carminati

RICATTO ALLO STATO (E ALLA GIUSTIZIA) - IL COLPO AL CAVEAU DELLA BANCA DELLA CITTA’ GIUDIZIARIA DI PIAZZALE CLODIO DEL 1999 HA CONSENTITO A CARMINATI DI VENIRE A CONOSCENZA DI SEGRETI DI AVVOCATI E MAGISTRATI ROMANI E DI METTERLI SOTTO SCACCO

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Lirio Abbate e Paolo Biondani per la Repubblica

 

Il colpo del secolo, è stato definito il furto al caveau della banca situata all’interno della città giudiziaria di piazzale Clodio a Roma. Ma non è solo un furto clamoroso: il movente è un grande ricatto. Allo Stato e alla Giustizia. È un’azione criminale «spettacolare »: un commando di banditi guidati da Massimo Carminati che nella notte fra il 16 e 17 luglio 1999 riesce a svaligiare in tutta calma 147 cassette di sicurezza su 900, della banca più sorvegliata d’Italia.

 

Vanno a colpo sicuro: Carminati ha in mano una lista selezionata di cassette da svuotare. Le vittime sono almeno 22 magistrati, 55 avvocati, 5 cancellieri, 17 dipendenti del tribunale, un carabiniere, un perito giudiziario e molti imprenditori.

 

CARMINATI ARRESTOCARMINATI ARRESTO

Adesso l’Espresso, in edicola domani con Repubblica, rivela per la prima volta l’elenco delle vittime del furto, da cui emergono dati e fatti rimasti inediti che fanno emergere il “ricatto alla Repubblica”. Organizzato e diretto dal Cecato, l’ex terrorista nero che oggi è accusato di essere il capo di Mafia Capitale. In quel periodo era sotto processo con Andreotti per l’omicidio del giornalista Mino Pecorelli: Carminati è stato assolto due mesi dopo l’assalto al caveau. La genesi di Mafia Capitale si concretizza nell’estate 1999, con questo grande colpo.

CARMINATI ARRESTO 1CARMINATI ARRESTO 1

 

Sono atti che identificano due categorie opposte di vittime. Da una parte giudici onestissimi, rigorosi, preparati, spesso con ruoli di vertice nelle corti e nei ministeri, insieme a grandi avvocati, impegnati anche come difensori di parti civili in processi per mafia o terrorismo nero, compresi casi in cui era imputato lo stesso Carminati. Dall’altra, magistrati e legali con un passato imbarazzante, in qualche caso addirittura arrestati e condannati per corruzione.

 

 La toga più famosa è il titolare della cassetta svaligiata numero 720, Domenico Sica, morto nel 2014. È stato il più importante pm italiano, preferito a Falcone come primo Alto commissario antimafia. Si è occupato dell’inchiesta sulla P2 di Licio Gelli, chiusa a Roma dopo un decennio con risultati nulli e di molte altre indagini tra cui l’omicidio Pecorelli, il caso Moro, il corvo di Palermo e la scomparsa di Emanuela Orlandi. Tra i legali spiati e derubati c’è Guido Calvi, ex senatore del Pds-Ds, avvocato di parte civile in molti processi contro il terrorismo di destra.

Domenico SicaDomenico Sica

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