ORRORE ACIDO: NUOVI DETTAGLI SULL’OMICIDIO DI ANDREA LA ROSA, L'EX CALCIATORE ERA ANCORA VIVO QUANDO E’ STATO MESSO NEL BIDONE CON L’ACIDO – IL 35ENNE “E’ MORTO PER L’INALAZIONE DI FUMI TOSSICI”. LE FERITE SUL COLLO SAREBBERO SUCCESSIVE AL DECESSO - IL SUO AGUZZINO TENTÒ DI ELIMINARE ANCHE LA MOGLIE, CON LA COMPLICITA' DELLA MADRE, PER INCASSARE UNA RICCA ASSICURAZIONE. MA FU BECCATO PERCHE'...
Cesare Giuzzi per il Corriere della Sera
Era ancora vivo, anche se stordito da massicce dosi di psicofarmaci Minias e Sonirem miscelati nel caffé, l' ex calciatore Andrea La Rosa quando è stato chiuso in un bidone e coperto di acido cloridrico. Il 35enne è morto per asfissia e per l' inalazione dei fumi dell' acido e non a causa delle ferite sul collo. Quelle sono lesioni successive al decesso, probabilmente nel tentativo di fare a pezzi il cadavere per farlo sparire mentre si trovava nella cantina di via Cogne.
Ma nel piano assassino di Raffaele Rullo e della madre Antonietta Biancaniello, sempre più simile a un racconto dell' orrore, c' era anche un altro delitto. Quello della moglie Valentina. Un tentativo di omicidio travestito da suicidio, con una maldestra messinscena smascherata dai carabinieri della squadra Omicidi del Nucleo investigativo di Milano.
Una vicenda avvenuta solo un mese prima del rapimento e dell' omicidio dell' ex direttore sportivo del Brugherio calcio, ma come quel delitto, legata a un movente economico. La Rosa è stato ucciso perché Rullo - capo di una banda di truffatori alle assicurazioni auto - non voleva restituire un prestito di 38 mila euro. La morte della moglie Valentina Angotti, invece, sarebbe valsa a figlio e madre 150 mila euro.
Era questo il valore di una assicurazione sulla vita che Rullo aveva fatto sottoscrivere alla moglie e che copriva anche la morte a seguito di suicidio.
Una clausola non comune, tanto che - come ha confermato l' analisi delle ricerche web - i due avevano studiato con cura anche i minimi dettagli contrattuali prima di sottoscrivere la polizza. Per crearsi un alibi Raffaele Rullo ha girato un video col telefonino fingendo di parlare con un medico e facendo in modo che la telecamera del cellulare riprendesse la donna sul divano: «Dottore, Valentina sta male, ora la metto a letto». Solo un tentativo di depistaggio. Mentre il marito solleva la donna, infatti, le fa urtare violentemente la testa contro un mobile, ma lei non ha nessuna reazione. Era stata sottoposta a una pesante dosi di farmaci.
Una «prova generale» per il 5 ottobre, quando la donna verrà stordita con gocce di Minias e poi sarà soccorsa dai carabinieri con i polsi tagliati. A chiamare il 112 era stata la madre di Rullo convinta che la nuora fosse morta. Sarebbe stata lei a tagliare i polsi alla donna (Rullo era al lavoro) con un bisturi. Ma nel farlo ha reciso entrambi i tendini mettendo così una firma su quello strano suicidio: è impossibile che la vittima con i tendini lesionati sia riuscita a tenere in mano il bisturi.
2. ANDREA LA ROSA, L'EX CALCIATORE UCCISO: GETTATO NELL'ACIDO QUANDO ERA VIVO
Da www.leggo.it
Andrea La Rosa, l'ex calciatore di 35 anni ucciso nella notte tra il 14 e il 15 novembre 2017 a Milano, era vivo quando venne gettato nell'acido. E' il dettaglio inquietanti che emerge sulla morte dell'ex giocatore ucciso per un debito nei confronti di La Rosa di oltre 30mila euro.
La Rosa è morto per «l'azione combinata dell'inalazione dei fumi dell'acido e del confinamento all'interno del bidone» dove era stato infilato il corpo per essere sciolto. Si legge nella nota di riepilogo delle indagini condotte dai carabinieri della Squadra Omicidi del nucleo investigativo del comando provinciale di Milano, che oggi hanno notificato l'avviso ai due arrestati Raffaele Rullo e a sua madre Antonietta Biancaniello.
Dalla perizia sul corpo è dunque emerso che l'ex calciatore del Brugherio non è morto per le ferite inferte nella cantina in via Cogne dove ha incontrato i suoi assassini, ma soffocato dai fumi dell'acido che avrebbe dovuto far sparire il suo cadavere. Rullo lo ha attirato in via Cogne con la scusa di presentargli sua madre, i due gli hanno somministrato due narcotizzanti che lo hanno completamente stordito consentendo a madre e figlio di trascinarlo nelle cantine.
Qui lo hanno infilato nel bidone, gli hanno versato sopra almeno sei flaconi di acido e hanno sigillato il tutto con il nastro. La ferita al collo che finora si pensava avesse determinato la morte del 35enne potrebbe essere stata inferta quando era ormai privo di sensi.
Quel bidone con il corpo è stato poi trovato dai carabinieri il 14 dicembre 2017 nell'auto della Biancaniello, che dopo averlo tenuto nell'autorimessa di un conoscente (anche lui indagato per favoreggiamento per aver omesso di riferire informazioni su Rullo) lo stava trasportando nel box del figlio per distruggerlo assieme utilizzando 24 flaconi di acido.