riccardo gotti long covid

FATICATE A RESPIRARE, AVETE TOSSE, TACHICARDIA, NAUSEA? ATTENTI PERCHE’ QUESTI SONO I SINTOMI DEL LONG COVID - DUE RICERCHE INDIPENDENTI HANNO IDENTIFICATO DIVERSI SEGNI CHE PREDICONO CHI SOFFRIRÀ DEGLI STRASCICHI DELLA MALATTIA. E’ STATO SCOPERTO ANCHE CHE BASSI LIVELLI DI ALCUNI ANTICORPI ERANO PIÙ COMUNI IN COLORO CHE AVEVANO SVILUPPATO IL…

Cristina Marrone per corriere.it

 

long covid 7

Identificare in anticipo chi rischia di andare incontro a una malattia grave da Covid è sempre stata una sfida importante nella comunità scientifica per poter intervenire in modo tempestivo con l’eventuale somministrazione di anticorpi monoclonali.

 

Ma capire in anticipo chi soffrirà di Long Covid , che nel linguaggio medico si chiama PASC (Post Acute Sequelae of Covid-19), è un ulteriore passo per aiutare quei pazienti che sviluppano sintomi debilitanti, che possono persistere per molti mesi, e che coinvolgono in media circa il 30% dei pazienti, e non per forza ospedalizzati. L’ultima ricerca dell’Ospedale Sant’Orsola di Bologna ha evidenziato che su 100 pazienti ricoverati, il 60% ha ancora sintomi a due mesi dalle dimissioni. La percentuale si riduce al 40% (ma resta comunque elevata) sei mesi dopo aver lasciato l’ospedale.

 

I sintomi più frequenti del Long Covid sono fatica a respirare, debolezza e tosse, nebbia cerebrale, dolore toracico, tachicardia, disturbi dell’equilibrio, nausea o febbriciattola.

 

 

effetti del long covid 2

I due nuovi studi

Ora due nuovi studi indipendenti hanno identificato i fattori di rischio che predispongono al Long Covid. La prima ricerca è stata pubblicata su Cell da un team americano e ha individuato quattro diversi fattori di rischio: la presenza di autoanticorpi, il livello ematico di RNA virale all’inizio dell’infezione, la riattivazione del virus di Epstein-Barr, responsabile della mononucleosi e il diabete di tipo 2.

 

effetti del long covid 3

La seconda ricerca è invece stata pubblicata su Nature Communications da un team svizzero che ha collegato al Long Covid bassi livelli di alcuni anticorpi e la presenza di asma. Il gruppo di lavoro ha stilato anche un punteggio di rischio Long Covid in cui vanno inseriti i sintomi sofferti dal paziente per arrivare a un risultato basso, medio o alto.

 

Sebbene non esista una cura efficace per il Long Covid entrambi i lavori hanno lo scopo di capire, ma solo una volta che si è verificata l’infezione, chi è più a rischio, in modo da aiutare i medici a indirizzare i pazienti verso trial clinici che studiano le terapie per il Long Covid e per organizzare con anticipo la riabilitazione. Un migliore controllo dell’infezione attraverso trattamenti anticorpali, antivirali e farmaci antinfiammatori, può contribuire a ridurre il rischio e anche i vaccini possono mitigare i rischi del Long Covid.

effetti del long covid 1

 

La ricerca americana: i quattro fattori di rischio

Nello studio americano i ricercatori hanno seguito oltre 200 pazienti per 2-3 mesi dalla diagnosi di Covid e hanno messo in evidenza un’associazione tra i quattro fattori di rischio individuati e la comparsa dei segni del Long-Covid, indipendentemente dalla gravità della malattia iniziale.

 

Nello specifico sono state seguite 209 persone di età compresa tra i 18 e gli 89 anni risultate positive al Covid tra il 2020 e l’inizio del 2021, alcune delle quali sono state ricoverati in ospedale. I ricercatori hanno svolto analisi del sangue e dei tamponi nasali all’inizio dell’infezione e nei successivi 2-3 mesi.

 

long covid

Nel complesso è emerso che il 37% dei pazienti ha riportato tre o più sintomi di Long Covid a distanza di 2 o 3 mesi dall’infezione. Il 24% ha riportato uno o due sintomi e il 39% non ha riportato alcun sintomo. Fra i pazienti che riportavano tre o più sintomi, il 95% alla diagnosi del Covid presentava almeno uno dei quattro fattori di rischio identificati nello studio (la presenza di autoanticorpi, il livello ematico di RNA virale all’inizio dell’infezione, la riattivazione del virus di Epstein-Barr e il diabete di tipo 2). Il più frequente era la presenza di autoanticorpi, presente nei due terzi dei casi di Long Covid.

 

La ricerca svizzera: la «firma anticorpale»

I ricercatori dell’ospedale universitario di Zurigo hanno analizzato il sangue di pazienti affetti da Covid 19 e hanno scoperto che bassi livelli di alcuni anticorpi erano più comuni in coloro che avevano sviluppato il Long Covid rispetto ai pazienti che si sono ripresi rapidamente. La «firma anticorpale» ha permesso ai medici di capire se i pazienti avevano un rischio moderato, alto o molto alto di sviluppare malattie a lungo termine in base all’età, al tipo di sintomi sofferti e alla presenza o meno di asma.

long covid 4

 

Il team ha studiato 175 persone risultate positive al Covid e 40 volontari sani valutati come gruppo di controllo. Per vedere come i loro sintomi sono cambiati nel tempo i medici hanno seguito 134 pazienti Covid per un anno dopo l’infezione.

 

Gli esami del sangue dei partecipanti hanno evidenziato come coloro che hanno sviluppato il Long Covid tendevano ad avere bassi livelli di anticorpi IgM e IgG3. Quando il Covid colpisce le IgM aumentano rapidamente, mentre gli anticorpi IgG aumentano nella seconda fase dell’infezione e forniscono una protezione a lungo termine. Fra coloro che erano leggermente malati, il 54% ha riportato sintomi per oltre quattro settimane, quota che sale all’82% fra chi si è ammalato gravemente.

 

long covid 3

Per stilare un punteggio di rischio Long Covid gli scienziati hanno combinato la firma dell’anticorpo con l’età del paziente (indipendentemente dal fatto che soffrisse o no di asma) e i dettagli dei sintomi.

 

Per confermare che il punteggio fosse utile gli scienziati hanno eseguito il test su un altro gruppo di 395 pazienti Covid seguiti per sei mesi. Carlo Cervia, primo autore dello studio ha chiarito: «Il test non può prevedere il rischio di Long Covid prima dell’infezione perché sono necessari i dettagli dei sintomi per compilare il test, ma abbiamo visto che le persone che soffrono di asma con bassi livelli di IgM e IgG3 rischiavano maggiormente di andare incontro al Long Covid».

long covid 1LONG COVIDlong covidstanchezza cronica 2long covid 2

Ultimi Dagoreport

meloni salvini chat fratelli d'italia

CACCIA ALLA TALPA! - DIVERSI ESPONENTI DI FRATELLI D'ITALIA AVREBBERO INTENZIONE DI RIVOLGERSI AL GARANTE DELLA PRIVACY DOPO LA PUBBLICAZIONE DEL LIBRO "FRATELLI DI CHAT. STORIA SEGRETA DEL PARTITO DI GIORGIA MELONI” – MA VE LI IMMAGINATE MELONI, LA RUSSA, CROSETTO, URSO CONSEGNARE VOLONTARIAMENTE IL LORO CELLULARE ALLE "TOGHE ROSSE" PER SCOVARE "L’INFAME"? - LA TALPA, INVECE, PASSANDO PER VITTIMA E DENUNCIANTE, ALLONTANA DA SE’ LA POSSIBILITÀ DI VERIFICA, COSTRINGENDO LA MAGISTRATURA A GUARDARE AL DI FUORI DEI PARLAMENTARI: QUINDI GLI STAFF, LE SEGRETERIE, I PORTAVOCE, GLI ANELLI PIÙ DEBOLI…

donald trump xi jinping coronavirus mondo globalizzazione

DAGOREPORT - DOPO APPENA TRE SETTIMANE ALLA CASA BIANCA, TRUMP HA GIA' SBOMBALLATO I PARADIGMI DELL'ORDINE GEOPOLITICO MONDIALE. UNO TSUNAMI MAI VISTO. DA ORIENTE A OCCIDENTE, SI STANNO CAGANDO SOTTO. TUTTI, ECCETTO UNO: LA CINA - AL TRUMPISMO SENZA LIMITISMO, L'UNICO ANTIDOTO È L’IMPERO DEL DRAGONE, LA SOLA POTENZA CHE OGGI PUO' RIBATTERE AD ARMI PARI AL BORDELLO NEO-IMPERIALISTA DELLA TECNODESTRA USA - DAVANTI AL BULLISMO DI TRUMP, XI JINPING È RIMASTO TRANQUILLO COME UN PISELLO NEL SUO BACCELLO. ALL’ANNUNCIO DEI DAZI USA AI PRODOTTI CINESI, LA RITORSIONE DI PECHINO È STATA IMMEDIATA - POCHI MEDIA HANNO SOTTOLINEATO QUAL È STATA LA DURA RISPOSTA DI XI JINPING SUL NAZI-PROGETTO TRUMPIANO DI DEPORTARE DUE MILIONI DI PALESTINESI: “GAZA È DEI PALESTINESI, NON UNA MERCE DI SCAMBIO POLITICA, NÉ TANTO MENO OGGETTO DI QUALCOSA CHE SI PUÒ DECIDERE IN BASE ALLA LEGGE DELLA GIUNGLA" - RISULTATO: LE SPARATE DEL TRUMPONE STANNO RENDENDO INAFFIDABILE WASHINGTON AGLI OCCHI DEL MONDO, COL RISULTATO DI FAR SEMBRARE IL REGIME COMUNISTA DI XI JINPING, UN INTERLOCUTORE SERIO, PACIFICO E AFFIDABILE PER FARE AFFARI, A PARTIRE DALL'EUROPA. LA SVOLTA PRO-CINA DI URSULA CON SBERLA AL PRIMO BULLO AMERICANO...

software israeliano paragon spyware whatsapp alfredo mantovano giorgia meloni peter thiel

DAGOREPORT – SE C’È UNO SPIATO, C’È ANCHE UNO SPIONE: IL GOVERNO MELONI SMENTISCE DI AVER MESSO SOTTO CONTROLLO I GIORNALISTI COL SOFTWARE ISRAELIANO DI “PARAGON SOLUTIONS” - PECCATO CHE L’AZIENDA DI TEL AVIV, SCRIVE "THE GUARDIAN", NON FACCIA AFFARI CON PRIVATI, MA VENDA I SUOI PREGIATI SERVIZI DI HACKERAGGIO SOLO A “CLIENTI GOVERNATIVI” CHE DOVREBBERO UTILIZZARLI PER PREVENIRE IL CRIMINE - CHI AVEVA FIRMATO IL CONTRATTO STRACCIATO DAGLI ISRAELIANI PER "VIOLAZIONI"? QUAL È "L'ABUSO" CHE HA SPINTO PARAGON A DISDETTARE L'ACCORDO? – ANCHE IL MERCATO FIORENTE DELLO SPIONAGGIO GLOBALE HA IL SUO BOSS: È PETER THIEL, IL “CAVALIERE NERO” DELLA TECNO-DESTRA AMERICANA, CHE CON LA SOCIETA' PALANTIR APPLICA L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE AL VECCHIO MESTIERE DELLO 007…

barbara berlusconi

DAGOREPORT - BERLUSCONI ALLA SCALA SI È VISTO UNA SOLA VOLTA, MA IL BERLUSCONISMO SÌ, E NON AVEVA FATTO MALE CON FEDELE CONFALONIERI, CHE FU PRESIDENTE DELLA FILARMONICA DELLA SCALA E BRUNO ERMOLLI, POTENTISSIMO VICEPRESIDENTE DELLA FONDAZIONE TEATRO ALLA SCALA - INVECE BARBARA B. LA SI VIDE DUE VOLTE, AL BRACCIO DI PATO, L’EX ATTACCANTE DEL MILAN. LA SUA NOMINA NEL CDA DELLA SCALA? DONNA, GIOVANE… E POI CON QUEL COGNOME! LA COMPETENZA? BEH… LA PASSIONE MMM…: PERCHÉ, DA QUEL GIORNO CHE VENNE CON PATO, NON SI È PRESA UN BEL PALCO ANZICHÉ TORNARE ALLA SCALA SOLO QUINDICI ANNI DOPO DA CONSIGLIERE/A?