lite divorzio quarantena

UNA PANDEMIA DI DIVORZI – PER LE COPPIE CHE BASAVANO IL LORO EQUILIBRIO SUL NON VEDERSI IL LOCKDOWN È STATO IL COLPO DI GRAZIA: LA CONVIVENZA FORZATA HA FATTO ESPLODERE MOLTE COPPIE CHE HANNO TRASFORMATO PRETESTI E SCEMENZE IN UN CAVALLO DI TROIA PER SFONDARE IL MURO DELLA PAZIENZA – I MATRIMONIALISTI CALCOLANO RICHIESTE IN CRESCITA DEL 30%, UN INCREMENTO SIMILE A QUELLO CHE SI REGISTRA DOPO NATALE E LE FERIE…

Elvira Serra per il "Corriere della Sera"

 

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Come dopo le vacanze. Solo che questa volta non c' erano paesaggi marini o montagne immacolate a rendere più tollerabili dentifrici spremuti male, calze abbandonate sul pavimento, telefonate sospette, presenze ingombranti.

 

Ognuno ha dovuto fare i conti con un partner che aveva già smesso di amare, senza il sollievo di un tuffo al mare o di una passeggiata nel bosco. Silenzi carichi di rancore, egoismi intollerabili, pretesti ridicoli. Una moglie che non sapeva cucinare, un marito che non voleva cedere il suo computer: argomenti da derubricare con una risata; ma veramente? E invece sono diventati il cavallo di Troia per sfondare il muro della pazienza, di cui neppure all' Esselunga c' era più scorta. Così, come dopo le vacanze estive o di Natale, anche la fine di questo lunghissimo lockdown ha segnato un amaro incremento: quello delle separazioni.

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I matrimonialisti lo sapevano. Non hanno mai smesso di lavorare in quarantena forzata. Da remoto hanno ricevuto decine di messaggi scontenti, a volte definitivi. Annamaria Bernardini de Pace ha contato sessanta email da quando in Italia si è fermato tutto. E con la Fase 2 ha avviato dodici nuove pratiche di separazione.

 

«Per queste coppie l' equilibrio si fondava sul non vedersi e sulla possibilità di incontrare l' amante. Venuti meno entrambi i presupposti, non hanno retto», racconta. E ricorda quanto è stato complicato fare certificazioni di «emergenza»: «Una mia cliente ha cacciato di casa il partner, che ha dovuto ripiegare sulla madre. Nella certificazione abbiamo scritto che aveva bisogno di assisterla perché stava male».

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Gli uomini hanno dimostrato un talento ingenuo.

«Un marito sperava di farla franca con la scusa della coda chilometrica al supermercato. In realtà vedeva l' amante, che peraltro era la dirimpettaia, e in fila mandava un' altra persona. Peccato che la moglie si sia insospettita e lo abbia seguito. Il risultato è che mi hanno chiamato all' una di notte e non capivo se urlasse di più lei o lui», dice Gian Ettore Gassani, presidente dell' Associazione matrimonialisti italiani.

 

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Tra oggi e domani lo attendono otto colloqui a Milano. Rispetto allo stesso periodo dell' anno scorso calcola un aumento del trenta per cento tra appuntamenti e incarichi. Aggiunge: «Sapevo che sarebbe andata a finire così perché è da settimane che faccio consulenza su Skype, telefono, WhatsApp.

 

Nei tribunali, incrementi così importanti delle udienze per le separazioni si registrano solo a gennaio o febbraio, dopo le vacanze di Natale, e a settembre e ottobre, dopo quelle estive».

Non è una tendenza italiana, siamo in linea con Inghilterra e Francia. Anche se ad aprire la pista era stata la Cina, dove a Xi' an a un certo punto gli uffici avevano dovuto mettere un tetto di 14 pratiche al giorno perché le richieste di divorzio erano diventate ingestibili. Qui da noi l' età media è di 44 anni per lei e 47 per lui, e i figli non bastano più a fare da collante. Lo ha osservato Valeria De Vellis, la legale che ha assistito Silvio Berlusconi nel divorzio da Veronica Lario.

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Ammette: «Di solito, se vedo che due coniugi hanno ancora qualcosa da dirsi, specialmente con dei figli, sono la prima a mandarli in terapia di coppia. Dei casi arrivati sulla mia scrivania in questi giorni, però, non c' è nessuno da salvare, sono situazioni ampiamente logorate, esplose durante l' isolamento». Tra pochi giorni, peraltro, sperimenterà un altro dei nuovi effetti della pandemia: un 'udienza presidenziale di separazione in video conferenza. «È un fatto assolutamente inedito perché si tratta dell' udienza più importante, quella in cui il giudice, prima di prendere i provvedimenti provvisori, fa il tentativo di conciliazione».

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Si può anche rischiare di interpretare male i segnali esacerbati dalla condizione estrema in cui ci ha fatto vivere il coronavirus. È anche con questo spirito che è stato lanciato lunedì il sito www.escapologiamatrimoniale.it , dove si propone un corso per maturare consapevolezza e offrire gli strumenti per affrontare, eventualmente, una separazione. Il responsabile, Vieri Piccioli, fiorentino, lo ha immaginato con un team di psicologi e avvocati.

 

«È declinato sulla sensibilità delle donne, per aiutarle a liberarsi di una relazione che non le rende più felici, proprio come un escapologo si libera dalle catene».

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Il primo giorno, senza pubblicità, ha ricevuto dieci richieste di informazioni.

 

A volte, davvero, non resta che ammettere la fine di una relazione. Ma c' è un' altra cosa da chiedersi, secondo la psicoterapeuta belga Esther Perel, protagonista di un intervento su Ted.com visualizzato da oltre quindici milioni di persone: «Il vostro primo matrimonio è finito. Vi piacerebbe ricostruirne un secondo insieme?».

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