PIU’ CHE MAGISTRATI, TRIBUNI DELLE PLEBE – FRANCESCO MERLO SI CUCINA L'EX SOSTITUTO PROCURATORE DI MILANO, CUNO TARFUSSER, CHE HA CERCATO, SENZA RIUSCIRCI, DI FAR RIAPRIRE IL PROCESSO SULLA STRAGE DI ERBA: “TRASFORMÒ OLINDO E ROSA DA ASSASSINI FEROCI A POVERE VITTIME IMBRANATE DI UNA MOSTRUOSITÀ KAFKIANA. MEZZA ITALIA GLI CREDETTE, L’ALTRA MEZZA NO. NON C’ENTRANO GARANTISTI E GIUSTIZIALISTI, MA IL ‘CA NISCIUNO È FESSO’ DI TOTÒ. L’ITALIANO, COME TARFUSSER, NON SE LA BEVE SU OLINDO E ROSA NÉ SULLA BORSA NERA DI BORSELLINO...”
Estratto dell’articolo di Francesco Merlo per “la Repubblica”
La Corte d’appello di Brescia ha negato l’attesissima, strombazzata revisione del processo a Olindo e Rosa, da 18 anni all’ergastolo per la strage di Erba, l’uccisione straziante di tre donne e di Youssef, «l’odiato bambino di due anni» – sta scritto nelle sentenze – «che Rosa accoltella alla gola lasciandolo dissanguarsi sul divano».
Ebbene, come a Hollywood vengono assegnati anche gli anti Oscar che marchiano il film peggiore dell’anno, un premio al contrario, uno stigma andrebbe impresso a fuoco sul sottosopra giudiziario montato non dai soliti pistaroli complottisti, ma da un giudice di lunga e illuminata carriera, oggi in pensione, Cuno Tarfusser che, da sostituto procuratore generale di Milano, si scagliò contro la titolare del suo ufficio Francesca Nanni, contro il Csm, contro nientemeno « i tossici centri di potere» e contro «un sistema giudiziario ormai in decomposizione», e trasformò Olindo e Rosa da assassini feroci a povere vittime imbranate di una mostruosità kafkiana, di un patibolo italiano.
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OLINDO ROMANO ROSA BAZZI - TRIBUNALE DI BRESCIA
Il giudice denunciò «il contesto malato», la confessione estorta, «la partita chiusa troppo in fretta». E offrì se stesso come un manifesto politico al Paese dove nessuna sentenza è definitiva e tutte si mescolano nel catalogo delle revisioni e dei rifacimenti, del fine processo mai: Olindo e Rosa a Portella della Ginestra sul cielo di Ustica con Amanda ed Emanuela Orlandi, e Bossetti liberato con Bozzoli in via Poma.
Mezza Italia credette allo smisurato fuori misura di Tarfusser e l’altra mezza non gli credette. E qui non c’entrano garantisti e giustizialisti, ma il “ca nisciuno è fesso” di Totò. L’italiano, come Tarfusser, non se la beve su Olindo e Rosa né sulla borsa nera di Borsellino e su chi davvero ha ucciso Pasolini.
Chi è il vero mostro di Firenze? E la trattativa Stato Mafia? Rosa e Olindo, insomma, divennero i nomi della coscienza-spazzatura dove ciclicamente qualcuno finisce al rogo e un colpevole si scopre innocente.
E il magistrato tutto d’un pezzo Cuno Tarfusser si trasformò nel tribuno della plebe giudiziaria italiana, una specie di Ingroia settentrionale, ospite d’onore nelle tv di cronaca nera con tante rivelazioni su «i due poveracci: il netturbino e la seminalfabeta».
Finché, nel nome di Olindo e Rosa, Tarfusser accettò, sempre per altissimo senso del dovere, la candidatura alle europee nella disgraziata lista di Carlo Calenda. «Non sono abituato a essere seduto davanti a un simbolo di partito perché ho fatto il magistrato e ho dato tutto me stesso alla giustizia. Mi candido con chi avrei votato io stesso, non è che io vado bene per tutti, ma per le persone che ritengo meritino il mio impegno».
ROSA BAZZI OLINDO ROMANO STRAGE DI ERBA
Ha preso 2140 preferenze, la Corte d’Appello di Brescia ha ora respinto il suo sottosopra giudiziario, ma Olindo e Rosa, sempre più condannati, saranno sempre più innocenti.
olindo romano e rosa bazzi entra in tribunale a Brescia CUNO TARFUSSER ROSA BAZZI OLINDO ROMANO