pio albergo trivulzio

DISASTRO TRIVULZIO – NONOSTANTE PIÙ DI 200 MORTI E UN NUMERO IMPRECISATO DI CONTAGIATI SI CONTINUANO A TRASFERIRE GLI OSPITI DA UN REPARTO ALL’ALTRO. LA DENUNCIA DI UN’INFERMIERA: “CHI È RIUSCITO A SCAMPARE ALL’INFEZIONE FINORA NON VERRÀ RISPARMIATO” – NUOVI INDAGATI TRA I VERTICI DELLA “BAGGINA” OLTRE AL DG CALICCHIO

 

1 – CORONAVIRUS: NUOVI INDAGATI TRA RESPONSABILI TRIVULZIO

PIO ALBERGO TRIVULZIO

(ANSA) - Ci sono nuovi indagati tra i vertici e responsabili del Pio Albergo Trivulzio, oltre al dg Giuseppe Calicchio, nell'inchiesta per epidemia e omicidio colposi della Procura di Milano.

 

2 – TRIVULZIO PAZIENTI SPOSTATI RISCHIO CONTAGIO IN CARDIOLOGIA

Claudia Guasco per “il Messaggero”

 

GIUSEPPE CALICCHIO

L'ordine è arrivato mercoledì pomeriggio alle cinque: «Spostare al padiglione Grossoni un paziente del Bezzi e quattro del Ronzoni». Al Pio Albergo Trivulzio, dove da quando è esplosa l'epidemia di coronavirus sono morti più di 200 anziani e un numero imprecisato di pazienti è positivo (30 solo nei primi giorni di test effettuati da 17 aprile), continua il trasferimento degli ospiti da un reparto all'altro. Risultato: «Chi fino a questo momento è riuscito a scampare all'infezione non verrà risparmiato», denuncia un'infermiera.

 

UN SOLO TAMPONE

pio albergo trivulzio

Nella chat degli operatori sanitari, la collega che si è occupata dello spostamento ha postato un messaggio vocale nel quale non riusciva a trattenere le lacrime: «Gli anziani del Ronzoni sono disorientati, frastornati. Una ha la nutrizione artificiale con la Peg, un'altra la cintura di sicurezza. Non capiscono dove si trovano, sono spaesati». Ma soprattutto ora sono tutti a rischio contagio. Il Grossoni, reparto di cardiologia, aveva diciassette degenti, tutti negativi. I nuovi arrivati sono stati sottoposti solo al primo tampone, nessuno sa se siano portatori del virus.

Giuseppe Calicchio

 

«Di certo chi era al Ronzoni è stato a contatto con positivi, poiché in quel padiglione ci sono casi accertati», afferma un operatore sanitario. «Dai dati che ci forniscono i familiari dei pazienti, il numero degli anziani positivi al Covid-19 è elevato. Per fermare la diffusione del virus ed evitare altre morti chiediamo il commissariamento della struttura», annuncia Alessandro Azzoni del Comitato giustizia e verità per le vittime del Trivulzio.

FONTANA GALLERA

 

Proprio sul rispetto delle norme di sicurezza stanno lavorando in queste ore i magistrati, per ricostruire la catena di disposizioni e comunicazioni tra Regione Lombardia, Agenzie di tutela della salute (le ex Asl) e Trivulzio, per accertare chi abbia preso le decisioni, come sono state interpretate e applicate. Si tratta di una complessa analisi di incrocio di tutti i documenti (anche mail e messaggi) raccolti nelle perquisizioni e acquisizioni (compresi gli uffici della Regione e dell'Ats di Milano) effettuate dal Nucleo di polizia economico finanziaria della gdf.

 

PIO ALBERGO TRIVULZIO

Un'attività, come è stato chiarito, che servirà alla Procura per avere un quadro preciso sull'operato di Regione, Ats e Pio Albergo sui vari fronti aperti: l'uso delle mascherine, l'esecuzione dei tamponi, la possibilità di ingresso dei parenti nelle strutture, il trasferimento dei pazienti dagli ospedali, gli spostamenti interni dei malati tra i reparti, l'uscita di malati verso gli ospedali, le disposizioni al personale.

 

In più, il pool guidato dal procuratore aggiunto Tiziana Siciliano ha disposto un monitoraggio costante con acquisizioni di dati delle morti che aumentano di giorno in giorno nelle varie residenze per anziani di Milano, con più di 20 i fascicoli aperti

 

«RSA NON IDONEE»

PIO ALBERGO TRIVULZIO

Nonostante tutto, l'assessore regionale al Welfare Giulio Gallera difende la direttiva dell'8 marzo con la quale il virus ha conquistato il Trivulzio: «La rifarei per il bene dei miei concittadini». Il problema, dice, è l'inadeguatezza delle strutture: «I controlli ci sono stati, le Ats avevano il compito di sorvegliare e stiamo verificando. Il requisito era avere palazzine separate per i pazienti positivi in arrivo dagli ospedali e personale dedicato. È chiaro che, forse, quello delle Rsa è un modello che, per la gestione dei pazienti Covid, non aveva le capacità di farlo».

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