"LI VOLEVO SOLO INTIMIDIRE, NON VOLEVO UCCIDERE. HO PERSO LA TESTA, SONO STATO PROVOCATO" – EVARISTO SCALCO, IL 63ENNE CHE A GENOVA HA UCCISO CON ARCO E FRECCE JAVIER MIRANDA ROMERO NEGA AGLI INQUIRENTI L’AGGRAVANTE RAZZISTA: “È NATA UNA DISCUSSIONE NON MI RICORDO DI AVER DETTO ‘ANDATE VIA IMMIGRATI’ – QUANDO HO CAPITO COSA ERA SUCCESSO HO PROVATO A SOCCORRERLO…” - IL SUO ARRESTO È STATO CONVALIDATO ED È STATO TRASFERITO IN CARCERE...
1 - UCCISO CON FRECCIA: OMICIDA, 'NON SONO RAZZISTA'. GIUDICE CONVALIDA ARRESTO E CUSTODIA IN CARCERE
(ANSA) - "Li volevo solo intimidire, non volevo uccidere. Ho perso la testa, sono stato provocato". È quanto ha detto nel corso dell'interrogatorio davanti al gip Evaristo Scalco, l'artigiano e maestro d'ascia di 63 anni che la notte tra martedì e mercoledì ha ucciso con arco e freccia l'operaio Javier Miranda Romero di 41 anni nel centro storico di Genova.
Il giudice Matteo Buffoni ha convalidato l'arresto e disposto la custodia in carcere. Scalco, difeso dall'avvocato Fabio Fossati, ha parlato per un'ora e mezza rispondendo alle domande. "Non sono un razzista. Anzi a chi lo è spiego sempre che gli immigrati scappano dalle guerre e dalla miseria.
Javier Alfredo Miranda Romero sotto casa di Evaristo Scalco
Li ho visti urinare davanti al cancelletto e li ho rimproverati. È nata una discussione. Non mi ricordo di avere detto quella frase sugli immigrati". Scalco, secondo il suo legale, è una persona affranta, non abituato alla violenza. "Quando ho capito quanto successo sono sceso e ho provato a soccorrerlo. Sono tornato a casa per prendere degli asciugamani. Quella sera ero stanco, avevo la musica accesa ma non era alta visto l'ora".
2 - «GRIDAVA ANDATE VIA IMMIGRATI, POI LO HA UCCISO CON LA FRECCIA»
Giulia Mietta per il “Corriere della Sera”
Evaristo Scalco soccorre l uomo che ha ferito
Evaristo Scalco voleva uccidere quando ha scoccato quella freccia. E l'ha fatto spinto dall'odio razziale nei confronti degli immigrati, e anche dai futili motivi, perché si è giustificato parlando del troppo rumore sotto le sue finestre: questi i primi punti che la Procura di Genova, con il pm Arianna Ciavattini, mette nell'inchiesta sull'omicidio di Javier Alfredo Miranda Romero, 41 anni, ucciso nella notte tra martedì e mercoledì in centro a Genova da una freccia partita da un arco che Scalco si era fatto in casa.
Maestro d'ascia, 63 anni, un mago con il legno e con le barche. Prima di mirare dalla finestra verso Javier Miranda Romero ha scelto, tra le frecce che aveva in casa (usate solitamente per la caccia al cinghiale), quella più appuntita. E ad aggravare la sua posizione ci sono anche le parole urlate a Romero e all'amico che camminava in strada con lui: «Stranieri di m...», come hanno riportato diversi testimoni.
Evaristo Scalco soccorre l uomo che ha ferito 1
Romero stava in realtà festeggiando la nascita del suo secondo figlio, poche ore prima: aveva ancora nello zaino i vestitini del bimbo che la compagna, in ospedale, gli aveva chiesto di portare a casa. Per questo era stato in un bar della zona, dove aveva bevuto qualcosa con un amico.
Oggi Scalco sarà ascoltato dal gip per la convalida dell'arresto, nel carcere di Marassi. La Procura avrà modo anche di verificare le prime parole pronunciate dal maestro d'ascia subito dopo l'omicidio grazie ai video girati in strada dai passanti e dall'amico della vittima. Subito bloccato dai carabinieri, Scalco avrebbe dichiarato di essere sceso in strada a soccorrere il ferito, ma in un video in particolare, si nota che va prima a litigare con il conoscente di Miranda Romero, e solo dopo tenta di prestare i primi soccorsi.
Il residente arrestato ha dichiarato, inoltre, che i due immigrati sotto casa avevano tirato petardi contro la sua finestra. I carabinieri avrebbero sì trovato un paio di petardi vicino all'abitazione, ma inesplosi. Le prime ricostruzioni, non ufficiali e non verbalizzate, fornite dal maestro d'ascia, quindi scricchiolano, ma solo oggi parlerà formalmente di fronte a un magistrato.
Per i familiari di Miranda Romero il racconto che è stato fatto della vittima dopo l'omicidio è un altro motivo di rabbia: «Mio fratello era un gran lavoratore, non un ubriaco, stava solo parlando ad alta voce con un amico», dice Rosalia Fanny Miranda Romero, che era appena arrivata a Genova dal Belgio per conoscere il nuovo nipotino.
«Javier era amato e stimato da tutti, aveva faticato tanto per costruire la sua azienda, era in Italia dal 2003, viveva per i suoi figli» racconta Martha, la sorella maggiore mentre abbraccia Alessia Romero, 18 anni, primogenita di Javier. «Quello che è successo a mio papà è incredibile e ingiusto», ripete, senza togliere gli occhi dalla foto del padre e dalla sua felpa, piegata vicino a tre candele in un altare casalingo allestito per il lutto.
La casa è a poche decine di metri dal luogo dell'omicidio. In piazzetta Defranchi Evaristo Scalco abitava da meno di un mese. Originario del varesotto, era a Genova per motivi di lavoro. Martedì era appena tornato da Malta, per il trasferimento via mare di una barca a vela, e aveva cenato con i colleghi. Nel quartiere non lo conoscevano in molti: «Una persona del tutto normale, spesso ascoltava musica ad alto volume», racconta un commerciante del vicolo.
Chi lo conosceva bene è Leopoldo Leonardo, titolare di un bar sul porticciolo di Lavagna: «Siamo sotto shock, Evi è uno dei migliori marinai oceanici mai visti, uomo dalle mani d'oro, richiesto da tutti per i lavori più difficili tanto che aveva lavorato anche sulla barca di Renzo Piano, la Kirribilli, quello che è accaduto non si può spiegare». Secondo l'amico, Scalco «si è trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato, come d'altronde la povera vittima».
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