PARTO E VADO FINO IN FONDO - LA DONNA INCINTA DEI GEMELLI NON SUOI DECIDE DI CONTINUARE LA GRAVIDANZA: "HO AVUTO UN MOMENTO DI RIGETTO MA ABBIAMO DECISO DI CONTINUARE"
1 - SCAMBIO EMBRIONI: DONNA INCINTA, LA GRAVIDANZA CONTINUERÃ. 'HO AVUTO MOMENTO DI RIGETTO QUANDO HO SAPUTO CHE NON SONO MIEI'
(ANSA) - ''Ho avuto un momento di umano rigetto quando ho saputo che non erano miei, anzi nostri, che gli embrioni che avevo in grembo erano di un'altra donna, ma poi abbiamo deciso che la gravidanza doveva continuare, i nostri valori sono questi''. Sono le parole della donna che avrebbe subito il presunto scambio di embrioni all'ospedale Pertini di Roma, secondo quanto riportato dal proprio legale, Michele Ambrosini, in un colloquio con Repubblica. ''Questi bambini vivono dentro di me, li ho sentiti battere sul mio cuore, crescono e sono sani'', ha dichiarato la donna all'avvocato. ''Come posso decidere del destino di due creature così attese?''.
2 - LA DONNA INCINTA DEI GEMELLI NON SUOI
Flavio Haver per âIl Corriere della Sera'
Quei figli che tanto desideravano, che non riuscivano ad avere, lei li porta in grembo da quattro mesi e mezzo, o poco più. Ma, come il marito, sa che quei gemelli in buona salute, che stanno crescendo in fretta seppure con qualche difficoltà , non sono i loro. Che ci sarebbe stato un clamoroso errore nel momento in cui l'embrione le è stato impiantato nell'utero, nell'ambulatorio di Fisiopatologia della riproduzione e sterilità dell'ospedale romano «Sandro Pertini».
Ma quando è arrivato il terribile referto con gli esami di laboratorio, più o meno un mese fa, la coppia di psicologi romani quarantenni - distrutta dal dolore, annichilita - si è confrontata. E ha deciso: la mamma porterà avanti la gravidanza, costi quel che costi. «Se avesse voluto abortire, lo avrebbe già fatto», taglia corto Michele Ambrosini, il legale che ha ricevuto da loro l'incarico di occuparsi di questa vicenda che - a detta degli esperti - ha un solo precedente al mondo, affrontato (ma non del tutto chiarito) con linee-guida negli Stati Uniti.
«Almeno fino a ieri, questa era l'intenzione. Dico fino a ieri perché speravamo che il caso non diventasse noto e che la mia cliente potesse portare avanti questa gravidanza così complessa in assoluta tranquillità . Ma ora non riesco a parlare con loro. Avevo chiesto riservatezza, questo invece è stato il risultato. Sono scioccati, bisogna rispettare il loro dolore e la loro privacy», dice con amarezza Ambrosini.
Bisogna tornare al 4 dicembre per ricostruire la vicenda, a quando marito e moglie - dopo il percorso intrapreso con biologi, ginecologi e genetisti del laboratorio (ce ne sono in servizio otto) - si presentano con altre tre coppie al Pertini per l'appuntamento con la speranza, legato ai risultati della Procreazione medicalmente assistita (Pma). Desiderano da tempo un figlio tutto loro e potrebbe essere il giorno decisivo perché il sogno si trasformi in realtà .
Nella sala d'attesa ci sono altre tre coppie. Qui - secondo fonti ospedaliere - potrebbe essersi registrato un problema: tra il cognome della coppia di psicologi e un'altra c'è una differenza di sole tre lettere, con quella iniziale identica. Insomma, nella confusione e nell'emozione del momento un'aspirante mamma potrebbe aver capito male ed essersi presentata di fronte ai medici al posto dell'altra. Ma l'ipotesi più probabile per dare una spiegazione a quello che è accaduto porta direttamente alla fase dell'impianto dell'embrione. E allo scambio materiale di provette.
Delle altre tre coppie, una è in attesa di un bimbo (sembra che gli accertamenti abbiano già portato a concludere che il figlio sia loro), un'altra aspetta a sua volta due gemelli. Mentre l'esito della fecondazione assistita per l'ultima non è stato positivo: inserita nell'elenco dei trattamenti di quella mattinata a ridosso degli psicologi, è la coppia che - a sentire chi si è occupato della vicenda - sembra la più probabile a essere coinvolta nello scambio di provette con l'altra coppia che aspetta figli non suoi.
Saranno le verifiche subito disposte dal direttore generale della Asl B di Roma (da cui dipende il Pertini), Vitaliano De Salazar, a stabilire come sia potuto accadere il clamoroso scambio di provette. Che sono iniziate quando Ambrosini ha inviato una raccomandata ai responsabili dell'ospedale per segnalare il dramma che stavano vivendo i clienti. Dramma emerso dopo un controllo delicato - ma di routine - per una quarantenne che apprende di essere incinta di due gemelli: la «villocentesi» eseguita a inizio di marzo al «Sant'Anna» di Roma (centro pubblico specializzato nell'assistenza materno-infantile) aveva escluso che lei fosse la madre naturale. Un altro dubbio serpeggia tra gli «addetti al lavori»: che ci sia stato un errore nella compilazione dei referti al «Sant'Anna»? Ipotesi non del tutto scartata, almeno fino a ieri. Ma sicuramente residuale, rispetto a quella dello scambio di provette.
Una ulteriore, piccola perplessità negli esperti l'ha destata il fatto che il responso ufficiale del «Sant'Anna» non sia stato ancora consegnato dagli psicologi (per motivi di privacy, solo loro possono divulgarlo) ai responsabili del Pertini, che avrebbero così potuto confrontare il profilo genetico dei gemelli con quello delle altre coppie che il 4 dicembre si sono sottoposte alla fecondazione assistita: l'unico test in grado di stabilire chi siano i genitori naturali. In tre occasioni sono stati sollecitati a farlo ma, almeno fino a ieri, in ospedale nulla era arrivato. Replica di Ambrosini: «Informalmente, l'esito della "villocentesi" già lo hanno. Non capisco...».


