A OSTIA ACCOGLIENZA "DA RE" PER ROBERTO SPADA DOPO LA SCARCERAZIONE - IL BOSS CRIMINALE ERA STATO CONDANNATO A SEI ANNI DI RECLUSIONE PER AVER TIRATO UNA TESTATA AL GIORNALISTA TV DANIELE PIERVINCENZI - PER LE STRADE DEL QUARTIERE SONO PARTITI I FESTEGGIAMENTI, CON TANTO DI FUOCHI D'ARTIFICIO - IL COMITATO COLLABORATORI DI GIUSTIZIA: "È UNA SCONFITTA DELLO STATO" - MA PRESTO SPADA POTREBBE TORNARE IN CARCERE: SU DI LUI PESA ADESSO UNA CONDANNA AD ALTRI 10 ANNI PER…
Niccolò Carratelli Grazia Longo per “la Stampa”
Tutti, tra i palazzi intorno a piazzale Gasparri, affacciato sul mare di Ostia, sanno che Roberto Spada è tornato. C'è chi negli ultimi giorni lo ha visto passeggiare tra le barche del vicino porto e chi lo ha incontrato al bar. Il resto del quartiere ha saputo della sua scarcerazione dopo la festa in piazza di domenica sera, con tanto di fuochi d'artificio, per celebrare il ritorno del capo di quello che la Cassazione ha sancito essere un clan mafioso a tutti gli effetti.
Spada, 43 anni, in realtà è uscito dal carcere di Tolmezzo (Udine) più di due settimane fa, il 20 settembre, dopo aver scontato quasi 5 dei 6 anni di pena per la famosa testata al giornalista tv Daniele Piervincenzi. Era il 7 novembre 2017, l'aggressione (con metodo mafioso, secondo la sentenza di condanna) avvenne davanti alla palestra Femus, in via Antonio Forni, all'epoca il quartier generale degli Spada.
Finita sotto sequestro, è ormai abbandonata da anni. Sui muri esterni sopravvivono alcuni murales colorati, tra cui quello che raffigura due pugili che incrociano i guantoni. Intorno è il deserto, solo saracinesche abbassate, fatta eccezione per un piccolo supermercato, una tabaccheria e il bar «Millenium», che ha visto tempi migliori.
A un tavolino è seduto Giorgio, 68 anni, vive qui da sempre: «Guardi che desolazione, in 10 anni le attività hanno chiuso una dopo l'altra - racconta - i fatti del 2011, le inchieste, gli arresti, hanno segnato la fine del quartiere, non abbiamo nemmeno una farmacia a portata di mano».
Nel 2011, proprio qui in via Forni, sono stati uccisi due esponenti di un clan rivale degli Spada, un duplice omicidio per cui è finito sotto processo lo stesso Roberto Spada. Ma lo scorso 19 settembre è arrivata la sentenza d'appello bis, che lo ha assolto per gli omicidi, evitandogli l'ergastolo (inflitto, invece, al fratello Ottavio), ma lo ha condannato a 10 anni per il reato di associazione per delinquere di stampo mafioso.
Se la Cassazione confermerà questo verdetto, Spada dovrà tornare in carcere. Intanto, però, è un uomo libero: al momento, confermano fonti giudiziarie, non è sottoposto ad alcuna misura restrittiva, anche se la polizia ha sollecitato l'attivazione nei suoi confronti della sorveglianza speciale con l'obbligo di firma. Oltre a essere uscito di prigione un anno prima, infatti, grazie ai premi per la buona condotta e all'attività sociale dietro le sbarre, è stato ritenuto «socialmente non pericoloso».
«È una sconfitta dello Stato - tuona Maricetta Tirrito, portavoce del Comitato collaboratori di giustizia -. Più volte abbiamo chiesto di sapere quali attività sociali Spada abbia svolto in carcere per interiorizzare l'importanza della lotta alla mafia, ma non abbiamo ottenuto risposta. Il fatto che ora lui possa girare tranquillamente per le strade di Ostia è un pugno nello stomaco. Lo hanno festeggiato con i fuochi d'artificio, a conferma che il suo potere è rimasto immutato. Mai avremmo immaginato una cosa del genere».
Per i vicini di casa di Spada, invece, è tutto normale. «È un bravo ragazzo, mai avuto problemi con lui - dice il signor Fabio, appena uscito da un portone in via Guido Vincon -. L'ho visto questa mattina a passeggio sul lungomare, ma è inutile che lo cerchi, con i giornalisti non parlerà mai».
Pochi metri più in là c'è un cancello nero aperto, sovrastato da due cavalli rampanti in pietra. Nel cortile interno altre sculture: leoni, aquile e animali vari. Seduti fuori sul marciapiede una donna e un ragazzo, impossibile capire il grado di parentela: «Siamo della famiglia e non facciamo interviste - spiega lei -. Roberto non c'è, non lo abbiamo visto, sta sempre in giro». Ci sconsigliano di fermarci ad aspettare davanti a casa, «ora è meglio se vai via».
ROBERTO SPADA PICCHIA DANIELE PIERVINCENZI
All'incrocio, 50 metri più avanti, incontriamo Carlo, macellaio in pensione, indica una delle tante saracinesche chiuse: «Ho lavorato qui per 50 anni, conosco tutti, anche Roberto certo, fin da quando era ragazzino - ricorda -. Aveva un carattere dolce, poi chissà... Comunque qui la gente gli vuole bene. L'ho salutato ieri al porto, mi ha detto "sono contento di essere di nuovo a casa". Ma era smagrito, provato, il carcere duro è una brutta cosa».
Anche colpire con una testata un giornalista, ci permettiamo di far notare. «Guardi, quel tizio è venuto diversi giorni di seguito qui a provocare. E se stuzzichi troppo il lupo, alla fine te mozzica». Mentre il sole tramonta su Ostia, alla fermata dell'autobus ci sono tre ragazzi sui 14 anni, alle prese con uno spinello. «Sapete dove possiamo trovare Roberto Spada?». Smorfia e risatina: «Chi? Non lo conosciamo».
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