alberto balboni

PER UCCIDERE IL GIORNALISMO NON SERVONO I MANGANELLI, BASTANO LE QUERELE - IL DISEGNO DI LEGGE DEL MELONIANO ALBERTO BALBONI VUOLE FAR SCATTARE MAXI-SANZIONI PER LA DIFFAMAZIONE: DA 10MILA A 50MILA EURO PIÙ IL RISARCIMENTO DEL DANNO - IL PRESIDENTE DELL’ORDINE DEI GIORNALISTI, BARTOLI: “SIGNIFICA PIEGARE I COLLEGHI AL SILENZIO. ANCHE PER UN PICCOLO GIORNALE SAREBBE UN PROBLEMA INSORMONTABILE. GIÀ OGGI RICEVERE DECINE DI QUERELE È UN SERIO OSTACOLO ALL’ESERCIZIO DELLA PROFESSIONE, FIGURIAMOCI CON LO SPETTRO DI SANZIONI COSÌ SALATE, PIÙ I DANNI IN SEDE CIVILE - NON E’ PREVISTA ALCUNA MISURA SERIA PER LE QUERELE TEMERARIE”

Estratto dell’articolo di Lorenzo De Cicco per “la Repubblica”

 

carlo bartoli

Per il presidente dell’Ordine dei giornalisti, Carlo Bartoli, «c’è una bomba a orologeria piazzata nelle redazioni». La “bomba” è il disegno di legge sulla diffamazione incardinato in Commissione Giustizia al Senato. La prima firma è del meloniano Alberto Balboni.

 

Presidente Bartoli, perché il testo allarma così l’Ordine dei giornalisti?

«Perché per come è congegnato intimidisce il giornalismo d’inchiesta. Ci spaventa il fatto che non sia prevista alcuna misura seria per le querele bavaglio, quelle temerarie, una iattura per l’Italia e a detta dell’Ue la principale minaccia alla libertà di informazione».

 

ALBERTO BALBONI - SENATORE DI FRATELLI D'ITALIA

[…] Se il ddl venisse approvato, scatterebbero maxi-sanzioni per la diffamazione: da 10mila a 50mila euro. Più il risarcimento del danno. Perché lo considerate, di fatto, un bavaglio?

«Perché sono cifre assolutamente spropositate, che producono un effetto dissuasivo dirompente. Di norma oggi la sanzione è mille euro. Rendiamoci conto: 50mila euro un collaboratore o un freelance li guadagna in 5 anni. Significa piegare i colleghi al silenzio. Anche per un piccolo giornale sarebbe un problema insormontabile. Già oggi ricevere decine di querele è un serio ostacolo all’esercizio della professione, figuriamoci con lo spettro di sanzioni così salate, più i danni in sede civile».

 

FdI nel ddl sostiene di voler mettere riparo a “un rischioso sconfinamento del diritto di cronaca”. Ma già oggi, secondo il dossier sulla libertà di stampa di Reporter sans frontières , molti giornalisti italiani, soprattutto quelli meno tutelati, si autocensurano per “evitare un’azione legale”.

QUERELE TEMERARIE

«Per questo siamo preoccupati. L’effetto del ddl Balboni è dissuadere i giornalisti dal fare il proprio lavoro con scrupolo e senza riguardi nei confronti del potere, da chiunque sia incarnato. […]  io giornalista rischio 50mila euro di sanzione, ma chi mi querela in modo temerario per un milione di euro corre il rischio di pagare da minimo 2mila a massimo 10mila euro, così dice l’articolo 6. Noi proponiamo che se il giudice accerta che la querela è temeraria, il giornalista querelato riceva almeno un terzo della richiesta del querelante. C’è un altro elemento allarmante, che può apparire secondario ma non lo è».

 

Quale?

BAVAGLIO GIORNALISTI

«L’indicazione del foro competente. Non è burocratese: in caso di querela, il giornalista non sarebbe più chiamato a rispondere nel tribunale della città in cui è registrata la testata, ma in quella di residenza della persona offesa. Quindi un collaboratore di Milano che viene citato in giudizio a Messina dovrebbe difendersi in Sicilia. Spostamenti molto costosi. Poi che succede nel caso in cui ci siano più querelanti, per lo stesso articolo, da diverse città? Il giornalista dovrebbe arruolare avvocati ovunque».

 

Il testo prevede anche rettifiche “senza commento, senza risposta e senza titolo”. Ma se si tratta di una replica palesemente infondata?

QUERELE TEMERARIE

«È un altro squilibrio tutto a vantaggio della presunta parte offesa, a danno del diritto di cronaca […] il Parlamento continua a penalizzare il giornalismo regolamentato, ma resta silente sulle diffamazioni che avvengono sui social media. Colpisce i giornalisti e tace sui colossi del web».

Ultimi Dagoreport

fazzolari meloni giorgetti salvini poteri forti economia

DAGOREPORT – AVVISATE IL GOVERNO MELONI: I GRANDI FONDI INTERNAZIONALI SONO SULLA SOGLIA PER USCIRE DAI LORO INVESTIMENTI MILIARDARI IN ITALIA - I VARI BLACKSTONE, KKR, MACQUARIE, BLACKROCK, CHE ALL’INIZIO AVEVANO INVESTITO IN AZIENDE DI STATO, BANCHE, ASSICURAZIONI, RITENENDO IL GOVERNO DUCIONI STABILE E AFFIDABILE, DOPO APPENA DUE ANNI SI SONO ACCORTI DI AVER BUSCATO UNA SOLENNE FREGATURA - DAL DECRETO CAPITALI AD AUTOSTRADE, DALLA RETE UNICA ALLE BANCHE, E’ IN ATTO UN BRACCIO DI FERRO CON NOTEVOLI TENSIONI TRA I “POTERI FORTI” DELLA FINANZA MONDIALE E QUEL GRUPPO DI SCAPPATI DI CASA CHE FA IL BELLO E IL CATTIVO TEMPO A PALAZZO CHIGI, IGNORANDO I TAPINI DEL MANGANELLO, COSA ASPETTA LORO NELL’ANNO DI GRAZIA 2025...

donald trump elon musk

DAGOREPORT - BLACKSTONE, KKR, BLACKROCK E ALTRI FONDI D’INVESTIMENTO TEMONO CHE IL SECONDO MANDATO ALLA CASA BIANCA DI TRUMP VENGA CONDIZIONATO DAL KETAMINICO ELON MUSK, CHE ORMAI SPARA UNA MINCHIATA AL GIORNO - GLI OPERATORI DI BORSA VOGLIONO FARE AFFARI, GLI AD PENSANO A STARE INCOLLATI ALLA POLTRONA DISTRIBUENDO PINGUI DIVIDENDI, NESSUNO DI ESSI CONDIVIDE L’INSTABILITÀ CHE QUEL “TESLA DI MINCHIA” CREA A OGNI PIÉ SOSPINTO - DAGLI ATTACCHI ALLA COMMISSIONE EUROPEA AL SOSTEGNO AI NAZISTELLI DI AFD FINO ALL’ATTACCO ALLA FED E AL TENTATIVO DI FAR ZOMPARE IL GOVERNO BRITANNICO, TUTTE LE SPARATE DEL MUSK-ALZONE…

matteo salvini giorgia meloni piantedosi renzi open arms roberto vannacci

DAGOREPORT - L’ASSOLUZIONE NEL PROCESSO “OPEN ARMS” HA TOLTO A SALVINI LA POSSIBILITA’ DI FARE IL MARTIRE DELLE TOGHE ROSSE E LO HA COSTRETTO A CAMBIARE LA STRATEGIA ANTI-DUCETTA: ORA PUNTA A TORNARE AL VIMINALE, TRAMPOLINO CHE GLI PERMISE DI PORTARE LA LEGA AL 30% - E "IO SO' GIORGIA E TU NON SEI UN CAZZO" NON CI PENSA PROPRIO: CONFERMA PIANTEDOSI E NON VUOLE LASCIARE AL LEGHISTA LA GESTIONE DEL DOSSIER IMMIGRAZIONE (FORMALMENTE IN MANO A MANTOVANO MA SU CUI METTE LE MANINE MINNITI), SU CUI HA PUNTATO TUTTE LE SUE SMORFIE CON I “LAGER” IN ALBANIA - I FAN DI VANNACCI NON ESULTANO PER SALVINI ASSOLTO: VOGLIONO IL GENERALE AL COMANDO DI UN PARTITO DE’ DESTRA, STILE AFD - I DUE MATTEO...

giorgia meloni - matteo salvini - open arms

DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI GRIDERA' ANCORA ALLE “TOGHE ROSSE” E ALLA MAGISTRATURA “NEMICA DELLA PATRIA”? -L’ASSOLUZIONE È DI SICURO IL PIÙ GRANDE REGALO DI NATALE CHE POTEVA RICEVERE GIORGIA MELONI PERCHÉ TAGLIA LE UNGHIE A QUELLA SETE DI “MARTIRIO” DI SALVINI CHE METTEVA A RISCHIO IL GOVERNO – UNA VOLTA “ASSOLTO”, ORA IL LEADER DEL CARROCCIO HA DAVANTI A SÉ SOLO GLI SCAZZI E I MALUMORI, DA ZAIA A FONTANA FINO A ROMEO, DI UNA LEGA RIDOTTA AI MINIMI TERMINI, SALVATA DAL 3% DI VANNACCI, DIVENTATA SEMPRE PIÙ IRRILEVANTE, TERZA GAMBA NELLA COALIZIONE DI GOVERNO, SUPERATA PURE DA FORZA ITALIA. E LA DUCETTA GODE!

roberto gualtieri alessandro onorato nicola zingaretti elly schlein silvia costa laura boldrini tony effe roma concertone

DAGOREPORT - BENVENUTI AL “CAPODANNO DA TONY”! IL CASO EFFE HA FATTO DEFLAGRARE QUEL MANICOMIO DI MEGALOMANI CHE È DIVENTATO IL PD DI ELLY SCHLEIN: UN GRUPPO DI RADICAL-CHIC E BEGHINE DEL CAZZO PRIVI DELLA CAPACITÀ POLITICA DI AGGREGARE I TANTI TONYEFFE DELLE DISGRAZIATE BORGATE ROMANE, CHE NON HANNO IN TASCA DECINE DI EURO DA SPENDERE IN VEGLIONI E COTILLONS E NON SANNO DOVE SBATTERE LA TESTA A CAPODANNO - DOTATA DI TRE PASSAPORTI E DI UNA FIDANZATA, MA PRIVA COM’È DI QUEL CARISMA CHE TRASFORMA UN POLITICO IN UN LEADER, ELLY NON HA IL CORAGGIO DI APRIRE LA BOCCUCCIA SULLA TEMPESTA CHE STA TRAVOLGENDO NON SOLO IL CAMPIDOGLIO DELL’INETTO GUALTIERI MA LO STESSO CORPACCIONE DEL PD -  EPPURE ELLY È LA STESSA PERSONA CHE SCULETTAVA FELICE AL GAY PRIDE DI MILANO SUL RITMO DI “SESSO E SAMBA” DI TONY EFFE. MELONI E FAZZOLARI RINGRAZIANO… - VIDEO