TRA SHARON VERZENI E SERGIO RUOCCO NON ERA TUTTO ROSE E FIORI - NEI RACCONTI DI FAMILIARI, COLLEGHI E VICINI, EMERGONO LE PRIME CREPE NELLA STORIA TRA LA BARISTA 33NNE, MORTA IL 30 LUGLIO 2024, E IL COMPAGNO, CHE CONTINUA A ESSERE CONVOCATO DAI CARABINIERI - TRA CHI INDAGA, SI FATICA A METTERE LA MANO SUL FUOCO SULLA SUA TOTALE ESTRANEITÀ, A FRONTE DI UN ALIBI CHE ANCORA NON SAREBBE BLINDATO. QUELLA SERA SHARON È ANDATA A CAMMINARE A MEZZANOTTE, E LUI NON È USCITO. MA NESSUNO PUÒ CONFERMARE LA SUA PRESENZA IN CASA... – IL RACCONTO DI UNA TESTIMONE DEL DELITTO: “NON HO VISTO BICI, NÉ UOMINI SCAPPARE A PIEDI…”
1. “CREPE NELLA COPPIA” I TESTIMONI RISCRIVONO I TORMENTI DI SHARON
Estratto dell’articolo di Rosario Di Raimondo per “la Repubblica”
Più di cento audizioni. Famigliari, colleghi di lavoro, vicini di casa. Almeno quattrocento ore di colloqui nel corso dei quali sono stati anche affacciati dei dubbi sul loro rapporto.
Sono solo indizi finora — che sarebbero emersi anche da una prima analisi del cellulare della donna — ma ritenuti spunti meritevoli di approfondimento. Perché lasciano intuire le prime crepe nella relazione tra Sharon Verzeni e Sergio Ruocco. […]
È anche per questo che il compagno della 33enne accoltellata a morte nella notte fra il 29 e il 30 luglio nella stradina più centrale di Terno d’Isola viene convocato dai carabinieri anche più volte al giorno. Non è indagato. Ma è sempre in caserma. […]
Anche ieri mattina l’idraulico […] ha raggiunto la caserma di Bergamo. […] Ruocco, davanti alla casa di Bottanuco, ha trovato i cronisti ad aspettarlo. Cos’è successo in caserma? «Quello che succede tutti i giorni. Vado e torno, credo anche domattina».
Anche domenica? «Eh, sì...» (in realtà oggi non dovrebbe esser chiamato ma i piani sono fluidi). Ma per fare cosa, andare in caserma e poi nella casa? «Da tutte e due le parti». Perché? «Me lo spiegano domani». Sente la pressione? Alza le spalle, quasi come ormai si fosse abituato.
Si stupisce, poche ore dopo, quando gli chiediamo se ha un avvocato: «Non mi serve nessun legale» taglia corto. Chi non sarebbe provato da una situazione del genere? Il compagno di Sharon Verzeni resta al centro della scena, e la sensazione è che lo sia per due motivi: è la prima persona che […] può aiutare gli investigatori a risolvere il giallo.
Allo stesso tempo, tra chi indaga, si fatica a mettere la mano sul fuoco sulla sua totale estraneità, a fronte di un alibi che ancora non è blindato. Sì, quella sera, quando Sharon è andata a camminare a mezzanotte, lui non è uscito: così raccontano le telecamere di sorveglianza all’ingresso della casa di via Merelli. Nessuno può confermare la sua presenza in casa. Non si esclude del tutto che sia potuto uscire. Questi i motivi di una posizione scomoda.
[…] Ore e ore di colloqui con persone che conoscevano la coppia mettono ora in evidenza qualcos’altro. Un turbamento, un momento di difficoltà, qualcosa che ha rotto l’equilibrio e sul quale per ora non ci si sbilancia. Guai, per adesso, a chiamarlo un possibile movente. Ma non è esagerato dire che se più piste sono aperte, una punta in questa direzione.
2. IL RACCONTO DELLA TESTIMONE: «COSÌ HO VISTO SHARON VERZENI BARCOLLARE»
[…] Una testimone oculare […]ha visto Sharon Verzeni nei suoi ultimi istanti di vita, dopo esser stata accoltellata. La donna, vive su via Castegnate, a Terno d’Isola, e si era affacciata dal secondo piano di un palazzo. Ha raccontato già cosa vide quella sera ai carabinieri. «Da allora non faccio che pensare a quei terribili momenti», racconta oggi al Corriere della Sera.
«HO SENTITO GRIDARE “AIUTO AIUTO”»
«Stavo guardando la televisione, il volume era basso e le finestre aperte perché faceva un caldo terribile – ricorda, chiedendo di rimanere anonima -. All’improvviso ho sentito gridare “aiuto, aiuto”, ma non mi sono preoccupata più di tanto, perché qui gira di tutto e spesso capita di sentire schiamazzi. Dopo una pausa, ho risentito ancora: “aiuto, aiuto”. Allora mi sono allarmata, perché la voce era più sofferente».
«Mi sono affacciata e l’ho vista barcollare. Veniva dalla piazza e all’inizio ho pensato che fosse ubriaca e che stesse male. Era sul lato del mio palazzo. Prima di arrivarci ha attraversato la strada, ha tentato con la mano di aggrapparsi alla recinzione della villetta del 32. Forse cercava di suonare per chiedere aiuto. Ma poco dopo si è lasciata andare […] «Poi sono arrivati un ragazzo e una ragazza su una Lancia Y bianca, che hanno chiamato i soccorsi. Sharon ha provato a tirarsi su, ma non ce la faceva. Quando si è girata sul fianco destro, abbiamo visto il sangue. Fino a quel momento, non avevamo capito». Non ha visto «bici, né uomini scappare a piedi, in quanto ho la visuale coperta dagli alberi».
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