
LIBIAMO! TRIPOLI CAMBIA LEADERSHIP: IL PREMIER ‘RIBELLE’ KHALIFA GHWELL, OSTILE AL GOVERNO UNITARIO DI FAYEZ SARRAJ, HA LASCIATO TRIPOLI E SI E’ “RITIRATO” A MISURATA. DIECI CITTA’ COSTIERE PASSANO CON SARRAJ CHE HA PRESO IL CONTROLLO DI TUTTI I CONTRATTI PETROLIFERI
1.LIBIA: MEDIA, IL PREMIER 'RIBELLE' LASCIA TRIPOLI
(ANSA) - Il premier Khalifa Ghwell, ostile al governo unitario di Fayez Sarraj, "ha lasciato Tripoli": lo afferma Libya Herald, secondo il quale il responsabile libico "è tornato nella sua città natale a Misurata
2.LIBIA: 10 CITTÀ ROMPONO CON TRIPOLI, SÌ A SARRAJ
(ANSA) - IL CAIRO, 1 APR - Dieci città costiere libiche, tra le quali Zawiya e Sabrata hanno formalmente rotto l'alleanza con il Congresso di Tripoli (Gnc) e deciso di sostenere il governo di unità di Fayez al Sarraj. In un comunicato, pubblicato dalla municipalità di Sabrata, i responsabili salutano l'arrivo a Tripoli del consiglio presidenziale libico e fanno appello al nuovo governo perché metta "fine a ogni conflitto armato nel Paese".
3.LA RISCOSSA DI AL FANTOZZI - DOPO LO SBARCO RIDICOLO, IL PREMIER LIBICO SI RIFÀ
Carlo Panella per “Libero Quotidiano”
Dopo lo sbarco a Tripoli in puro stile fantozziano di ieri, Fayez al Serraj, il capo del nuovo governo di Tripoli, ha stupito gli osservatori perché non è rimasto asserragliato nella base navale militare di Abu Seta, ma è entrato nel centro della capitale e si è insediato nella sede del governo in via al Seka, distante un paio di chilometri, dove ha incontrato alcuni sindaci della Tripolitania.
Un gesto dimostrativo di forte impatto, perché è evidente che può contare su un forte supporto delle milizie di Misurata che, sinora, ne garantiscono l' immunità. A questo si è aggiunta una notizia di rilievo: ha ricevuto il sostegno formale al suo esecutivo da parte du Ibraim al Jidiran, ras delle milizie di Brega che difendono le raffinerie e i terminali di Sidra e Las Lanuf.
Questo significa che - se non intervengono nuovi attacchi dell' Isis - queste fondamentali strutture petrolifere potranno iniziare a funzionare e a pompare denaro nelle casse della esausta Bank of Lybia. Un indispensabile apporto economico che può essere decisivo per rafforzare il potere effettivo di al Serraj che da oggi ha il «potere di firma» esclusivo su tutti i contratti petroliferi, unica fonte di reddito del Paese.
La notizia è di tale rilievo che Majid al Harari, portavoce della Noc, l' ente petrolifero di Stato libico, ha subito annunciato che, se questi terminali riprenderanno a funzionare «la esportazione di petrolio potrà passare dagli attuali 350.000 barili al giorno a 800.000» (la metà della produzione massima, regnante Gheddafi).
Ma al Serraj ieri ha anche conquistato ulteriori vantaggi. Innanzitutto, 24 ore di calma, assolutamente relativa, perché le milizie avverse ad al Serraj hanno scorrazzato per le strade sparando in aria - e mercoledì sera hanno impedito che si radunasse una manifestazione popolare a favore di al Serraj nella piazza dei Martiri.
Naturalmente è troppo presto per pensare che non vi saranno scontri militari - e ancor più attentati - e bisogna attendere ancora per capire la reazione degli avversari. Ma ogni giorno che passa si rafforza la sensazione che il premier del governo di Tripoli Khalifa Ghweil e il presidente del Parlamento di Tripoli Nuri Abu Sahimin (colpiti ieri da sanzioni Onu) siano stati presi in contropiede dalla forzatura imposta da Onu, Italia, Gran Bretagna e Marocco e che stiano ancora incerti se far seguire azioni concrete alle loro roboanti minacce.
Sensazione rafforzata dall' oltraggio che Ghweil ha dovuto subire con la chiusura operata dalle milizie di Misurata di «al Naba», sua emittente tv che ora trasmette solo un comunicato che suona come uno sfregio nei suoi confronti: «La gente di Tripoli ha chiuso l' emittente al Naba perché diffondeva divisioni e incitava alla violenza».
Non solo, ad al Serraj è giunto il mezzo appoggio dello sheikh Ali al Salabi, dirigente dell' Unione Mondiale degli Ulema (legata ai Fratelli Musulmani) che lo ha spronato «al dialogo per evitare nuovi spargimenti di sangue e nuovi scontri armati». Nei fatti, un invito ad aprire trattative inclusive.
Infine, ma non per ultimo, al Serraj ha anche incassato un - pur ambiguo - riconoscimento da parte del governo egiziano - che sostiene i suoi oppositori di Tobruk - che attraverso il portavoce del ministero degli Esteri Abu Zeid (comunque, una figura di secondo piano) ha giudicato «una passo positivo e importante il trasferimento del governo di unità a Tripoli».
Buone notizie, per ora, ma nessuna illusione come dimostra l' esplosione che ha squassato due navi libiche nel porto di Misurata: erano cariche di armi destinate alle milizie islamiche di Bengasi.