QUALCUNO DICA A PUTIN CHE GLI ATTENTATORI DI MOSCA ERANO STATI IN TURCHIA, DAL SUO AMICO ERDOGAN - SHAMSIDIN FARIDUNI, IL 25ENNE TAGIKO CHE I RUSSI CONSIDERANO L’ORGANIZZATORE DELL’ATTACCO TERRORISTICO ALLA CROCUS CITY HALL DI MOSCA, ERA STATO IN TURCHIA A FEBBRAIO, SCATTANDO FOTO NELLA MOSCHEA FATIH DI ISTANBUL. STESSO VIAGGIO PER IL 30ENNE SAIDARKRAMI RACHABALIZODA - IL VIAGGIO POTREBBE ESSERE SERVITO A OTTENERE IL DENARO PER ORGANIZZARE L’ATTENTATO…
Estratto dell’articolo di Rosalba Castelletti per "la Repubblica"
recep tayyip erdogan vladimir putin
Si faceva chiamare “Abdullokh”, in arabo “Servo di Dio”, Shamsidin Fariduni, il 25enne tagiko che gli investigatori russi considerano l’organizzatore dell’attacco terroristico alla Crocus City Hall, alla periferia di Mosca, rivendicato dall’Isis- K o Khorasan, ramo afgano del gruppo jihadista. Radio Svoboda e il progetto investigativo Sistema hanno rintracciato i suoi profili social, compreso l’account Telegram dove, secondo il suo interrogatorio, «circa un mese fa» sarebbe stato contattato da un «assistente del predicatore » che gli avrebbe offerto 500mila rubli, circa 5mila euro, per compiere l’attentato. È invece su Instagram che si trova la traccia dei suoi soggiorni in Turchia: il 23 febbraio Fariduni pubblicava otto foto, sei delle quali scattate presso la moschea Fatih di Istanbul, nell’omonimo quartiere, il più conservatore della città.
Come un altro dei quattro attentatori, il 30enne Saidarkrami Rachabalizoda, Fariduni si trovava in Turchia per il vizaran, il prolungamento del permesso di soggiorno senza visto nella Federazione Russa. Fariduni era arrivato il 20 febbraio per ripartire — ha detto — il 4 marzo, a bordo dello stesso volo di Rachabalizoda che era arrivato il 5 gennaio.
Un funzionario dei servizi di sicurezza turchi ha confermato il soggiorno turco dei due attentatori, anche se ha fissato al 2 marzo la data della loro partenza.
«I due sospettati, originari del Tajikistan, vivevano legalmente a Mosca da molto tempo ed erano liberi di viaggiare senza ostacoli tra Russia e Turchia in assenza di un mandato di arresto nei loro confronti», ha detto ad Afp dietro anonimato, tenendo a precisare: «Crediamo che questi due individui si siano radicalizzati in Russia, data la loro breve permanenza in Turchia».
[…] Secondo alcuni analisti, il viaggio con l’alibi del rinnovo del visto sarebbe potuto servire a ottenere il denaro necessario a coprire i costi dell’attentato. Non sembra un caso che, tra il 25 e il 26 marzo, le autorità turche abbiano arrestato 147 presunti militanti dello Stato islamico in 30 province del Paese. Retata che seguiva i 40 arresti di domenica e i 24 di sabato. In totale 211 presunti jihadisti sono stati arrestati e detenuti dalla polizia turca nei giorni seguenti all’attentato alla Crocus City Hall.
Già all’inizio della guerra civile in Siria, decine di migliaia di combattenti stranieri hanno attraversato illegalmente il confine turco per unirsi all’Isis e ad altri gruppi jihadisti e combattere contro il regime di Damasco. […]
L ATTENTATO ALLA CROCUS CITY HALL DI MOSCA SECONDO VLADIMIR PUTIN - VIGNETTA BY ELLEKAPPA
La presidenza turca si è guardata dal citare i movimenti turchi degli attentatori dando notizia del colloquio telefonico tra Recep Tayyip Erdogan e Vladimir Putin. E le autorità russe non hanno commentato la permanenza dei due nella megalopoli del Bosforo, intente come sono a spingere la cosiddetta “pista ucraina” e ad accusare Kiev di complicità con l’Isis.
Ieri la portavoce del ministero degli Esteri Maria Zakharova, nel suo briefing settimanale, ha detto che è «estremamente difficile credere » che lo Stato islamico avesse la capacità di lanciare l’attacco di venerdì che, stando all’ultimo bilancio, ha provocato 140 morti, di cui 84 identificati, tra cui 5 bambini, ma anche 143 denunce di dispersi. Zakharova ha anche rilanciato l’accusa, non suffragata da prove, che dietro l’attentato ci siano Kiev e l’Occidente. E ha poi liquidato come «madre di tutte le fake news» una ricostruzione dell’agenzia Bloomberg che, citando fonti anonime, sostiene che alcuni stretti collaboratori di Putin avrebbero espresso dubbi sulla “pista ucraina”. […]
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