bici da sballo

BICI DA SBALLO - A PALERMO VIAGGIO TRA I RAGAZZI CON LE DUE RUOTE MODIFICATE E LE CASSE A TUTTO VOLUME: "COSÌ CI SENTIAMO LIBERI" - NELLE PERIFERIE DELLA CITTÀ PARTONO LE SFIDE: VINCE CHI SPARA PIÙ IN ALTO IL VOLUME DEGLI AMPLIFICATORI MONTATI SUI TELAI - FOTO

Attilio Bolzoni per La Repubblica

 

BICI DA SBALLO

A Palermo tra i ragazzi con le due ruote modificate e le casse che "sparano" musica. Per qualcuno è solo rumore. Per loro no. "Così ci sentiamo liberi" PALERMO CHE musica ti piace? «Palermo canta Napoli». Canta e suona.  Anche in bicicletta.

 

O almeno quella che a prima vista sembra proprio una bicicletta, perché i pedali li ha e pure due ruote con i raggi e i copertoni. Da qualche parte spunta un pezzo di manubrio, la sella si vede e non si vede, come i telai che sono tutti nascosti da amplificatori, altoparlanti, smisurate casse e pesantissime batterie.

 

BICI DA SBALLO 2

Vetroresina e alluminio, fibre lucide e resistenti, colorate o coloratissime. Ma allora che musica ti piace Alberto? «Ascolto i neomelodici», risponde lui che viene da una di quelle periferie "dure" palermitane e che ha sedici anni e un ciuffo nero di capelli dritti dritti protesi verso il cielo.

 

Accanto c' è Federico, che di anni ne ha «quasi quindici» e di biciclette che "suonano" tre. Bici da sballo. Cosa fanno dei ragazzini palermitani che pedalano tutto il giorno su questi mezzi meccanici modificati, metà bike e metà ammasso di diffusori e dispositivi elettronici che spargono note a volume supersonico in tutta la città?

 

Corrono, s' inseguono. E dicono di divertirsi un sacco. A fare rumore. Loro la chiamano musica. «Meglio spenderli così i soldi che spenderli in droga», confessa Francesco che abita allo Zen e che quasi ogni pomeriggio incontra tutti gli altri amici dalle parti della circonvallazione, in piazzale Giotto.

 

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Arrivano all' improvviso, a gruppi di tre o quattro. O in massa, in quaranta, cinquanta. Si vedono e soprattuto si sentono. Poi scendono tutti insieme in via Libertà, verso piazza Politeama, davanti al teatro Massimo, in via Ruggiero Settimo. E il resto del mondo non capisce più nulla.

 

Con loro che schivano passanti e s' infilano fra le auto immobili agli incroci e ai semafori, che sfiorano i marciapiedi e fanno vibrare le vetrine dei negozi. Potenza media, da 1250 watt in su. C' è un po' di Napoli ma a un certo punto in tanti "sparano" la House Music, ed è in quel momento che nei vicoli dietro i Quattro Canti tremano anche i muri.

 

Giocano e si sfidano. Come? «A chi fa più bordello, più rumore». Sono tutti minorenni. A volte si danno appuntamento in un centro commerciale di Brancaccio e poi, pedalata dopo pedalata, invadono le vie del centro.

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«Cammino, cammino e più cammino e più m' acchiana, mi sale sale l' adrenalina», racconta Gabriele che sopra il parafango ha una batteria enorme con una grande scritta: "Non è la mia che suona forte, è la tua che non si sente".

 

Quando loro passano tutti gli altri fuggono e s' incazzano. Troppo fracasso, troppi rimbombi. Una scena che si ripete sempre. Qualcuno avverte la polizia, la polizia arriva, cominciano discussioni infinite, la polizia minaccia "il sequestro dei mezzi", la polizia li convince ad andare via, loro fanno finta di tornare a casa ma dieci minuti dopo pedalano dall' altra parte della città.

 

Un altro Giuseppe, che di bici così ne ha avute sette: «Quando usciamo "in quantità" ci dicono di abbassare il volume altrimenti chiamano le forze dell' ordine, i Falchi, quelli con le moto...non ci soppporta nessuno..e che facciamo noi? Alziamo, il volume lo alziamo». Dietro ogni curva una nuova sarabanda.

 

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Tutti i soldi che racimolano li investono per coprire i tubi orizzontali e verticali delle loro mountain bike con scatoloni incastrati dentro altri scatoloni, groviglio di fili, "attacchi", prese volanti, tiranti, spinotti. La più economica costa sugli 800 euro, le più accessoriate superano anche i 1300 euro. Se le costruiscono loro pezzo dopo pezzo in un garage queste "macchine" pazze che girano per Palermo.

 

Tu perché lo fai Alberto? «Non certo per farmi guardare dagli altri, lo faccio perché così mi sento libero». Tu perché lo fai Giovanni? «È una passione grande». Tu perché lo fai Antonio? «Provo piacere». E tu Federico? «Adoro fare musica e rumore». Lo farai per sempre? «No, da grande voglio fare lo chef».

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