filippo facci scuole internazionali milano

LA RETTA SU PER IL RETTO – FILIPPO FACCI SMERDA LE SCUOLE INTERNAZIONALI MILANESI CHE NON VOGLIONO RIMBORSARE RETTE E SERVIZI EXTRA DI CUI NESSUNO HA USUFRUITO PER IL LOCKDOWN: “STANNO MALTRATTANDO LA PROPRIA SELEZIONATA CLIENTELA APPROFITTANDO DELL'IGNAVIA E DELLA PECORONAGGINE DEI TANTI GENITORI CHE TEMONO CONSEGUENZE PER I PROPRI FIGLI, O CHE, CON POSTURA MOLTO MENEGHINA, NON HANNO VOGLIA D'IMPICCIARSI TROPPO PER VOLGARI QUESTIONI DI SOLDI: ANCHE SE SONO TANTI. STA DI FATTO CHE…”

Filippo Facci per "Libero Quotidiano"

 

FILIPPO FACCI CON SIGARETTA

Lockdown? Roba da italiani. A Milano e dintorni, le scuole internazionali di lingua inglese stanno maltrattando la propria selezionata clientela approfittando dell'ignavia e della pecoronaggine dei tanti genitori che temono conseguenze per i propri figli, o che, con postura molto meneghina, non hanno voglia d'impicciarsi troppo per volgari questioni di soldi: anche se sono tanti.

 

andersen international 4

Sta di fatto che alcune scuole non stanno restituendo le esose rette scolastiche già pagate e neppure ci pensano, per le gite annullate già pagate stessa cosa, e tantomeno risarciscono i pasti di mezzogiorno non consumati (se non con simboliche elemosine) o servizi come i pullman che portavano e riportavano i bambini a casa, dove sono rimasti chiusi per mesi.

 

Ma c'è anche qualche genitore che s' è incazzato: al punto che un paio di presidi, com' è testimoniabile, sono giunte a lasciar scivolare la minaccia - illegale ed estorsiva: ma forse non lo sanno - di non riammettere i figli dei genitori che stanno protestato troppo, che non si limitano a subire supinamente, o peggio ancora che paventano cause.

 

FILIPPO FACCI

Ma è proprio tra le carte bollate che rischia di finire la faccenda: questo per iniziativa di una minoranza di genitori disposta a invertire la tradizionale ricerca della migliore scuola inglese o bilingue dove mandare i propri figli: perché la gara, ormai, è su quale scuola inglese si stia comportando peggio, e forse c'è persino un vincitore. Le scuole più importanti prese in esame a Milano sono la «Sir James Henderson», la «St. Louis» e la «Andersen International», per buona pace delle altre scuole internazionali bilingui, non inglesi o direttamente italiane (come il San Carlo Borromeo) nelle quali a partire dal lockdown sono risultati comportamenti quantomeno discutibili, ma su cui non c'è da generalizzare.

 

Bianca Parravicini

Dal 23 febbraio scorso, data del lockdown, i comportamenti delle scuole sono stati molto differenziati: c'è chi, organizzando la tanto discussa didattica a distanza (Dad, via computer), ha impegnato gli alunni sino a 6 o 7 ore giornaliere, e fornito supporto psicologico a bambini disorientati e costretti sopra una seggiola davanti a un terminale. Ma c'è anche chi se l'è cavata con un'oretta e mezza al giorno di diretta internet e poi ciao.

 

RIMBORSI E RETTE È il caso di quella che si è rivelata la scuola più contestata in assoluto: la «Andersen» di via San Martino: vicenda interessante per chi è abituato a lamentarsi della scuola pubblica. Dopo il lockdown, il 23 aprile, la direttrice e fondatrice Bianca Parravicini ha pensato di muoversi per prima, forse in virtù di quanto disse in un'intervista del 2016: «Non devi pensare al denaro».

FILIPPO FACCI

 

Quello dei genitori, presumiamo: difatti la signora ha comunicato le seguenti offerte di rimborso: non avrebbero avuto indietro nessuna rata, e per i pasti non consumati si offrivano a fatica 250 euro, oltre a uno sconto di altri 250 sulla pre-iscrizione di giugno per l'anno successivo, sempre che non si volesse cambiare scuola.

 

Inoltre - aggiungeva la direttrice - ci sarebbe stato un forte sconto sulle esose attività extrascolastiche del pomeriggio, frequentate invero da una minoranza: e neanche su tutte, perché i corsi di musica sarebbero costati uguale. Altre concessioni? Le rette dell'anno successivo non avrebbero subito aumenti (di grazia) e, per quanto riguarda gli alunni di quinta elementare - quelli che dovevano fare l'esame per il passaggio alle scuole medie, come vuole la legge - la direttrice formalmente non ha detto niente.

andersen international 5

 

Risultato: genitori fuori dalla grazia di dio, perlomeno quelli che non si sono celati dietro l'indolenza benestante di chi aveva pagato la bellezza di dieci/tredicimila euro annui senza contare gli extra, la mensa, le gite, il trasporto e le divise da bravi inglesini; roba che si paga a parte, e salata. In sintesi: la scuola Andersen si era tradotta in uno scarno video a distanza, in zero aggregazione coi ragazzi, in zero contatto con gli insegnanti, e soprattutto in zero presenza della tanto ricercata «dimensione internazionale» per cui i genitori avevano stra-anticipato fior di soldi. Il tutto per ritrovarsi una sorta di videogioco didattico della durata di un'ora e mezza.

 

filippo facci

AFFITTO E PERSONALE Ovviamente una parte dei genitori, l'8 maggio, ha risposto alla direttrice in termini un po' più stringenti, perché davvero non si capiva perché non dovessero avere indietro neppure un euro: neanche ipotizzando, chessò, un meccanismo di compensazione con le rette per l'anno scolastico successivo, il cui pagamento anticipato peraltro bussava già alle porte.

 

E poi: anche solo per la mensa, perché non dovevano avere indietro i soldi che avevano anticipato, ma solo una piccola parte? La «Andersen International» ha risposto picche in data 8 maggio. La direttrice Parravicini comunicava che aveva da pagare l'affitto della scuola e anche il personale, il quale, ha scritto, «non possiamo affamare ricorrendo alla cassa integrazione». Cioè: tutte le imprese italiane lo fanno, ma l'Andersen non può: anche se parte dei genitori paganti deve affrontare le stesse incombenze della scuola, in teoria: l'affitto e il personale che curi i bambini che, appunto, non possono andare a scuola.

andersen international 6

 

La direttrice Parravicini, nella sua lettera, mostrava però un'apertura: nei due anni successivi - annunciava - non ci sarebbero stati aumenti, e il sostanzioso anticipo per il venturo anno scolastico poteva essere pagato non più a giugno, ma a luglio. Urrà. Ed era guerra. I genitori scrivevano un'altra lettera per firma di un avvocato e sottoscritta da decine di genitori di varie classi: rullavano i tamburi di una causa civile.

 

filippo facci l alpinista 3

Tralasciando convenevoli e giuridichese, i genitori facevano notare l'ovvio: che era venuto meno l'equilibrio tra prestazioni e controprestazioni e quindi la scuola doveva provvedere in qualche modo, almeno cercando un accordo decente. A parte le rette già pagate (per averne in cambio un'ora e mezza di collegamento tv) i calcoli spiegavano che la scuola doveva restituire almeno 630 euro, non un elemosina di 250; anche le già pagate attività extrascolastiche dovevano essere risarcite in proporzione.

andersen international 3

 

Si tenga conto che la didattica a distanza dell'Andersen (Dad) era partita solo il 16 marzo (quasi un mese dopo il lockdown) e si era rivelata un pannicello per quantità e qualità: per quanto gli insegnanti potessero metterci tutta la buona volontà di questo mondo. Insomma: non è più esistita una vera offerta formativa, didattica, l'immersione nella lingua inglese, la vita comunitaria, il confronto, sono stra-calate le ore delle lezioni, alcune si sono fatte a classi unificate, alcune materie sono state soppresse: e si strapaga uguale?

 

filippo facci l alpinista 5

Non solo l'Andersen, ma anche le altre scuole peraltro non hanno più pagato la sorveglianza, la pulizia, le segreterie, le varie utenze, e oltretutto beccheranno dei soldi in virtù della normativa di cui al D.L. 34/2020. Insomma. non è che la spocchia inglese impedisca a delle scuole internazionali - anche la Sir James e la St. Louis - di ossequiarsi all'articolo. 1464 del codice civile italiano: «Quando la prestazione di una parte è divenuta solo parzialmente impossibile, l'altra parte ha diritto a una corrispondente riduzione della prestazione da essa dovuta».

andersen international 2

 

LE ALTRE Ma la «Andersen International» non ha più risposto. Le altre scuole, la «Sir James Henderson» e la «St.Louis», stanno cercando di metterci una pezza. La St. Louis ha già previsto dei rimborsi per almeno un terzo della rata dell'ultimo trimestre, ma non per tutte le classi.

 

filippo facci l alpinista 1

La Sir James non ha il problema di rimborsare la mensa, perché i bambini, lì, pagano pasto per pasto, o si portano il lunch da casa: e comunque è l'unica scuola che ha fatto fare gli esami di quinta elementare tra quelle non parificate. Ci sarebbe da disperarsi se, di spalle, non si muovesse uno sgraziato pachiderma chiamato scuola pubblica.

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