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RICORDATE L'EVASIONE DA REBIBBIA DI TRE DETENUTI ALBANESI IL 26 OTTOBRE SCORSO? TUTTO FU RIPRESO DALLE TELECAMERE MA NESSUNO SI ACCORSE DI NULLA - SCATTÒ PERSINO UN ALLARME: INUTILMENTE, E I TRE RIUSCIRONO A FUGGIRE INDISTURBATI TRA SBARRE SEGATE E LENZUOLA ANNODATE
Giovanni Bianconi per il Corriere della Sera
L'evasione da Rebibbia fu ripresa dalle telecamere: mentre i fuggitivi si calavano da un tetto, mentre prendevano le misure di un muro da scavalcare, mentre si nascondevano tra gli alberi prima di superare l'ultima barriera. Ma nessuno si accorse di nulla. Scattò persino un allarme.
Inutilmente. Così, poco dopo le 2 della notte tra il 26 e il 27 ottobre scorso, i tre detenuti albanesi Tesi Basho (condannato all' ergastolo per omicidio e traffico di droga), Ilir Pere (fine pena tra 25 anni per tentato omicidio) e Mikel Hasanbelli (fine pena nel 2020 per estorsione e sfruttamento della prostituzione), poterono andarsene indisturbati con il più classico e rocambolesco dei copioni: sbarre segate e recinzione superata grazie alle lenzuola annodate.
Tutto, o quasi, immortalato dai monitor. Immagini sfocate o poco nitide, però decifrabili. Solo che nella «sala regia» del penitenziario, durante il turno da mezzanotte alle 8, gli agenti in servizio non notarono alcuna stranezza, nonostante all'1.46 si fosse attivato l'allarme collegato alle figure in movimento. E il servizio di sorveglianza «dinamico», che doveva essere effettuato con due autopattuglie, in realtà sarebbe rimasto piuttosto «statico», con le macchine tenute ferme per circa sei ore.
Tanto che delle lenzuola penzolanti si accorse una guardia al momento di entrare in servizio, il mattino seguente. L' ordine di ricerca fu diramato solo alle 11.26, con nove ore di ritardo che si trasformò in eguale vantaggio per i tre evasi, considerati molto pericolosi, tuttora latitanti.
EVASIONE DA REBIBBIA - Mikel Hasanbelli
Per aver agevolato la loro impresa oggi sono indagati l' ex direttore del carcere Mauro Mariani (sostituito da poche settimane), il dirigente dell' Ufficio detenuti regionale Claudio Marchiandi (già coinvolto nel caso Cucchi, prima condannato e poi assolto), il comandante degli agenti penitenziari del reparto G9 di Rebibbia, Massimo Cardilli, insieme ad altri undici agenti penitenziari. I primi tre responsabili, secondo la Procura di Roma, di «colpa del custode», una sorta di favoreggiamento colposo dell' evasione: gli inquirenti li accusano di averla resa fin troppo facile attraverso «l' omissione delle doverose cautele» e la violazione di altre norme.
EVASIONE DA REBIBBIA - Ilir Pere
Otto mesi prima, dalla stessa prigione, erano scappati due rumeni, con modalità pressoché identiche: due fughe fotocopia, compreso il particolare di essere sbucati nel settore sorvegliato da garitte desolatamente vuote. Al punto che gli inquirenti ipotizzano un possibile contatto tra i due gruppi, visto che uno degli albanesi e uno dei rumeni si conoscevano per aver trascorso un periodo di detenzione comune.
Dopo la prima evasione, avvenuta il 14 febbraio, furono disposte delle contromisure per evitare episodi simili. Puntualmente disattese, stando alla ricostruzione dei fatti che il procuratore Giuseppe Pignatone ha voluto inviare al ministro della Giustizia Andrea Orlando, per informarlo della «gravissima vicenda» e valutare eventuali iniziative di sua competenza.
EVASIONE DA REBIBBIA - Basho Tesi
Per esempio: non fu disposto alcun adeguamento delle inferriate che s'erano rivelate di «qualità di metallo non idoneo», tant' è che non è stato difficile rimuoverle con un normale seghetto, sia la prima che la seconda volta.
A luglio furono consegnati 3.600 metri di filo spinato zincato, alto due metri, appositamente ordinati per recintare la zona interessata dalla fuga di febbraio, ma a ottobre i rotoli erano ancora custoditi in magazzino. E dopo che ad aprile era stata ripristinata la sorveglianza armata per una garitta, a maggio la disposizione fu revocata (a seguito di un apposito accordo con i sindacati), sostituendo la sentinella con due «ronde automontate»; che peraltro quella notte rimasero ferme.
CORDA PER L'EVASIONE DA REBIBBIA
Secondo l' accusa queste e altre «omissioni» hanno «obiettivamente reso possibile e agevolato» i detenuti evasi. Uno dei quali - Basho, quello con il «fine pena mai» - aveva già provato a scappare e il 21 giugno era stato mandato via dal carcere di Viterbo dove, con altri albanesi, aveva creato un gruppo «dedito alla sopraffazione e prevaricante»: l' hanno messo in cella con due connazionali tra cui Pere (anche lui con una tentata fuga alle spalle), che a febbraio aveva ottenuto di spostarsi a Rebibbia in modo da facilitare i colloqui con i familiari. In quattro mesi, però, ne ha fatto solo uno, a giugno doveva andarsene ma a ottobre era ancora lì.
In compagnia dei due complici e di un seghetto con il quale hanno lavorato senza problemi, nonostante la raccomandazione di perquisizioni e «battiture» delle sbarre frequenti. Dalle perquisizioni successive sono saltati fuori quattro «seghetti rudimentali» vicino al reparto G9, ma «ancora più inquietante» viene definita la scoperta di «armi improprie e stupefacenti».