la ferrari contro philippe plein

LA FERRARI NON FA IL PLEIN – LO STILISTA TEDESCO PHILLIPP PLEIN DOVRÀ RISARCIRE ALLA CASA DI MARANELLO 300MILA EURO PER AVER POSTATO SU INSTAGRAM FOTO IN CUI ACCOSTAVA LE SUE SNEAKERS (E BONONE SEMINUDE) AL BRAND FERRARI - HA QUINDI CHIESTO ALLA CASA AUTOMOBILISTICA DI FAR CONFLUIRE QUEI SOLDI IN UN’INIZIATIVA BENEFICA PER LA FIGLIA DI GEORGE FLOYD, MA DALLA ROSSA HANNO RISPOSTO PICCHE…

 

 

 

Azzurra Barbuto per “Libero Quotidiano”

 

LA FERRARI CONTRO PHILIPPE PLEIN

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Non solo i comuni mortali sono alle prese con noiose beghe di condominio, ma pure i grandi brand, che qualche volta finiscono con il dirsele di santa ragione tra social network e aule di tribunale. Gli ultimi a fronteggiarsi in un faccia a faccia di questo tipo sono stati lo stilista tedesco Philipp Plein e l'italiana casa automobilistica Ferrari. Questa non ha affatto gradito alcune immagini postate da Plein sul suo profilo privato di Instagram nonché l'uso del marchio Ferrari in occasione di una sfilata del 2017, serata durante la quale erano in movimento, quali elementi facenti parte dello show, macchine di prestigiosi brand, tanto da denunciare il designer nel 2019 per "illegittimo utilizzo del marchio".

LA FERRARI CONTRO PHILIPPE PLEIN

 

Le foto incriminate ritraevano un paio di sneakers firmate Philipp Plein poggiate su una vettura Ferrari di proprietà dello stilista. Il Cavallino si è spinto pure oltre puntando il dito contro la "strumentalizzazione del corpo femminile" operata da Plein, che le donne semmai le veste e le ama, venendo altresì ricambiato se consideriamo il suo successo planetario. Insomma, troppe ragazze in bikini apparivano nelle fotografie pubblicate dallo stilista in cui era presente sullo sfondo una delle automobili Ferrari regolarmente acquistate da Plein, il quale sembra essere un vero e proprio appassionato di Rosse.

LA FERRARI CONTRO PHILIPPE PLEIN

 

O almeno lo è stato. Egli stesso si è definito un fedele cliente della Casa di Maranello. Insomma, ci mancavano soltanto i giudizi moralistici di Ferrari, non bastava Laura Boldrini. Tale veste bacchettona del grandioso brand del Made in Italy, virtuosa icona dell'italianità, è inedita, seppure adeguata perfettamente al periodo nel quale stiamo vivendo, dove suscita più scandalo una donna in due pezzi su un cartellone pubblicitario di un uomo che se ne vada a spasso in perizoma e nient' altro. Peraltro la Ferrari da decenni campeggia in numerose pellicole.

LA FERRARI CONTRO PHILIPPE PLEIN

 

LA FERRARI CONTRO PHILIPPE PLEIN

Nel 1967 Vittorio Gassman ne "Il Tigre" di Dino Risi, dove impersona un milionario quarantacinquenne che perde la testa per una bellissima ventenne, compagna di scuola di suo figlio, ed è pronto a mollare moglie e prole per compiere una vacanza con la fanciulla a Parigi, guida una 400SA coupé grigio metallizzato. Nel film del 1971 "È ricca, la sposo e l'ammazzo", lo scapolo impenitente nonché playboy Henry Graham, interpretato dall'attore Walter Matthau, se ne va in giro su una 275 GTB/4 per rimorchiare signore.

LA FERRARI CONTRO PHILIPPE PLEIN

 

In "Charlie' s Angels più che mai" (2002) l'attrice Demi Moore figura in bikini nero accanto alla Ferrari Enzo del 2002. Insomma, giovani vestite succintamente e strepitose Rosse sono da sempre un'accoppiata vincente. Persino al cinema. Ma soltanto oggi tale binomio risulta deplorevole. E cosa dire delle sexy ombrelline della MotoGp, le quali, prima di essere messe al bando nel 2018, hanno per lustri dato il via alla competizione? Lo stesso pilota tedesco della Ferrari, Sebastian Vettel ebbe a dichiarare: «Preferisco che davanti alla mia auto prima della partenza ci sia una bella ragazza piuttosto che non un uomo».

SILVIO BERLUSCONI E PHILIPP PLEIN

 

È sessismo anche questo? Rimozione di tutti i contenuti pubblicati da Plein in cui sia presente il marchio italiano e 300 mila euro di risarcimento alla Ferrari, a fronte dei 2 milioni da questa richiesti. In questo consiste la sentenza di primo grado emessa qualche giorno fa dal tribunale di Milano in merito al contenzioso tra lo stilista, assistito no fdai legali dello studio Guardamagna e Associati, e il Cavallino.

LA FERRARI CONTRO PHILIPPE PLEIN

 

Plein, a questo punto, ha contattato la Ferrari proponendole di farsi entrambi promotori di una iniziativa benefica nei confronti della figlia di George Floyd, afroamericano soffocato da un agente di polizia di Minneapolis. Il guru della moda avrebbe versato i 300 mila euro dovuti direttamente su un conto corrente destinato alla causa.

 

morte di geroge floyd l'agente Derek Chauvin

Maranello però ha rifiutato. «Philipp ha preso male questo diniego, in quanto la sua proposta costituiva una maniera di ricomporre pacificamente la vicenda in un periodo in cui siamo stati tutti sconvolti prima dalla pandemia e ora dagli eventi innescati dall'assassinio di Floyd», afferma l'avvocato Felice Massa, head of sport marketing-mondo del gruppo Philipp Plein, aggiungendo che lo stilista ha già provveduto a donare comunque 22 mila euro al movimento dei Black Lives Matter. Quanto alla Ferrari, non ce la sentiamo di biasimarla. La beneficenza è atto spontaneo per definizione e in quanto tale ha valore. In questo caso accettare la pur nobile proposta di Plein, che intanto era rimbalzata sui social network, sarebbe apparso quasi un atto forzato. riproduzione riservata.

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