“PERCHÉ NESSUNO LO HA AIUTATO?” – LA DISPERAZIONE DI CHARITY, LA MOGLIE DI ALIKA OGORCHUKWU, IL 39ENNE NIGERIANO UCCISO A CIVITANOVA MARCHE PER AVER CHIESTO L’ELEMOSINA: “C'ERA TANTA GENTE, MA NESSUNO È INTERVENUTO. FORSE LUI SAREBBE ANCORA QUI. ORA VOGLIO GIUSTIZIA. VENDENDO IL VIDEO NEL MOMENTO IN CUI QUELL'UOMO GLI STRINGE LE MANI AL COLLO HO GIRATO LA TESTA DALL'ALTRA PARTE. QUANDO HO DETTO A MIO FIGLIO CHE IL PADRE NON C’ERA PIÙ HA INIZIATO A TREMARE. SI È DOVUTO METTERE IL PIUMINO” – I 4 MINUTI DI AGONIA DI ALIKA NELLE MANI DI FILIPPO FERLAZZO CHE ORA SI PENTE: “CHIEDO SCUSA ALLA FAMIGLIA…” – VIDEO CHOC
1. LA MOGLIE CHARITY IN LACRIME «QUEL VIDEO È TERRIBILE INTORNO C'ERA TANTA GENTE, PERCHÉ NESSUNO L'HA AIUTATO?»
Riccardo Bruno per il “Corriere della Sera”
Al figlio Emmanuel di 8 anni glielo ha detto soltanto ieri mattina che il padre non c'era più. «Gli è venuto il freddo, tremava tutto, si è dovuto mettere una giacca» dice Charity e indica il piumino blu che è ancora sul divano. Lei è seduta a terra, si mette le mani alla testa e si asciuga continuamente le lacrime, nel salottino di questa abitazione al primo piano di un palazzotto nelle campagne alla periferia di San Severino dove da quattro anni abitava con Alika Ogorchukwu, ucciso venerdì per aver chiesto l'elemosina.
La stanza è spoglia, un alberello di Natale nell'angolo, il mobile con la televisione e una bibbia e dietro attaccata al muro una foto di Alika di qualche anno fa. «Qui era molto più giovane» e a Charity scappa l'unico sorriso.
Suo marito non c'è più e lei non sa darsi una ragione.
«Adesso voglio giustizia, I need justice » ripete in italiano e in inglese. Il video che mostra la brutalità con cui è stato ucciso non è riuscita a vederlo fino alla fine. «Nel momento in cui quell'uomo gli stringe le mani al collo ho girato la testa dall'altra parte».
Fa una pausa, poi riprende: «C'era tanta gente in quel momento, perché nessuno è intervenuto, perché nessuno lo ha aiutato. Forse adesso il mio Alika sarebbe ancora qui con me».
Si erano conosciuti una decina di anni fa a Prato. «Io allora abitavo a Ferrara, un'amica mi portò a una festa e così lo vidi per la prima volta». Lui era appena arrivato dalla Nigeria, lei era in Italia già da tempo. Si trasferirono nelle Marche, poi nacque Emmanuel, formarono una famiglia a cui si è aggiunta Praise, 10 anni, una nipote che è come una figlia.
«Alika era un padre meraviglioso - ricorda Charity -. Faceva tutto per la famiglia e per i suoi figli, di tutto si occupava lui, non ci faceva mancare niente. Quando arrivava in stazione comprava sempre il gelato e glielo portavo, non vedevano l'ora tornasse a casa. Adesso non so come faremo».
Gli altri nigeriani della zona, una comunità ristretta ma molto unita, vengono a trovarla e a passare qualche ora con lei. C'è anche l'avvocato Francesco Mantella, che negli anni è diventato un amico di famiglia. Le fa sapere che in molti si sono fatti avanti per aiutarla, le chiede se può dare l'Iban del suo conto (IT 85 N 02008 69201 000106469918). Lei lo ringrazia e continua a parlare del suo Alika. «Era generoso con tutti. Per questo mi sono innamorata di lui, perché scherzava e giocava sempre, era allegro». Anche dopo l'incidente dell'anno scorso. Tornava come sempre dalla stazione in bicicletta, un autista ubriaco lo mise sotto proprio nella curva che si vede dal balcone di casa.
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Era rimasto claudicante, per questo era costretto a usare la stampella. «Io ogni giorno gli massaggiavo la gamba sinistra con acqua calda. Certi giorni gli faceva più male». Era riuscito a ottenere un risarcimento dall'assicurazione che lo aveva fatto respirare un po'. Lei da qualche mese aveva trovato lavoro in una ditta di pulizie. Sembrava che tutto potesse riprendersi bene, domenica scorsa alla celebrazione della chiesa evangelica, dove i nigeriani si ritrovano per pregare e stare insieme, li avevano visti felici e sorridenti. Adesso si alternano in questa casa semplice ma decorosa, per riempire un vuoto che Charity e i suoi figli non riescono ancora ad accettare.
2. ALIKA, UCCISO A TERRA A MANI NUDE LA SUA AGONIA DURATA 4 MINUTI
R. Bru. per il “Corriere della Sera”
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Quattro minuti di agonia. Quattro interminabili minuti in cui Alika Ogorchukwu è rimasto in balia della furia di Filippo Ferlazzo, che l'ha prima colpito con la stampella che gli aveva tolto di mano, poi una volta a terra lo ha picchiato e schiacciato «a mani nude», fino a soffocarlo. Una morte terribile, scatenata da un pretesto futile, la richiesta insistente di comprare qualche fazzolettino o di dare una moneta. «Una reazione abnorme» osserva il capo della Mobile di Macerata Matteo Luconi che sta conducendo le indagini coordinate dal procuratore Claudio Rastrelli.
I poliziotti hanno ricostruito la scena grazie alle cinque testimonianze raccolte ma anche alle immagini di una telecamera della polizia locale e di un video girato con il telefonino da una ragazza.
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Ogorchukwu, 39 anni, nigeriano, venditore ambulante, venerdì pomeriggio incrocia Ferlazzo, 32 anni, operaio, e la sua compagna nei pressi della stazione. Li ferma, insiste, non ottiene niente. La coppia si separa, Ferlazzo lo segue per quasi duecento metri, lo ferma e lo affronta sul corso Umberto I, la strada dello shopping, lo aggredisce con brutalità e si allontana con il cellulare della vittima.
Per questo gli vengono contestati i reati di omicidio volontario e di rapina. Arrestato in flagranza, domani di terrà l'udienza di convalida davanti al Gip.
Ieri intanto Ferlazzo ha incontrato in carcere il difensore d'ufficio, Roberta Bizzarri.
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«L'ho trovato provato. Ha pianto, è addolorato e ha chiesto scusa per quello che ha fatto. Lui stesso non si capacita che possa essere finita in questo modo». L'avvocata ha fatto sapere che in passato Ferlazzo ha avuto disturbi psichici e che è stato in comunità, circostanze che però ancora da confermare. E ha annunciato che chiederà la perizia psichiatrica. Oltre alle presunte avances della vittima, la polizia ha anche escluso che dietro il gesto di Ferlazzo possa nascondersi un movente di odio razziale. Il legale della famiglia della vittima, Francesco Mantella, ha tuttavia invitato ad approfondire ancora su questo aspetto.Ieri una manifestazione spontanea di nigeriani si è radunata sul luogo del delitto protestando contro indifferenza e razzismo, poi si è mossa verso il Comune.
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Tra loro anche la moglie di Alika, Charity Oriachi, poi ricevuta dal sindaco Fabrizio Ciarapica. Il governatore Francesco Acquaroli (FdI) ha fatto sapere che la Regione Marche chiederà di costituirsi parte civile nel processo «per difendere l'identità, i valori e l'immagine dei marchigiani». L'omicidio di Alika, con una campagna elettorale già aspra, è diventata anche tema di dibattito politico. Sull'atteggiamento dei passanti che non hanno provato a fermare Ferlazzo intervengono sia Enrico Letta, Pd («Assassinio che lascia sgomenti. La ferocia inaudita. L'indifferenza diffusa») che Giuseppe Conte, M5S («È questa la civiltà che vogliamo?»).
la stampella con cui e? stato ucciso Alika Ogorchukwu
Calenda (Azione) parla di «una brutalità orrenda». Antonio Tajani (Forza Italia) chiede al Comune di costituirsi parte civile «nel processo contro il mostro, un 32enne italiano, che ha commesso questo folle omicidio». Per Matteo Salvini (Lega) «non si può morire così. La sicurezza non ha colore». Botta e risposta tra il giornalista Corrado Formigli e la leader di FdI Giorgia Meloni. Il primo la invita polemicamente a intervenire, lei gli risponde «Sciacallo».