AL BAR DEL PREGIUDIZIO – ''REPUBBLICA'' FA INCONTRARE UN ITALIANO E UN ROM CHE SI ODIANO. MICHELE E SEFKO HANNO DISCUSSO UN'ORA E SI SONO SALUTATI SENZA STRETTA DI MANO – “SIETE TROPPI, HA RAGIONE SALVINI. NOI RESPIRIAMO DIOSSINE TUTTO IL GIORNO PER I VOSTRI ROGHI E CI AMMALIAMO” – “SONO BOSNIACO, QUANDO HO LAVORATO HO PAGATO LE TASSE. SE HO I DOCUMENTI A POSTO, PERCHÉ DEVO ANDARE VIA?” – VIDEO
Estratto dell’articolo di Paolo Griseri per la Repubblica
Abitano a trecento metri di distanza. Michele 60 anni, ex carrozziere in pensione, due figli, ha un appartamento sul lato sud di corso Vercelli, periferia di Torino. Sefko 65 anni ha 7 figli «e 56 nipoti» e vive in una baracca del campo rom di via Germagnano, dall' altra parte del corso.
Al bar "Lady" si trasmette Senegal-Polonia. Alle 18 facciamo sedere Michele e Sefko allo stesso tavolo. Si detestano. Una foto per cominciare? Risposta all' unisono: «Io con lui non mi faccio fotografare». Segue una discussione lunga un' ora.
Michele «In questo quartiere non si vive. I rom fanno i roghi con la plastica e l' immondizia.
Respiriamo diossine tutto il giorno. Io ho una malattia grave per quello (…)».
Sefko «Ci accusate dei tumori ma i tumori possono venire per tante ragioni. Torino è piena di amianto. È facile accusare noi ma non avete le prove».
Michele «I roghi li accendete voi. E lo fate perché vi conviene. Bruciate la plastica per prendervi il rame dai cavi. E andate a rubare. Siete maleducati e non rispettate gli altri. Se mandaste i figli a scuola almeno loro crescerebbero educati. Invece vi servono per mandare a chiedere l' elemosina in giro».
Sefko «I nostri figli vanno a scuola. Ma spesso tornano a casa perché i loro compagni fanno i bulli. Dicono che sono zingari e non vogliono stare con loro. Io comunque i miei sette figli li ho sempre mandati a scuola».
(…)
Michele «Ci vorrebbe la chiusura del campo. Si dovrebbero prendere tutte le persone che vivono nelle baracche e rinchiuderle in una della tante caserme vuote che ci sono in città. Così li vivrebbero controllati e senza dare fastidio a nessuno».
Sefko «Io non ci vivrei proprio in una caserma. Basterebbe fare come negli altri Paesi dove non ci sono i campi rom perché noi rom viviamo negli appartamenti».
Michele «Bravo e poi come paghi l' affitto? Con gli italiani che diventano sempre più poveri e dormono nelle automobili, mi spieghi perché lo Stato dovrebbe dare un alloggio a te?».
Sefko «Dei miei sette figli tre vivono nei campi e quattro sono in appartamento. Perché quando si sposano in genere vanno a vivere in casa. Chi resta nelle baracche è proprio perché non ha i soldi per l' affitto».
Michele «Sai qual è il problema? Che siete troppi. E non si può pretendere che sia l' Italia a mantenervi. Ha ragione Salvini a voler fare il censimento. Si va nei campi e si fa l' elenco delle nazionalità: gli europei, come i romeni, gli ungheresi, i bulgari si tengono.
Quelli fuori dall' Ue come i bosniaci e i montenegrini escono, se ne vanno fuori».
Sefko «Io sono bosniaco. Sono in Italia da trent' anni e quando ho lavorato ho pagato le tasse. C' è una convenzione di Ginevra che impedisce di mandare via le persone sulla base della loro nazionalità. Se commetto dei reati è un conto. Ma se ho i documenti a posto e non faccio niente di male perché devo andare via?»
Michele «Perché siete troppi e venite tutti qui. Almeno scegliendo le nazionalità su 1.000, 300 se ne vanno. Passi a 700, risolvi un po' il problema. E poi non si capisce tutta questa paura di essere censiti. Io sono italiano e ogni dieci anni passa un ufficiale dell' anagrafe e mi fa compilare i moduli del censimento. Qual è il problema? È un problema solo per chi non è in regola».
Sefko «Non dico che tu sei razzista. Però noi siamo delle persone, non dei lupi. Perché ci dovete mandare via? Perché non possiamo dialogare? Metterci d' accordo?»
baracche in fiamme campo rom roma 5
Michele «Dialogare? Quando noi dei comitati del quartiere siamo venuti al campo ci avete tirato le pietre per cacciarci via (...)».
Sefko «E chi dice che siamo stati noi? Anche i ladri sono furbi. Non ha senso rubare davanti al campo ma lontano per non avere guai. E poi magari i ladri erano italiani».
(…)
Alle 19 Sefko e Michele lasciano il bar. Senza stringersi la mano.
Il loro incontro non poteva avere un lieto fine. Ma almeno si sono detti in faccia quel che in questi anni hanno solo urlato sui social, in tv e sui giornali.
Potrebbe essere un inizio.