POLVERIERA BANGLADESH – L’UCCISIONE DI CESARE TAVELLA SERVE AI TERRORISTI PER FARE PROSELITISMO – NELL’ULTIMO ANNO E MEZZO ERANO STATI AMMAZZATI DAI JIHADISTI UNA SERIE DI BLOGGER LAICI
Renzo Guolo per “la Repubblica”
L’assassinio di Cesare Tavella avviene in un Paese, il Bangladesh, che sia pure in maniera molto diversa dal Pakistan, dal quale si è separato nel 1971, non può ritenersi indenne dal fenomeno jihadista.
Agli occhi degli islamisti radicali, il Bangladesh ha il doppio torto di avere un regime parlamentare e di aver garantito un certo pluralismo religioso alle altre confessioni. L’estremismo politico e religioso si è sviluppato anche qui, a dimostrazione che l’ideologia che ne è alla base non conosce confini. Come dimostrano gli arresti, a partire dal 2014, di elementi radicali nel nordest del paese e la significativa presenza di immigrati di seconda generazione o residenti bengalesi in Gran Bretagna, tra i foreign fighters dell’Is.
Oltre che le esecuzioni compiute nell’ultimo anno e mezzo dal gruppo Ansarullah Bangla Team di alcuni blogger laici e l’adesione di formazioni come Jamaatul Mujahidin Bangladesh (Jmb) alla causa del rifondato Califfato.
La rivendicazione dell’omicidio di Tavella rivela, se ne sarà confermata l’autenticità, il perché della sua tragica morte. L’italiano viene colpito in quanto occidentale, appartenenza definita dall’uso sprezzante del termine “crociato”; in quanto cittadino di un Paese che aderisce alla coalizione anti-Is; in quanto cooperante.
Anche la cooperazione, infatti, sia essa legata al mondo delle imprese o alla solidarietà, è ritenuta una forma mediante cui l’Occidente continua a penetrare nei territori della Mezzaluna: veicolando valori ostili a quella che viene ritenuta “l’autentica fede”. Il comunicato attribuito all’Is sottolinea chiaramente questo punto, quando afferma che «i cittadini dell’alleanza crociata non avranno nessuna sicurezza nella casa dell’Islam» e che l’esecuzione di Tavella, inseguito e braccato nelle via di Dacca, «è solo l’inizio».
Un messaggio che, anche in quest’ultima parte, preoccupa non poco il governo bengalese, deciso a proseguire una politica mirata a favorire la presenza di investimenti stranieri e di personale occidentale con precisi saperi tecnici. Politica che ha contribuito a far crescere economicamente un Paese segnato da ricorrenti catastrofi climatiche e caratterizzato da una crescita demografica che ne fa la nazione con la più alta densità di popolazione al mondo.
Colpendo un occidentale, inoltre, gli jihadisti bengalesi ottengono una visibilità mediatica che ne rafforza il prestigio nei confronti della leadership dell’Is e al contempo consente di ampliare il bacino di reclutamento tra quanti condividono quell’ideologia ma non sono ancora parte organica del gruppo di Al Baghdadi.
CESARE TAVELLA COOPERANTE DACCA ISIS
Che possibili attentati fossero imminenti in Bangladesh lo segnalavano alcuni allerta provenienti dalla Gran Bretagna, i cui servizi d’informazione hanno storicamente reti efficienti nell’area, e dell’Australia, anch’essa partner di Londra in una collaudata alleanza informativa. Il Foreign Office aveva messo in guardia i propri connazionali dalla minaccia terroristica nel Paese asiatico proprio nella giornata in cui Tavella è stato assassinato.
Quanto all’Australia, aveva rinviato la partenza della nazionale di cricket nel timore di attentati. Particolare che testimonia il rischio sicurezza in un Paese, sino a poco tempo fa, ritenuto “sicuro”.
bangladesh i bimbi vestiti da divinita
Ma non esistono luoghi sicuri nel tempo dello jihadismo. Semmai, luoghi in cui quel rischio è meno elevato. La diffusione del radicalismo islamista e dell’ideologia jihadista fa sì che, gruppi organizzati, lupi solitari o cellule miniaturizzate, possano colpire ovunque.
Tanto più nelle strade di città popolose come Dacca. Una metropoli di oltre quattordici milioni di abitanti nella quale è facile nascondersi e trovare sostegno logistico tra i seguaci di un ideologia che mette programmaticamente nel mirino gli occidentali.