marchionne tronchetti provera

IL RICORDO DI MARCHIONNE DI MARCO TRONCHETTI PROVERA: “IL MESSAGGIO DEL SUO PULLOVER ERA: ‘QUI BISOGNA CAMBIARE TUTTO’ - INFATTI HA DATO UNA SCOSSA AI RAPPORTI INDUSTRIALI MA IL SISTEMA NON HA CAPITALIZZATO NEL MODO IN CUI AVREBBE POTUTO - NON C'È STATA UNA SUFFICIENTE ANALISI DI QUELLO CHE HA RAPPRESENTATO LA SVOLTA IMPOSTA A FIAT”

Francesco Spini per “la Stampa”

 

Tronchetti Provera funerali Moratti

«Sergio Marchionne era una persona vera, diretta, chiara. Era un uomo coraggioso nelle scelte. Con la sua chiarezza e la sua visione è riuscito a salvare la Fiat e ha costretto tutti a fare un bagno di realtà, compresi Confindustria e sindacati». Marco Tronchetti Provera, vice presidente esecutivo e amministratore delegato di Pirelli, stimava molto l'uomo che ha traghettato la Fiat verso un futuro globale. Oggi parla della sua scomparsa «con profonda tristezza. Avverto il vuoto di una persona che ha avuto un peso particolare anche nella cultura industriale del Paese».

 

Si ricorda quando lo ha incontrato per la prima volta?

«Ebbi fin da subito la sensazione di avere di fronte una persona con le idee chiare, soprattutto su temi che nel nostro Paese non si volevano affrontare. Ha chiesto a tutti di guardare il mondo in faccia».

SERGIO MARCHIONNE

 

Qualcuno dice che Marchionne era arrivato in Fiat come uomo di finanza, ma alla fine è prevalsa in lui la visione industriale. Come hanno convissuto in lui queste due anime?

«È vero, era arrivato a Torino da uomo di finanza. Ma si è appassionato a quello che faceva. Credo che il suo essere italiano abbia giocato in modo positivo, si è legato veramente a Fiat, come alla Ferrari: ci ha messo passione. Così quella che molti ritenevano un'abile, straordinaria, miracolosa operazione finanziaria si è rivelata come un' operazione industriale».

Tronchetti Provera

 

Che italiano era Marchionne?

«Un italiano che ha avuto l'occasione, per le circostanze della vita, di vedere l'Italia da fuori. E l'Italia è il Paese più bello del mondo».

 

Un certo distacco l' ha aiutato?

«Ha saputo interpretarne il lato migliore. Guardi l'esempio della Ferrari. Ha creduto nelle persone, in gran parte italiani, e ha avuto successo. Una sua grande capacità era quella di usare le risorse che aveva a disposizione, senza cercare chissà dove».

 

Com' era il Marchionne sportivo, della Formula 1?

«Emergeva il lato competitivo e appassionato. All' origine gli addetti ai lavori della Formula 1 lo vedevano come un corpo estraneo, nel giro di poco tempo si è immedesimato nelle dinamiche di quel mondo ed è riuscito ad emergere come un protagonista».

 

SERGIO MARCHIONNE E JOHN ELKANN

Marchionne è il manager che ha rivoluzionato i rapporti industriali, che ha rotto con Confindustria. È riuscito a scuotere il sistema?

«Ha dato una scossa, ma il sistema non ha capitalizzato nel modo in cui avrebbe potuto. Probabilmente non c' è stata una sufficiente analisi di quello che ha rappresentato la svolta imposta da Marchionne a Fiat. Era quella che gli americani chiamano una «wake-up call», una sveglia. A un certo punto bisogna prendere atto della realtà, una partita internazionale va giocata secondo regole del gioco internazionali».

 

Nello stile manageriale, Marchionne farà scuola o resterà un unicum?

«Aveva un lato geniale unico, gli va riconosciuto. Ha trovato equilibri tra General Motors, Fiat, Chrysler, ha gestito temi estremamente complessi guardando anche allo scenario geopolitico in modo molto lucido. Fa parte di qualità individuali difficili da riprodurre. Quello che invece è un metodo è la chiarezza delle priorità».

 

In che senso?

SERGIO MARCHIONNE

«Molto spesso certe dinamiche all'interno delle aziende non fanno vedere le priorità. Lui ha importato il modello anglosassone di evidenziare l'obiettivo, trovando le soluzioni per raggiungerlo».

 

L'establishment, soprattutto all'inizio, guardava con sorpresa quel maglione ostentato anche nelle occasioni formali.

«Secondo me il messaggio di quel pullover era: qui bisogna cambiare tutto. Nel momento in cui era arrivato, un momento di crisi profonda, quello era uno dei segnali di cambiamento».

SERGIO MARCHIONNE E DONALD TRUMP

 

Cosa ricorda del suo rapporto con Marchionne?

«Incontri sempre piacevoli. Una cosa non frequente in un mondo complesso come il nostro».

 

Non ha mai ceduto alle sirene della politica.

«Ha scelto l'impresa».

 

È corretto dire che Marchionne ha contribuito a superare in Italia il capitalismo di relazione?

«Quello era già finito con la scomparsa di Cuccia».

 

Qual è l'eredità di Marchionne?

«L'esempio, una persona da emulare per rigore, serietà e visione».

SERGIO MARCHIONNE

 

Come vede ora il futuro di Fca?

«Quando era arrivato il gruppo aveva solo problemi e nessuno vedeva opportunità. Lascia un gruppo che oggi ha molte più opportunità che problemi».

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