HO IN SERBO UNA SOPRESA – PER IL FURTO DA 50 MILIONI DI EURO NELLA CASA LONDINESE DI TAMARA ECCLESTONE, IL CAPO DELLA BANDA, DANIEL VUKOVIC, RESTA IMPUNITO (E SI GODE I SOLDI DEL COLPO IN SERBIA) - LA GRAN BRETAGNA HA CHIESTO LA SUA ESTRADIZIONE, MA LUI L'HA SCANSATA CON UN ESPEDIENTE BUROCRATICO - GLI INFINITI INTRECCI TRA DELINQUENZA E APPARATI DI SICUREZZA A BELGRADO: È LA STESSA SERBIA CHE PROTEGGE DUE COMPONENTI DEL COMMANDO CHE A MARZO AVEVA LIBERATO DAI DOMICILIARI L’AFFARISTA RUSSO ARTEM USS...
Andrea Galli per milano.corriere.it - Estratti
Giusto quattro anni e poco più. Il 13 dicembre del 2019 un gruppo di ladri, nato e formatosi a Milano, entrava nella magione londinese di Tamara Ecclestone, l’ex modella figlia del boss della Formula 1, Bernie, all’interno di un quartiere (in teoria) vigilato senza interruzione d’un solo secondo da forze dell’ordine e sicurezza privata, e asportava gioielli e denaro per un valore equivalente tra i 20 e i 50 milioni di euro.
L’esatto ammontare mai è stato reso noto o ricostruito con ridotto difetto. Per forza: la vittima, che era in vacanza in Lapponia con marito e figlioletta, non aveva dichiarato il preciso ammanco. Dopodiché, anzi soprattutto, se gli investigatori di Scotland Yard hanno via via individuato i componenti spedendoli alla sbarra e incontrando la celerità dei giudici per condanna e galera, da allora un fantasma sghignazza e gode (con il bottino al seguito). Ovvero il capo del commando, il 46enne Daniel Vukovic alias Alfredo Lindley, alias Ljubomir Radosavljevi, alias Ljubomir Romanov.
Uomo per appunto dalle molteplici identità, criminale dall’esistenza romanzesca (sul colpo, uno dei maggiori da tempo lontano, la Bbc ha girato un documentario), e super latitante impunito. Vukovic aveva legami col campo rom di via Monte Bisbino, base d’innesco dei legami con i due principali complici, Alessandro Maltese e Alessandro Donati, che oltre al danno, diciamo così, cioè la meritata prigione, avrebbero subìto anche la beffa, diciamo così anche in questo caso: il fatto di non aver intascato un centesimo da quest’avventura predatoria mal conclusasi, quantomeno a sentire i loro giuramenti nell’aula del tribunale.
Comunque sia, viene alla memoria, Vukovic, perché egli era riparato in Serbia. E sì, la stessa Serbia che protegge due componenti del commando che a marzo aveva liberato dai domiciliari l’affarista russo Artem Uss, accusato dagli Stati Uniti di una colossale frode su materiali militari.
(...) Il Corriere ha letto l’incartamento sull’asse Londra-Belgrado. Eccone i passaggi dirimenti e una sintesi. Aiutano a capire la camaleontica complessità del mondo slavo, gli infiniti intrecci tra delinquenza e Apparati, l’inutilità di certe strategie diplomatiche, e perfino delle leggi all’interno dell’Europa.
«L’autorità centrale del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord ha presentato via e-mail, con lettera del 15 aprile 2021, registrata presso la Direzione degli Affari Congiunti della Repubblica, la richiesta di estradizione di Daniel Vukovic. La richiesta di estradizione è stata presentata in conformità con le disposizioni della Convenzione europea di estradizione del 1957, e l’estradizione è stata richiesta per un procedimento penale per il reato di associazione a delinquere finalizzata a commettere furto con scasso e riciclaggio (...) In aggiunta è stato richiesto che alla procedura di estradizione venga applicato il Trattato sull’estradizione reciproca dei criminali tra Serbia e Gran Bretagna».
Alle autorità slave era stato comunicato l’indirizzo in località Obrenovac, non lontano da Belgrado, dove stava il bandito; una mossa retorica in quanto «Vukovic ha cambiato i dati personali in una procedura regolare davanti alle autorità competenti». Insomma, l’acquisizione di un ulteriore alias ma stavolta con la benedizione dello Stato. Era lui, certo, ma per l’anagrafe non era più lui.
Sicché «dopo che la richiesta di estradizione è stata inoltrata all’Alta Corte di Belgrado-Dipartimento speciale per la criminalità organizzata, è stata confermata la precedente decisione della Corte d’appello di Belgrado: i requisiti legali per l’estradizione alle autorità giudiziarie del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord non erano soddisfatti e la sua estradizione è stata rifiutata».
Non si commette peccato nell’ipotizzare che Vukovic abbia un po’ di gente da ringraziare, là in Serbia; i soldi (di Tamara) non gli mancano; e magari adesso ai festeggiamenti si aggiungeranno i due complici dell’affarista russo.