo quindi in stato di necessità».

 

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Quindi non è reato: a casa, assolto, sentenza annullata senza rinvio. Ora: la Cassazione dovrebbe orientare la giurisprudenza, non inventarsela, non complicare le cose ponendo anche problemi su come giudicare l' effettiva fame di un tizio, o indagare sulla presenza di una Caritas nei dintorni, o rischiare di sistematizzare - visto che il tizio aveva già rubato - che in generale i barboni, in Italia, possono rubare cibo al supermercato. Ma la magistratura fa spesso un mestiere che non è il suo, e lo fa da molto tempo.

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